Una cosa è lo spirito antroposofico (l’essere Antroposofia), altra il sapere antroposofico.
Ciascuno, attraverso il secondo, dovrebbe sforzarsi di raggiungere il primo. Può accadere, però, che il sapere antroposofico venga messo inconsciamente al servizio dell’ego, e quindi di uno spirito che non è il suo: può accadere, ossia, che ci sia nota l’antroposofia, ma che si sia ignoti all’Antroposofia. Se è lodevole, dunque, darsi alle “cose” antroposofiche (all’arte, ad esempio, alla pedagogia, alla medicina o alla biodinamica), ancor più lodevole sarebbe però il verificare (mediante un costante e sincero “esame di coscienza”, ma soprattutto d'”incoscienza“) se in tali pratiche dimori l’essere Antroposofia o qualcun altro (“Le volpi hanno le loro tane – dice appunto il Vangelo – e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo – Mt, 8-20).
Anche sul piano spirituale, sono infatti possibili “innesti” o “ibridazioni”.
18/06/2002
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