Sfera, settimanale rubrica di attualità de La 7, ha dedicato un servizio (29 novembre 2002), al “gene del tradimento”, spiegando che a detta di alcuni antropologi ed etologi l’infedeltà costituirebbe una caratteristica genetica volta a garantire l’evoluzione della specie. Della cosa non meriterebbe neanche parlare, poiché altro non rappresenta che una nuova “scienziaggine” (cfr. nota del 13 maggio 2001) e un’ulteriore conferma dell’attuale e imperante “superstizione” scientifico-materialistica. Vogliamo nondimeno dedicarle qualche riga per porre in evidenza un fatto. Come sa chiunque segua quanto andiamo pubblicando su questo sito, abbiamo più volte insistito sulla necessità che la cultura del presente, aprendosi alla scienza dello spirito, si conquisti una qualche capacità di “discernimento degli spiriti”. Ebbene, il “discernimento dei geni” è appunto la contro-immagine del “discernimento degli spiriti”. Una contro-immagine che nasce da un’ingenua proiezione sul piano materiale e quantitativo di quel che vive sul piano spirituale e qualitativo. Si deve quindi all’azione di questo inconscio “meccanismo di difesa” il fatto che si faccia ogni sforzo per “mappare” il genoma, e non, come sarebbe ben più saggio, salutare e urgente, il mondo spirituale. Quello dell’infedeltà o del tradimento non è infatti un “gene”, bensì uno “spirito”. E uno spirito capace perfino d’indurre gli antropologi e gli etologi a “tradire” i geni, facendone dei “capri espiatori”: attribuendo a essi, cioè, le responsabilità di cui dovrebbe invece farsi carico la loro coscienza morale (il loro Io). Un “Giuda”, pertanto, non solo farebbe bene a non contribuire più di tanto alla “evoluzione della specie”, ma farebbe soprattutto meglio a riconoscersi come un essere spiritualmente responsabile, e non geneticamente irresponsabile.
04/12/2002
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