25/04/2003

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Ha scritto Ernesto Galli della Loggia: “L’ostilità all’imperialismo americano si è mostrata capace fin dall’inizio di coinvolgere tutti i gruppi sociali e di attraversare tutto lo spettro politico: la destra, il centro, la sinistra. La sua grande forza segreta consiste nella possibilità che essa ha di evocare un sentimento di appartenenza culturale definito per contrapposizione, vale a dire uno dei motivi di coesione più elementari che possono esistere in un gruppo umano. Com’è ovvio, tutto ciò viene poi razionalizzato ideologicamente, ma non bisogna farsi ingannare: non è già l’adesione ai principi dell’antimperialismo che conduce all’antiamericanismo. E’ il contrario: è il sentimento antiamericano che si esprime e si risolve nell’antimperialismo” (cit. in M.Teodori: Maledetti americani – Mondadori, Milano 2002, p.33).
In effetti, una cosa è essere un soggetto (un Io), altra il credere di esserlo per il solo fatto di essere contro o anti qualcosa o qualcuno (ad esempio, anticomunista, antifascista, antisemita, antiamericano, no-global, ecc.).
E’ curioso, a questo proposito, che il termine “oggetto” significhi “gettare contro”, derivando – come ricorda lo Zingarelli – dal participio passato “di obicere “gettare contro”, comp. di ob- “contro” e iacere “gettare””.
Chi si “getta contro” qualcosa o qualcuno si comporta dunque come un “oggetto”. Già, ma quale è allora il soggetto che manovra più o meno inconsciamente un tale “oggetto”, “gettandolo” appunto “contro” qualcosa o qualcuno? E’ presto detto: l’odio, che è infatti un essere, e non una “cosa”.
Ed eccone due chiari esempi.
Scrive Paul Nizan: “Non sia immune dall’ira alcuna delle nostre azioni (…) Se troverete che i vostri genitori e le vostre mogli sono del partito nemico, abbandonateli. Non bisogna temere di odiare. Non bisogna temere di essere dei fanatici (…) Spinoza dice che l’odio e il pentimento sono i due nemici del genere umano: ignorerò il pentimento, vivrò con l’odio” (P.Nizan: Aden Arabie – Fahrenheit 451, Roma 1994, p.179).
Scrive Ernesto Guevara (il Che): “Amo l’odio, bisogna creare l’odio e l’intolleranza tra gli uomini perché questo rende l’uomo una efficace, violenta, selettiva e fredda macchina per uccidere” (la frase è tratta – secondo quanto riporta Paolo Granzotto su il Giornale del 20 settembre 2002 – “dall’editoriale di Guevara pubblicato il 16 aprile 1967 sulla Tricontinental – organo della cubana Conferenza di solidarietà dei popoli di Africa, Asia e America Latina – col titolo “Creare due, tre, molti Vietnam””).
Come dare torto quindi a Steiner allorché, ricordando il famoso “Proletari di tutti il mondo, unitevi!” di Marx ed Engel, e domandandosi su che cosa debba fondarsi una simile unione, così risponde: “Sul contrasto, sull’odio contro coloro che non sono proletari” (R.Steiner: Esigenze sociali dei tempi nuovi – Antroposofica, Milano 1971, p.166).

Di Lucio Russo
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