07/10/2004

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Che cos’è una “fissazione”? E’ un “processo per il quale qualche cosa diviene rigido, fisso, inflessibile”. E che cos’è una “regressione”? E’ un processo per il quale si torna “a modalità di comportamento proprie di fasi precedenti”. Quest’ultimo termine, implicando una “ricaduta”, “non è mai utilizzato, infatti, per indicare comportamenti che non sono mai stati abbandonati” (A.S.Reber: Dizionario di psicologia – Lucarini, Roma 1990, pp.327 e 679).
Tanto il concetto di “fissazione” quanto quello di “regressione” implicano dunque l’idea di un processo evolutivo che, nel primo caso, si arresta e, nel secondo, inverte la propria direzione.
Ebbene, come abbiamo cercato più volte di sottolineare nelle nostre note, l’evoluzione (liberale) dell’individualismo europeo e occidentale ha ieri patito la regressione autoritaria e collettivistica del comunismo, del fascismo e del nazismo, e rischia oggi di patire quella del fondamentalismo islamico, proprio perché è rimasta fissata, inconsciamente, al suo primo e basale stadio “egoico”: ossia a uno stadio (quello dell’habeo, ergo sum) che si fonda sul pensiero intellettuale o rappresentativo, strettamente vincolato agli organi di senso fisici e al cervello (alla neocorteccia).
Di fatto, è questa patologica e patogena fissazione (determinata dagli influssi arimanici) a impedire all’autocoscienza europea e occidentale di portare avanti la propria evoluzione, sviluppando quel superiore stadio “immaginativo” che si fonda sul pensiero vivo e “libero dai sensi”.
Tale fissazione si presenta come testardaggine: come quella testardaggine che va oggi sotto il nome (ben più dotto e raffinato) di “cefalocentrismo”.
Chi è dunque l’individuo “cefalocentrico”? E’ colui che s’intestardisce nel voler rimanere chiuso con il proprio pensiero e con la propria coscienza nella testa, e nel non volere di conseguenza “santificare” l’Io sono (“sia santificato il Tuo nome”), intraprendendo liberamente e coraggiosamente il cammino che, dalla testa (dall’ego, dall’intelletto o dallo spirito profano), potrebbe ricondurlo al cuore (al Sé spirituale, all’Intelletto d’amore o allo Spirito Santo).
Orbene, le recenti, orrende e raccapriccianti immagini delle decapitazioni eseguite dai terroristi in Irak, non costituiscono forse un simbolo di come si possa arrivare appunto a “perdere la testa”, incaponendosi nel non volerla trascendere?
Ammonisce d’altro canto il Vangelo (Mt 13,12): “Così a chi ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha”.

Di Lucio Russo
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