18/10/2004

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Sfogliando un vecchio numero (236) del settimanale Internazionale (12 giugno 1998) ci siamo imbattuti nella seguente affermazione di Steven Pinker, psicologo evoluzionista e direttore del Centro delle neuroscienze cognitive al Massachusetts Institute of technology: “L’ipotesi del cervello come rete neuronale simile a un computer suscita molta resistenza. Nozioni morali, come quella del libero arbitrio, ostacolano questa teoria. Ma il libero arbitrio non è un concetto scientifico. Significa “causato da niente” e il punto di vista scientifico può solo cercare cause”.
Ci verrebbe da dire – lo confessiamo – che una teoria ostacolata da una “nozione morale” è meglio perderla che trovarla, e che se il libero arbitrio non è un “concetto scientifico”, peggio allora per i concetti scientifici. Ma lasciamo stare.
Immaginiamo piuttosto un musicista che pigi un tasto del suo pianoforte, producendo così un suono. Il “punto di vista scientifico”, potendo “solo cercare cause”, dirà giustamente che il pianista è la causa del movimento del tasto e che il movimento del tasto è la causa del prodursi del suono.
Ma cosa direbbe se il pianista fosse invisibile? Direbbe che il movimento del tasto è la causa del prodursi del suono, ma che la causa del movimento del tasto, in quanto “niente”, non lo interessa e non lo riguarda.
Come si vede, il punto di vista adottato da Pinker (cosciente, ma non autocosciente) cercherebbe in siffatta evenienza la causa del suono, ma non la causa della causa o la causa prima. E perché? Per la semplice ragione che la causa del suono (il movimento del tasto), essendo visibile, si presta a essere accertata in modo scientifico-naturale, mentre la causa della causa o la causa prima (il pianista), essendo invisibile, dovrebbe essere accertata in modo scientifico-spirituale.
E’ vero, quindi, che “il punto di vista scientifico può solo cercare cause”, ma nel caso di Pinker (e di tutta la scienza affetta dal materialismo) ci troviamo in presenza di “un” punto di vista che cerca solo alcune cause o, per essere più precisi, solo quelle che si prestano a essere rilevate dai sensi (fisici) e dall’intelletto (a essi collegato).
Asserire che “il libero arbitrio non è un concetto scientifico”, e non che “il libero arbitrio non è un concetto scientifico-naturale”, e che significa “causato da niente”, e non “causato dallo spirito (o dall’Io)”, vuol dire dunque spacciare un punto di vista relativo per un punto di vista assoluto.
Che cos’è in realtà il “niente” di cui parla Pinker? E’ il “tutto” (l’Io, lo spirito o l’essenziale) che si presenta “in nero” a quanti l’osservano dal punto di vista sensibile: null’altro, perciò, che il frutto (proiettivo) della loro cecità spirituale.
A Faust, che vuole ricercare la dimora delle “Madri”, Mefistofele dice infatti: “ Anche se tu attraversassi a nuoto l’oceano, teso lo sguardo su quello sconfinato orizzonte, vedresti pur sempre le onde che inseguono le onde e, pur nel terrore di essere inghiottito dalle acque, qualcosa scorgerebbero pur sempre le tue pupille: vedresti tra il verde delle acque pacificate i delfini guizzanti, vedresti sul tuo capo nubi in fuga, e il sole, la luna, le stelle. Invece nulla vedrai nelle lontananze eternamente vuote, non udrai il suono del tuo passo, non troverai nulla di solido su cui posare”; ma Faust risponde: “Parli come l’ultimo dei mistagoghi che mai abbindolarono i creduli neofiti, però alla rovescia. Infatti mi mandi a un’impresa che aumenterà la mia forza e la mia esperienza. Mi tratti alla maniera di quel gatto a cui si vogliono far togliere le castagne dal fuoco…Ebbene, avanti! Andrò sino al fondo. E nel tuo Nulla, spero di trovare il Tutto” (W.Goethe: Faust – Einaudi, Torino 1967, pp.176-177 – traduzione di Barbara Allason).

Di Lucio Russo
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