06/02/2005

0

A un certo punto del suo Commento al “Don Chisciotte””, Miguel de Unamuno rammenta che, secondo il filosofo Giovanni Huarte (1520-1569), “lo spagnolo che inventò questo nome, idalgo (hijo de algo = figlio di qualcosa), dètte bene a comprendere…che gli uomini hanno due generi di nascite. Una naturale, nella quale tutti sono uguali; l’altra spirituale. Quando un uomo dà prova d’eroismo, fa qualche atto di valore e intraprende qualche impresa, allora nasce di nuovo e acquista altri migliori padri, e perde l’essere che prima aveva”.
Del Logos, dice infatti il Prologo di Giovanni: “Ma a quanti lo accolsero, a quelli che credono nel suo nome, diede il potere di diventare figli di Dio; i quali, non dal sangue, né da voler di carne, né da voler dell’uomo, ma da Dio sono nati”.
Seguita comunque Huarte: “E poiché la Divina Scrittura chiama le azioni buone e virtuose qualcosa (algo, in spagnolo) e i vizi e i peccati niente, compose questa voce idalgo, che ora vuol dire discendente di chi ha fatto qualche atto di valore…” (M.de Unamuno: Commento al “Don Chisciotte” – Carabba, Lanciano 1913?, pp.22-23).
Se un “idalgo” è dunque un “figlio di qualcosa”, che cos’è allora un “figlio di niente”? E’ ovvio: un “nichilista”, vale a dire – stando almeno alla tesi di Huarte – un figlio dei “vizi” e dei “peccati”.

Di Lucio Russo
Per qualsiasi informazione o commento, potete inviare una e-mail al seguente indirizzo: info@ospi.it



Nel campo sottostante è possibile inserire un nome o una parola. Cliccando sul pulsante cerca verranno visualizzati tutti gli articoli, noterelle o corrispondenze in cui quel nome o parola è presente