Consumatori e produttori di libertà

C

Nell’Avant-propos del suo: Rudolf Steiner – l’Anthroposophie et la Liberté (1), José Dupré dichiara di aver voluto evitare tanto un’apologia che una denigrazione della figura di Steiner, e di aver sentito per questo la necessità “…de regarder objectivement de près, dans un esprit de liberté, tous les aspects importants, trop souvent méconnus ou dissimulés, de la biographie, de l’œuvre et des déclarations de R. STEINER, sans exclusive et sans intention de parvenir à une conclusion préconçue” (2). (“…di considerare obiettivamente da vicino, in spirito di libertà, tutti gli aspetti importanti, troppo spesso misconosciuti o dissimulati, della biografia, dell’opera e delle dichiarazioni di Steiner, senza esclusioni e senza intenzione di arrivare a una conclusione precostituita”).
“Nobili sensi invero!”, avrebbe detto Giorgio Germont (3).
Non appena si apre il libro (ancor prima perciò dell’Avant-propos), ci s’imbatte però in quest’affermazione : “En des temps de manipulation mentale aggravée, son inébranlable autonomie personnelle donne toujours un signe fort à ceux qui veulent accéder véritablement à leur émancipation. Mais elle ne peut être signe viable qu’en vue d’une liberté individuellement assumée. Des consommateurs de la “liberté de STEINER”, ne feraient que des aliénés supplémentaires” (4). (“In tempi di accresciuta manipolazione mentale, la sua (di Steiner – nda) salda autonomia personale rappresenta sempre un forte stimolo per quanti vogliono realmente raggiungere la loro emancipazione. Essa non può però costituire uno stimolo fertile se non in vista di una libertà individualmente acquisita. Dei consumatori della “libertà di Steiner” non saranno che degli alienati supplementari”).
Si potrebbero in effetti considerare “consumatori della “libertà di Steiner”” tutti coloro (e sono purtroppo la maggioranza) che – come non auspicava Steiner – sposano il suo insegnamento in modo sentimentale, acritico o fideistico, e che magari esaltano la sua figura come dei “mitomani” (5).
Tuttavia, oltre ai “consumatori della “libertà di Steiner””, esistono – per così dire (e come sembra riconoscere lo stesso Dupré) – i “produttori della propria libertà”: ossia, tutti coloro (e sono purtroppo la minoranza) che – come auspicava Steiner – percorrono spiritualmente, e per ciò stesso criticamente e liberamente, la “via del pensiero” o il “sentiero della conoscenza” (6).
Ebbene, – ed è questo il punto – riesce loro di “produrre” tale libertà, e di farsi quindi (per quanto possibile) degli “spiriti liberi”, grazie a Steiner, a prescindere da Steiner, o nonostante Steiner?
Noi siamo naturalmente convinti che ci riescano grazie a Steiner, ma non di certo a quello che ci presenta Dupré.
Nella “Première Partie” del libro, asserisce infatti che:

I. R.Steiner è stato dispersivo e logorroico: “…par l’activisme torrentiel de Rudolf STEINER, dispersant avec démesure, à partir de 1902, des forces qui auraient été précieuses, entièrement au service de la spiritualité novatrice qu’il voulait promouvoir, plutôt qu’appliquées, en trop grande partie, à la production logorrhéique d’une mythologie théosophiste aliénante” (7). (“…attraverso il torrenziale attivismo di Rudolf Steiner, che, a partire dal 1902, disperde oltremisura delle forze che sarebbero state preziose, se poste interamente al servizio della spiritualità innovatrice che intendeva promuovere, piuttosto che applicate, in massima parte, alla produzione logorroica di un’alienante mitologia teosofista.”);
II. R.Steiner è stato pangermanista : “À partir de KANT, son horizon philosophique s’élargit lorsqu’il découvre, notamment, la pensée de FICHTE qui jouera un rôle essentiel dans le pangermanisme plus ou moins discret, mais bien réel, de Rudolf STEINER…” (8). (“A partire da Kant, il suo orizzonte filosofico si amplia allorché scopre, in particolare, il pensiero di Fichte, che svolgerà un ruolo essenziale nel pangermanismo più o meno discreto, ma ben reale, di Rudolf Steiner…“);
III. R.Steiner è stato opportunista: “Une fois encore, l’opportunisme de STEINER est flagrant si l’on pense…” (9). (“Ancora una volta, l’opportunismo di Steiner è lampante ove si consideri…”);
IV. R.Steiner è stato ingrato: “Après la mort de SCHRÖER, l’interprétation ultérieure de ces circonstances, principalement de la première, telle que R. STEINER la répandra, marquée, il faut bien le dire, par une injuste ingratitude, n’en est que plus pénible” (10). (“Dopo la morte di Schröer, la successiva interpretazione di queste circostanze, principalmente della prima, come Steiner la divulgherà, marcata, si può ben dirlo, da una ingiusta ingratitudine, è ancora più penosa.”);
V. R.Steiner ha fatto (tra gli altri) il seguente voltafaccia: “Après avoir, depuis “La philosophie de la liberté”, tout au long des années 1890, affirmé que l’homme accède à la conaissance et à la liberté, avant tout par la pensée (…) fait, soudainement, volte-face…Il va proposer, désormais, au candidat à “l’Initiation”, de devenir “tout sentiment, tout état d’âme…”, c’est à dire de s’engager sur une voie mystique…” (11). (“Dopo aver sostenuto, a partire da La filosofia della libertà, e nel corso di tutti gli anni ’90, che l’uomo accede alla conoscenza e alla libertà in primo luogo attraverso il pensiero (…) fa, improvvisamente, un voltafaccia… Prende a proporre, d’ora in poi, al candidato “all’Iniziazione” di diventare “tutto sentimento, tutto stato d’animo…”, ovvero di dedicarsi a una via mistica…”);
VI. R.Steiner si è contraddetto: “…il importe de noter la “contradiction ” – pour employer un euphémisme – entre ces souvenirs, d’évidence parfaitement crédibles, écrits en 1924, et les déclarations formelles – sur lesquelles nous reviendrons par la suite – de R. STEINER, en 1913…” (12). (“…importa notare la “contraddizione ” – per usare un eufemismo – tra questi ricordi, di certo perfettamente credibili, scritti nel 1924, e le dichiarazioni formali – sulle quali torneremo in seguito – di R.Steiner, nel 1913…”); oppure: “…ce lecteur constatera la contradiction absolue et incontestable de cette affirmation explicite, avec la conception idéaliste et individualiste de “La philosophie de la liberté” …”) (13). (“…questo lettore constaterà l’assoluta e incontestabile contraddizione di questa esplicita affermazione, con la concezione idealista e individualista de La filosofia della libertà…”);
VII. R.Steiner ha mentito: “Dans les écrits et les conférences où R. STEINER évoque ses années d’enfance il s’attache à montrer comment apparurent très tôt, en lui, les facultés de perception suprasensible qu’il utilisera pour conduire son “investigation spirituelle ”. Cependant, dans l’ordre doctrinal, il est clair que l’ensemble de la documentation fournie par les nombreuses œuvres d’auteurs divers qu’il connaît, ainsi que par les mouvements occultisants qu’il pénètre fort avant, est utilisé et recomposé pour édifier son système “anthroposophique ” du monde et de l’être humain. Mais lui, affirmera toujours que les descriptions qu’il fournit, sont exclusivement issues de ses propres recherches directes dans le domaine spirituel” (14). (”Negli scritti e nelle conferenze in cui rievoca i suoi anni d’infanzia, R.Steiner si propone di mostrare come apparirono assai presto, in lui, le facoltà di percezione sovrasensibile che utilizzerà per condurre la sua indagine spirituale. Tuttavia, nell’ordine dottrinale, è chiaro che l’insieme della documentazione fornita dalle numerose opere dei diversi autori che conobbe, così come dai movimenti occultistici con cui entrò molto presto in contatto, è utilizzato e ricomposto per costruire il suo sistema “antroposofico” del mondo e dell’essere umano. Ma affermerà sempre che le descrizioni da lui fornite derivano unicamente dalle sue proprie ricerche nel mondo spirituale”).

Come si vede, non è grazie a un personaggio del genere che si può imparare a “produrre” la propria libertà.
In ogni caso, l’ultimo richiamo filologico alle “fonti” (a “l’ensemble de la documentation”) ha giocato un brutto tiro a Dupré.
La critica che rivolge alla “chiaroveggenza” di Steiner risulta infatti pressoché uguale a quella che le aveva rivolto, più di settant’anni fa, Julius Evola (1898-1974).
Scrive Dupré:
“Cette circonstance amène déjà à s’interroger au sujet d’une “clairvoyance ” qui fournit avec assurance un grand nombre d’indications sur des péripéties de la préhistoire humaine et cosmique, perdues dans la nuit des temps, ainsi que sur les futures incarnations de la Terre et du système solaire, et qui demeure muette, ou plus exactement aveugle, sur l’approche imminente de HITLER qui, de plus, est un compatriote de l’investigateur clairvoyant, né en Autriche, en 1889, alors que STEINER, à Vienne, se passionne pour l’œuvre de NIETZSCHE…” (15). (“Questa circostanza porta già a interrogarsi sul tema di una “chiaroveggenza” che fornisce con sicurezza un gran numero d’indicazioni sulle peripezie della preistoria umana e cosmica, perdute nella notte dei tempi, così come sulle future incarnazioni della Terra e del sistema solare, e che resta muta, o più esattamente cieca, di fronte all’imminente arrivo di Hitler che, per di più, è un compatriota dell’investigatore chiaroveggente, nato in Austria, nel 1889, allorquando Steiner, a Vienna, si appassionava all’opera di Nietzsche…”).
E scriveva Evola:
“Circa la “chiaroveggenza”, coloro che pretendono di possederla si guardano dal darne una qualche prova positiva. Invece di spaziare nelle “cronache dell’Akaça” e riferire su ogni specie di vicende cosmiche e di lontanissimi stadi evolutivi passati e futuri, essi farebbero bene, per prima cosa, ad accreditare quella pretesa facoltà con qualche fatto banale ma controllabile. Dello Steiner, che legge negli eoni cosmici e nel futuro occulto dell’universo e dell’umanità con la sua chiaroveggenza, si dice che egli non si sia nemmeno accorto che il suo centro, il Goetheanum, andava in fiamme” (16).
Dunque, come la mettiamo? Dobbiamo pensare che Dupré, non citando Evola, voglia far credere che tale critica sia farina del suo sacco; o dobbiamo pensare che tale critica, benché risulti pressoché uguale a quella di un altro, sia in realtà solo sua? E se è così, per quale ragione quanto vale per lui non dovrebbe allora valere per Steiner?
Forse perché Dupré potrebbe ignorare quanto detto da Evola, mentre è certo che Steiner conosceva quanto detto dai suoi predecessori e, in particolare, da Helena-Petrovna Blavatsky (1831-1891), fondatrice, nel 1875, insieme a Henry-Steel Olcott (1832-1907), della Società Teosofica Universale?
Ma questo – a ben vedere – non cambia per nulla le cose. Un conto, infatti, è asserire ciò che è stato asserito in precedenza da altri essendosene semplicemente e acriticamente appropriati, altro è asserirlo avendone individualmente e autonomamente verificato la validità e la fondatezza.
Si ritiene che Steiner abbia “preso” una buona metà del suo insegnamento (“antroposofico”) dalla “Teosofia”? Bene, e perché allora – già che c’era – non ha preso anche l’altra metà? Non potrebbe darsi che l’abbia scartata proprio perché non collimava con i risultati delle sue personali ricerche?
E che cosa significa, poi, che ne ha “preso” una buona metà”? Il fatto che una persona affermi, in ordine a una qualche realtà (sensibile o sovrasensibile), le stesse cose affermate in precedenza da un’altra, vuol necessariamente dire che la prima ha copiato o plagiato la seconda, o potrebbe anche voler dire (sempre che non si stia facendo un “processo alle intenzioni”) che tale realtà appare appunto quale viene descritta?
Ma andiamo avanti.
E’ possibile infatti segnalare un altro paio di punti (ove non bastasse quello in cui sostiene che Steiner avrebbe a un certo punto indicato una via “mistica”, e non più del “pensiero”) nei quali viene più nitidamente alla luce (a prescindere dall’animus che li informa) l’”insostenibile leggerezza” o inconsistenza degli argomenti di Dupré (17).
Il primo è questo : “…la conception du “Je” humain, selon STEINER, apparait ici radicalement existentielle, c’est à dire que le “sujet” résulte de l’activité de sa pensée, de la manière dont celle-ci se manifeste et existe. Plus tard, au moins dès 1908, lorsqu’il prépare son livre “La science de l’occulte en esquisse ”, il présentera, au contraire, le “Je ” humain comme une essence spirituelle, dont le germe fut infusé, à l’origine de l’évolution planétaire, par les entités des Hiérarchies spirituelles, lors de la première incarnation du système solaire-terrestre, qu’il nommera “Ancien Saturne”“ (18). (“…la concezione dell’ “Io” umano, secondo Steiner, appare qui (ne La filosofia della libertà – nda) radicalmente esistenziale, cioè a dire che il “soggetto” risulta dall’attività del suo pensiero, dalla maniera in cui questa si manifesta ed esiste. Più tardi, almeno dal 1908, allorché prepara il suo libro La scienza occulta nelle sue linee generali, egli presenterà, al contrario, l’”Io” umano come una essenza spirituale, il cui germe fu infuso, all’inizio dell’evoluzione planetaria, dalle entità delle Gerarchie spirituali, al momento della prima incarnazione del sistema solare-terrestre, che denominerà “Antico Saturno””).
Così dicendo, tuttavia, egli dimostra di confondere la realtà (essenziale) dell’Io con quella (esistenziale) della coscienza dell’Io, e di non aver perciò realizzato che il processo (cosmico) della creazione, che va con moto centripeto dall’alto (dallo spirito) in basso (alla materia), procede all’inverso (“au contraire”) di quello (umano) della conoscenza, che va con moto centrifugo dal basso (dalla materia) in alto (allo spirito).
Il secondo è questo : dopo aver ricordato che Steiner, alla domanda rivoltagli da Walter-Johannes Stein circa il futuro della sua opera, rispose: “Rien!…sauf “La philosophie de la liberté”, mais à partir d’elle, tout le reste peut être retrouvé ” (“Nulla!…tranne La filosofia della libertà, ma a partire da questa può essere ritrovato tutto il resto”), scrive: “Certes, jusqu’à la dernière édition de son ouvrage, qu’il produisit en 1918, R. STEINER s’est efforcé d’y exprimer, avec toute la clarté et la précision qui lui furent possibles, sa théorie de la connaissance et sa conviction de la liberté – au moins potentielle – psychologique et morale de l’être humain. Mais…de là à tirer de ce livre une méthode de lecture de la “Chronique de l’Akasha ”, et de constater, avec certitude, que l’archiduc d’Autriche Rodolphe de Habsbourg (1858-1889) était bien la réincarnation de l’empereur romain Néron (37-68), ce que STEINER affirme dans (20-II-107), il existe un “pas ” dont le franchissement ne va pas de soi; c’est le moins que l’on en puisse dire…” (19). (“Certo, perfino nell’ultima edizione della sua opera, che presentò nel 1918, R.Steiner si è sforzato di esprimere, con tutta la chiarezza e la precisione che gli furono possibili, la sua teoria della conoscenza e la sua convinzione della libertà – almeno potenziale – psicologica e morale dell’essere umano. Ma…da qui a ricavare da questo libro un metodo di lettura della Cronaca dell’Akasha, e constatare, con certezza, che l’arciduca d’Austria Rodolfo d’Asburgo (1858-1889) era proprio la reincarnazione dell’imperatore romano Nerone (37-68), ch’è quanto afferma STEINER in (20-II-107), esiste un “passo” il cui superamento non va da sé; è il minimo che si possa dire…”).
E’ vero: “esiste un “passo” il cui superamento non va da sé”, bensì esige uno sviluppo attivo, costante e coraggioso della coscienza individuale. A questo preciso proposito, Steiner dice appunto: “Chi oggi fosse hegeliano e volesse portare il pensiero di Hegel nell’umanità in una forma o nell’altra, riuscirebbe ad inaridire il progresso della nostra civiltà. Chi invece, nell’intimo della sua anima, fa proprio il sottile modo di formare i pensieri di Hegel e su quella base compie il passo (corsivo nostro) che Hegel non poté compiere, di penetrare cioè nello spirito, fa ciò che è giusto, fa quel che è nel senso del progresso dell’umanità” (20).
Si tratta in sostanza del “passo” grazie al quale si varca la soglia che divide, in apparenza (ma si sa: “l’apparenza inganna!”), la prima parte, detta “gnoseologica”, dell’insegnamento di Steiner dalla seconda, detta “esoterica” od “occulta”: di un “passo” che, per essere compiuto, esige pertanto la capacità di afferrare o riconoscere quanto di “esoterico” od “occulto” è già presente, in modo implicito o in germe, nella sua “gnoseologia” e, in primo luogo, ne La filosofia della libertà (e di afferrare o riconoscere, per conseguenza, nel suo successivo lavoro ”esoterico” od ”occulto”, una esplicitazione o uno sviluppo di quello “gnoseologico”, e quindi una realtà che non ha, in quanto tale, effettivi precedenti).
Chi dunque, non godendo – al pari di Dupré – di tale capacità, vede ne La filosofia della libertà solo un’opera “filosofica” (21), e in Steiner solo un “filosofo”, non si spiegherà come mai il “filosofo” si sia a un certo punto trasformato in un “occultista” (come vedremo, Dupré dirà appunto di Steiner: “…le philosophe devenu occultiste…”) e per di più si domanderà dove mai il secondo sia andato a pescare i contenuti del suo nuovo e improvvisato insegnamento (magari rispondendosi: dalla “Teosofia”, dalla “Massoneria”, dall’”Ordo Templi Orientis”, dalla “Rosa+Croce”, ecc.).
Non potendo comunque approfondire, in questa sede, tale essenziale e originale aspetto del “sentiero della conoscenza”, invitiamo chi voglia capire come si possa se non altro cominciare a muovere tale “passo”, e a intravvedere così la strada che conduce, nei tempi e nei modi propri dell’evoluzione animico-spirituale, da La filosofia della libertà alla Cronaca dell’Akasha, a consultare, in questo stesso sito, lo studio di Lucio Russo su La filosofia della libertà e le note della sezione “Studi gnoseologici” (in specie, quella intitolata: La logica hegeliana e le gerarchie spirituali) (22).
E veniamo al dunque.
Che cosa s’impara da un libro come questo? S’impara che anche dopo quarant’anni di studio (23) è possibile non aver compreso Steiner (e, alla maniera di quanto fa la volpe con l’uva, prendersela con lui, anziché con se stessi).
Ma perché è possibile? Perché, essendo il sapere (quale fatto quantitativo) cosa diversa dal capire (quale fatto qualitativo), si può sapere tanto o tutto e al tempo stesso capire poco o niente; o, altrimenti detto, perché si deve sapere per capire, ma non basta sapere per capire.
Chiunque conoscesse ad esempio l’alfabeto, ma non fosse in grado di leggere, saprebbe infatti riconoscere dalla A alla Z le lettere, ma poco o nulla capirebbe delle parole, delle proposizioni e dei periodi che compongono un testo.
Ciò che vale per le singole lettere vale anche, però, per i singoli “dati”, per i singoli “fatti” e, a un superiore livello, per le singole “verità”.
“Le verità sono tante, – osserva appunto Massimo Scaligero – la Realtà è una”. Il che implica che è la Realtà ”una” (dell’Io) a ordinare e governare i rapporti tra le “tante” e singole verità (del corpo astrale).
Osserva al riguardo Dupré: “Malgré tout, le philosophe devenu occultiste s’attachera, jusqu’à l’extrême fin de sa vie, à tenter de montrer qu’il existe une entière cohérence entre les diverses phases de son œuvre et de ses prestations, y compris entre ses révélations karmiques les plus “inattendues” et “La philosophie de la liberté”” (24). (“Malgrado tutto, il filosofo divenuto occultista si proporrà, perfino al termine estremo della sua vita, di provare a dimostrare che esiste una totale coerenza tra le diverse fasi della sua opera e delle sue prestazioni, ivi comprese le sue più “inaspettate” rivelazioni karmiche e La filosofia della libertà”).
Ebbene, la “coerenza” di Steiner sta alle “diverse fasi della sua opera e delle sue prestazioni” così come la Realtà (lo Spirito o l’Io) sta alle tante e singole verità (o – se si vuole, ma a un livello inferiore – come la goethiana Urpflanze sta alle tante e singole piante).
Sul piano immaginativo, tale “coerenza”, o vivente continuità, potrebbe essere rappresentata dal “filo di Arianna”: chiunque s’inoltri nel “labirinto” dell’insegnamento di Steiner senza trovare questo filo, e senza potervisi quindi tenere ben saldo, si espone dunque al rischio di cadere, prima o poi, nelle fauci del Minotauro.
Fatto si è che come “la confusione – secondo quanto pare abbia sentenziato una volta Henry Miller – è un ordine incompreso”, così l’incoerenza è per lo più una coerenza incompresa (25): incompresa, soprattutto, da coloro che hanno occhi per l’apparire, o per quanto è esteriore e visibile, ma non per l’essere, o per quanto è interiore e invisibile; dice giusto lo “Spirito della Terra” a Faust: “Tu somigli allo spirito che comprendi, non a me!”(26).
Si rassegni dunque Dupré (e chiunque la pensi come lui): “Contro i grandi pregi di un altro non c’è altro scampo che l’amore” (27).
Per capire uno “spirito libero” ci vuole insomma uno “spirito libero”. Ove le tante e singole verità non vengano infatti correlate spiritualmente e oggettivamente dall’Io, vengono allora fatalmente correlate psichicamente e soggettivamente dall’ego (dalla nostra personale natura), che ci rende in tal modo più o meno ciechi nei confronti della Realtà.

P.S.
Confessiamo che, al cospetto di una simile, e per noi dolorosa, incomprensione della figura e dell’insegnamento di Steiner, una volta arrivati alla fine della prima parte (p.83) e ravvisato lo spirito che la anima, ci è parso del tutto inutile, contrariamente alle nostre abitudini, portare a termine la lettura del testo (pp.560).
Avendo comunque dato un’occhiata al resto, abbiamo scovato altre “perle”. A titolo d’esempio, ne riportiamo qui due:
1) “C’est Paul de TARSE, qui n’a pas connu Jésus – il le dit lui-même – qui fabriquera le mythe du Christ et fondera les bases de la religion qui se construira sur ce mythe ” (p.175). (“E’ Paolo di Tarso, che non conobbe Gesù – lo ha detto egli stesso – che edificherà il mito di Cristo e porrà le basi della religione che si costruirà su questo mito”);
2) “L’élaboration de la christologie steinérienne n’a d’ailleurs pas été rapide, ce qui suffirait à montrer qu’elle ne résulte absolument pas d’une “révélation intime et solennelle”, mais d’un processus circonstanciel d’opportunité” (p.182). (“L’elaborazione della cristologia steineriana non è stata d’altra parte rapida, il che basterebbe a dimostrare che non è assolutamente dovuta a una “intima e solenne rivelazione”, bensì a un processo legato alle opportunità offerte dalle circostanze”).
E’ invero sconcertante, per quanto riguarda questa seconda affermazione, come Duprè possa non rendersi conto che una cosa è una personale, “intima e solenne rivelazione”, altra la veste (impersonale) di pensiero che le si deve conferire per poterla comunicare, a tempo e luogo, agli altri.
Siamo dunque e a maggior ragione sicuri che chi sia entrato seppur minimamente in contatto con l’Essere Antroposofia ci comprenderà e perdonerà.

Note:

01) J.Dupré: Rudolf Steiner – l’Anthroposophie et la Liberté – La Clavellerie, Chancelade, 2004;
02) ibid., p.15 – questa e le successive traduzioni sono nostre;
03) G.Verdi: La Traviata – atto secondo, scena quinta;
04) J.Dupré: op. cit., p.3;
05) cfr. Del “prendersi sul serio” , 23 febbraio 2003;
06) valga, per tutte, questa sua sola affermazione: “Se mi è concessa una parola schietta, che cosa potrebbe darmi maggior gioia? Ho la massima gioia perché un uomo, con forza autonoma, in modo indipendente, attingendo a se stesso, libero, senza attenersi direttamente solo a ciò che io stesso dico, ma sulla base delle proprie capacità, espone le cose basandole sulle cose stesse. Chi vuol lavorare liberamente, di null’altro si rallegrerà quanto di una personalità indipendente che lavora spalla a spalla con lui e dia quel ch’è in grado di dare, dopo aver riconosciuto la sua connessione con l’insieme” – (R.Steiner: Dell’Iniziazione – Antroposofica, Milano 1985, p.18);
07) J.Dupré: op. cit. p.20;
08) ibid., p.29;
09) ibid., p.72;
10) ibid., p.32;
11) ibid., p.83;
12) ibid., p.22;
13) ibid., p.77;
14) ibid., pp.23-24;
15) ibid., p.23 – non è questo, peraltro, il solo luogo (della “Première Partie”) in cui Dupré associa il nome di Steiner a quello di Hitler. Eccone ad esempio altri due: 1) “En effet, précédant l’écriture de l’”Autobiographie” , eut lieu à Munich, au cours du mois de novembre 1923, la tentative armée de coup d’État menée par Adolf HITLER et le général LUDENDORFF…” – (“In effetti, precedente la scrittura dell’Autobiografia, ebbe luogo a Monaco, nel corso del mese di novembre 1923, il tentativo armato di colpo di Stato condotto da Adolf Hitler e dal generale Ludendorff…”) (p.22); 2) “Malheureusement, cet optimisme l’empêchera souvent de pressentir ces dernières comme il eût convenu. Le “clairvoyant” s’avérera incapable d’avertir ses compatriotes de la montée de l’hitlérisme” (p.38). (“Malauguratamente, il suo ottimismo gli impedirà spesso di presentire quest’ultime (le prove dolorose – nda) come si dovrebbe. Il “chiaroveggente” si rivelerà incapace di avvertire i suoi compatrioti dell’ascesa dell’hitlerismo”);
16) J.Evola: Maschera e volto dello spiritualismo contemporaneo – Mediterranee, Roma 1971, p.105 – la prima edizione (Bocca) è però del 1932;
17) è singolare, ad esempio, che Dupré, così critico nei confronti di Steiner, non solo presti fede a quei neuro-fisiologi convinti che l’essere umano non utilizza, in media, che il 20% delle capacità del suo cervello, ma dia anche credito a C.G. Jung che “…considérait plutôt les constructions occultisantes de l’Anthroposophie comme relevant d’une divagation incontrôlée du subconscient, malgré leur apparence logique” (p.52). (“…considerava piuttosto le costruzioni occultistiche dell’Antroposofia come sintomi di una incontrollata deviazione del subcosciente, malgrado la loro apparenza logica”). A quest’ultimo proposito, si consulti, nel nostro sito: Freud, Jung, Steiner, 15 novembre 2003;
18) J.Dupré: op. cit., p.50;
19) ibid., p.46 – il riferimento bibliografico italiano è: R.Steiner: Considerazioni esoteriche su nessi karmici – Antroposofica, Milano 1987, vol.II, p.74. E’ forse il caso di sottolineare, a titolo di attenuante, che la risposta di Steiner a Walter-Johannes Stein, è nota a quasi tutti gli “antroposofi”, ma compresa da ben pochi;
20) R.Steiner: Risposte della scienza dello spirito a problemi sociali e pedagogici – Antroposofica, Milano 1974, p.171;
21) nel 1923, alludendo a difficoltà insorte nell’ambito del movimento antroposofico, Steiner disse appunto: “Sarebbe stato necessario che non si fosse letta la mia Filosofia della libertà con lo stesso atteggiamento d’anima con cui si leggono altri testi filosofici…” – R.Steiner: Formazione di comunità – Antroposofica, Milano 1992, p.11;
22) La logica hegeliana e le gerarchie spirituali, 7 dicembre 2003;
23) precisa Dupré: “L’auteur du présent ouvrage étudie l’œuvre steinérienne, librement, avec intérêt et considération, depuis 1961, c’est à dire depuis plus de quarante années…” (p.15). (“L’autore del presente lavoro ha studiato l’opera steineriana, liberamente, con interesse e considerazione, dal 1961, vale a dire da più di quarant’anni…”);
24) J.Dupré: op. cit., p.46;
25) saremmo proprio curiosi di sapere come se la caverebbero con l’interpretazione dei sogni (ammesso e non concesso che li prendano sul serio) tutti coloro che – al pari di Dupré – si compiacciono, in virtù della loro intelligenza, di rilevare e rimarcare ovunque “contraddizioni”, “incoerenze” o “voltafaccia”;
26) W.Goethe: Faust – Einaudi, Torino 1967, p.20 (traduzione di Barbara Allason);
27) W.Goethe: Massime e riflessioni – TEA, Roma 1988, p.38.

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Di Francesco Giorgi
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