02/03/2005

0

Domanda: con quali sentimenti andrà incontro ai suoi allievi un insegnante convinto – in base ai risultati dell’odierna ricerca scientifica (materialistica) – di avere di fronte a sé:
dei casuali prodotti dell’incontro di un ovulo con uno spermatozoo, e per ciò stesso degli embrioni che – come insegna Emanuele Severino – sono diventati “uomini”, ma potevano anche diventare “non-uomini” (cfr. Uomini e non-uomini, 13 dicembre 2004);
degli “incidenti congelati” dell’evoluzione filogenetica (cfr. Il cervello, la mente e l’anima, 12 dicembre 2001);
degli “psicozoi” che hanno soltanto ventimila geni (“I rospi, il frumento o il riso, ne hanno almeno cinquanta volte tanti” – cfr. Noterella, 27 ottobre 2004);
dei mammiferi che hanno “moltissime” cose in comune con le scimmie o con i topi (“Il topo è un mammifero e ci si possono studiare cose molto più vicine a noi e al nostro stile di vita” – cfr. Uomini e topi, 13 luglio 2001);
degli “animali intelligenti” la cui intera attività mentale – secondo la “Ipotesi Forte dell’Intelligenza Artificiale” (I.F.I.A.) – “sarebbe programmabile su computer” (cfr. Intelligenza umana e intelligenza artificiale, 9 marzo 2003)?
Ma è forse importante occuparsi dei sentimenti con i quali un insegnante va incontro ai suoi allievi?
Non è importante, è importantissimo!
Osserva appunto Steiner: “Nell’educazione è importantissimo con quali sentimenti relativi all’essere umano ci si avvicini al bambino. Se ci poniamo nel giusto modo accanto a lui, osservando la natura umana, siamo dei buoni artisti dell’educazione. Si può persino paradossalmente affermare: ciascuno potrà lavorare a suo modo, organizzando le cose secondo le sue personali esperienze di vita; ciascuno potrà dunque organizzarsi come vorrà e ne risulterà comunque qualcosa di buono, purché inserisca nel lavoro tutto ciò che si è depositato nel cuore grazie a una giusta visione della natura umana” (R.Steiner: Il sano sviluppo dell’essere umano – Antroposofica, Milano 2002, vol.I, p.113).
Nessuna meraviglia, dunque, che, di recente, “oltre mille studenti universitari” abbiano indicato Aldo Biscardi quale “professore ideale” o che circa 150 allievi di Pisa abbiano dichiarato di non volersi assolutamente dedicare in futuro alla scuola, dal momento che gli insegnanti sono per lo più delle persone “frustrate e profondamente infelici” che “sembra vengano a scuola come si può andare ai lavori forzati” e che “appena arrivano si accasciano sulla loro sedia guardando nel vuoto, già depressi alle otto del mattino…” (La Stampa, 19 febbraio 2005 – per saperne di più cfr. G.Giovannone: Perché non sarò mai un insegnante – Longanesi 2005).

Di Lucio Russo
Per qualsiasi informazione o commento, potete inviare una e-mail al seguente indirizzo: info@ospi.it



Nel campo sottostante è possibile inserire un nome o una parola. Cliccando sul pulsante cerca verranno visualizzati tutti gli articoli, noterelle o corrispondenze in cui quel nome o parola è presente