13/09/2005

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In un articolo titolato: A caccia del gene misterioso che dona la parola all’uomo (Corriere della Sera, 18 agosto 2005), Edoardo Boncinelli, dopo aver affermato che un gran numero di facoltà che l’uomo “possiede non sono che perfezionamenti, affinamenti o potenziamenti di altrettante funzioni presenti negli animali, soprattutto i suoi parenti più prossimi. Fuorché due – il linguaggio e la coscienza di sé – che sono particolarità tutte nostre e che non possono essere studiate che in noi”, ci fa sapere che negli ultimi anni “è venuto alla ribalta un gene regolatore chiamato FOXP2 che possiede ottime credenziali per aspirare a un ruolo di protagonista nell’acquisizione del linguaggio da parte nostra”.
E perché mai? Perché “un recente esperimento ha mostrato che topolini appena nati privi di questo gene stanno complessivamente piuttosto male, ma fino a che sopravvivono non sanno segnalare alla mamma quando si sono allontanati troppo da lei”.
Oh bella! Ma non si era detto che “il linguaggio e la coscienza di sé” sono “particolarità tutte nostre e che non possono essere studiate che in noi”?

Di Lucio Russo
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