27/09/2005

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Nella rubrìca “Lettere cattoliche” (il Giornale, 31 agosto 2005), Luca Doninelli afferma che l’ultimo libro di Geminello Alvi, L’anima e l’economia (Mondadori, Milano 2005), è “davvero splendido, da leggere e rileggere”.
La sacra scrittura – spiega infatti – vi viene “interrogata non come oggetto di venerazione previa o come miniera da cui estrarre norme etiche (sono, queste, le due forme del farisaismo cattolico) ma come fonte di autentico pensiero”; e ciò perché Alvi procede secondo un “indirizzo di schietta conoscenza”, osservando i fatti economici alla luce di “un’antropologia integrale (riguardante cioè la totalità dell’uomo, non una sua parte)”.
Ci perdoni Doninelli, ma non vorremmo che una terza forma del “farisaismo cattolico” consistesse nel sottacere che l’”indirizzo di schietta conoscenza” di Alvi s’ispira al “sentiero della conoscenza” di Rudolf Steiner e che l’”antropologia integrale (riguardante cioè la totalità dell’uomo, non una sua parte)” altro non è che l’“antroposofia”.

Di Lucio Russo
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