Silvia Guidi c’informa che “il movimento di liberazione delle scimmie dalle catene della società schiavista-imperialista-globale parte alla conquista di Madrid (“le attività vanno dall’educazione al recupero e all’adozione degli ominidi incarcerati” si legge nel programma) ma non nasconde ambizioni internazionali: “Il nostro obbiettivo è ottenere una Dichiarazione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Grandi Scimmie Antropoidi” e “farle entrare nella grande famiglia dell’Homo Sapiens” spiega serafico Joaquìn Araujo, presidente dell’associazione “Proyecto Gran Simio” (…) Presto il gruppo socialista presenterà al Congresso spagnolo un progetto che chiede l’equiparazione giuridica di uomini e “antropoidi”. Che c’è di male? Si chiedono gli attivisti. In fondo “l’affinità genetica con l’uomo è enorme. Condividiamo il 98,4% dei geni con gli scimpanzé, il 97,7% con i gorilla e il 96,4% con gli orango-tanghi”” (Libero, 25 aprile 2006).
Tutte queste iniziative – riferisce sempre la Guidi – vengono portate avanti “al grido di “Abbattere la barriera della specie è possibile””.
Non ci sono però che due modi di “abbattere la barriera della specie”: o elevare la specie Non-Sapiens al grado di quella Sapiens; o, viceversa, abbassare la specie Sapiens al grado di quella Non-Sapiens.
Orbene, essendo alquanto improbabile che gli scimpanzé, i gorilla e gli orango-tanghi arrivino, nonostante l’enorme affinità genetica, a edificare, come gli uomini, un Partenone, a scolpire una Pietà, a dipingere un Cenacolo, a comporre un Requiem, a scrivere una Divina Commedia o a elaborare una Enciclopedia delle scienze filosofiche, è più che fondato il timore che si finisca con l’“abbattere la barriera della specie” abbassando appunto la specie Sapiens al grado di quella Non-Sapiens (cosa di cui non mancano, purtroppo, già i segni).
Cos’altro potrebbero fare, del resto, quanti, volendo proteggere gli animali, ma ignorando al contempo l’insegnamento della “lavanda dei piedi” (Gv 13), non sono in grado di estendere il loro amore, la loro piĕtās e la loro gratitudine a tutte quelle creature Non-Sapiens, o nostri fratelli inferiori, al cui sacrificio (evolutivo) dobbiamo la possibilità di essere Sapiens, e quindi loro fratelli superiori?
Sarebbe necessario e urgente abbattere, è vero, la “barriera della specie”, ma intendendo per “barriera” quella mentalità materialistica che (computando magari i geni) divide l’uomo dalla sua realtà spirituale, e quindi da sé stesso.
Tanto per cominciare, ad esempio, ci si potrebbe leggere l’intervista rilasciata dal dott. Werner Hartinger ad Heidi Weber, pubblicata dall’Editrice Novalis (Milano 2001) con il titolo: Antroposofia e protezione dell’animale, e con il sottotitolo: Uomo e animale fratelli nell’evoluzione.
P.S.
In data 13 maggio 2006, sempre Libero dà notizia che, in Spagna, “il governo di Zapatero ha varato da pochi giorni una legge per equiparare i diritti dei primati a quelli dell’uomo”.