01/10/2006

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Chiunque non abbia chiaro il perché Steiner affermi che il Cristo ci dà la nostra essenza umana, o il perché Paolo dica che “la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio” (1 Co, 3,19) e parli di uomini che si perdono “nelle loro vane elucubrazioni”, e che mentre si vantano di “essere sapienti”, diventano “stolti” (Rm 1, 21-22), farebbe bene a leggersi l’intervista, titolata: Avremo figli superintelligenti senza malanni e ultracentenari, rilasciata ad Alessandra Mori da Marvin Minsky (“uno dei padri dell’intelligenza artificiale e fondatore del MediaLab del Mit di Boston”).
Ecco un paio di stralci delle risposte del “grande fisico-matematico” (“universalmente riconosciuto tra i più grandi scienziati del mondo”):
“noi non siamo molto intelligenti e viviamo al massimo fino a 100 anni; ma se creiamo macchine più intelligenti e capaci di vivere più a lungo, esse potranno aiutarci a cambiare in meglio la nostra vita, che potrebbe arrivare così a qualche centinaio di anni”;
“la macchina può permetterci di diventare meglio di quello che siamo: lei pensa in pochi secondi mentre a noi servono ore. Inoltre l’uomo è solo allo stadio iniziale del suo sviluppo e con l’aiuto della macchina diventerà più intelligente. Ci sono voluti 500 milioni di anni per arrivare allo scimpanzè e 5 milioni per arrivare da esso all’uomo: l’evoluzione si è velocizzata ed è probabile che il nostro processo intellettivo migliori in tempi rapidi. Intanto potremmo chiederci se noi abbiamo rimpiazzato gli scimpanzè o se siamo i nuovi scimpanzè: il fatto è che l’evoluzione è solo all’inizio” (Libero, 30 settembre 2006).

Di Lucio Russo
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