09/05/2007

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Il dott. Andrea Franco ci ha segnalato, sul Giornale on-line (diretto da Maurizio Blondet), un recente articolo del cattolico tradizionalista Daniele Araì, titolato: L’enigma Giovanni XXIII: era lui il tanto atteso “Papa buono”?
(cfr. http://effedieffe.com/interventizeta.php?id=1943&metro=religione).
Si tratta di un articolo – come si usa dire – “dietrologico”, nel quale l’autore, nell’intento di smascherare e denunciare un presunto “piano” (massonico-teosofico-modernista) volto a sovvertire la Chiesa dall’esterno e dall’interno (la “retro-loggia vaticana”, il “Concilio Vaticano II”) non si fa scrupolo di tirare in ballo anche Rudolf Steiner.
Mal gliene incoglie, tuttavia, poiché riesce unicamente a dimostrare che di Steiner e dell’antroposofia sa ben poco, e che quel poco che sa è per di più inesatto o incompreso (basti dire, ad esempio, che, per lui, Steiner sarebbe un “erede” della Blavatsky, che l’antroposofia non farebbe che “adattare” al “nostro secolo” la teosofia, e che “tutto”, nelle conferenze di Steiner sui Vangeli e sull’Apocalisse, echeggierebbe “le narrazioni delle religioni orientali”).
Non bastasse, perfino del Cristianesimo dimostra di non aver recepito affatto l’essenziale (la “Buona Novella”). Nega infatti che l’uomo, nonostante l’incarnazione del Logos (che ha prodotto – per dirla con Benedetto XVI – una ““svolta” dell’essere”, “una nuova qualità dell’essere” – Gesù di Nazaret – Rizzoli, Milano 2007, p. 40), “sia intrinsecamente buono”, mantenendo così inalterata la dottrina pessimistica della natura umana propria dell’Antico Testamento e, in specie, del Talmud (secondo il Talmud – ricorda Ermenegildo Bertola – “sarebbe stato meglio che l’uomo non fosse mai stato creato” – La filosofia ebraica – Bocca, Milano 1947, p. 63).
Non ce ne saremmo pertanto curati (tanto più che a contestarlo ha già provveduto lo stesso Andrea Franco), se non fosse stato per questa sua ulteriore e singolare affermazione: “E’ la gestione degli opposti che è nella sua contraddizione filosofica un’idea non solo anticristiana, ma che avversa la natura spirituale dell’essere umano”.
Egli è dunque convinto che chiunque miri – come ad esempio il cardinale Niccolò da Cusa (1400 o 1401-1464) – a trascendere la dualità o – secondo quanto specifica – “i principi di causalità, di finalità e d’identità e non contraddizione”, aspirando a una “gestione”, “armonizzazione” o “conciliazione” degli opposti (a una coincidentia oppositorum), sia “anti-cristiano” e avversi “la natura spirituale dell’essere umano”.
Ebbene, non è a dir poco bizzarro dichiarare “anticristiana” la “gestione degli opposti” quando il cuore e i polmoni, umili e sante creature di Dio, mostrano appunto di “gestire”, “armonizzare” o “conciliare” in ciascuno di noi (e quindi anche in Araì), rispettivamente, la diastole e la sistole, e l’inalazione e l’esalazione?
E non è altrettanto bizzarro che proprio chi crede, da buon seguace dell’”insegnamento dogmatico di sempre” (e quindi di quello sancito dall’ottavo Concilio di Costantinopoli e ribadito, nel 1311-12, da quello di Vienne), che l’uomo sia composto di anima e corpo, e non anche di spirito (di pnèuma), che sia cioè un essere dicotomico e non tricotomico, imputi ad altri di avversare “la natura spirituale dell’essere umano”?

Di Lucio Russo
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