30/05/2007

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La pubblicazione del libro di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, La Casta – Così i politici italiani sono diventati intoccabili (Rizzoli, Milano 2007), ha “acceso – come si suol dire – un dibattito” (l’unica cosa, peraltro, che si possa ormai accendere) sulla ”crisi della politica”.
Ma l’odierna crisi della politica non è in realtà che il riflesso dell’odierna crisi morale, così come questa, a sua volta, non è che il riflesso della odierna crisi culturale e, in primo luogo, conoscitiva.
Non c’è però da sperare che questo possa capirlo e riconoscerlo la sinistra, poiché questa identifica da sempre la cultura con la politica (“tutto è politico!”), né c’è da sperare che possa capirlo e riconoscerlo la destra (e ancor meno il cosiddetto “centro”), poiché questa distingue, sì, la cultura dalla politica, ma distingue poi la cultura (la “ragion pura”) dalla morale (dalla “ragion pratica”), affidando la cura di quest’ultima alla Chiesa, e non alla cultura stessa (come avrebbe voluto, seppure in modo astrattamente idealistico, il liberalismo originario).
“Per un certo tempo – scrive al riguardo Steiner – l’influsso dell’anima cosciente fece salire un’ondata, quella del liberalismo (…) Sino alla metà del secolo XIX si afferma così in occidente ciò che vien comunemente chiamato “liberalismo”, o atteggiamento liberale o progressista, o come meglio lo si voglia definire; quello, in ogni caso, che si formò con la massima precisione nel secolo XVIII come teoria politica, per affermarsi poi come corrente politica liberale nel corso del secolo XIX, ed infine scomparire lentamente e morire nell’ultimo terzo dello stesso secolo” (Lo studio dei sintomi storici – Antroposofica, Milano 1961, p. 45).

Di Lucio Russo
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