Afferma Steiner – lo abbiamo più volte ricordato – che la scienza dello spirito può essere contraddetta dalle teorie escogitate dalla scienza materialistica, ma giammai dai fatti: ovvero, dai dati ricavati dalla ricerca sperimentale.
Abbiamo costantemente sottolineato, ad esempio, la necessità di distinguere, nel reale, il piano delle sostanze da quello delle forze, il piano delle forze da quello delle qualità, e il piano delle qualità da quello dell’essenza; e abbiamo sempre messo in rapporto il piano delle qualità con la coscienza ispirativa, e quindi con l’udire spirituale.
Perfino nel corso di studio su Antropologia, che stiamo rielaborando e pubblicando, abbiamo a un certo punto scritto (lo anticipiamo): “Per il fatto che il movimento si trasforma interiormente nella musica, si potrebbe pensare che la musica derivi dal movimento. Non sarebbe sbagliato, ma sarebbe unilaterale. Occorre tener presente, infatti, che la musica deriva, sul piano umano, dal movimento, ma che il movimento deriva, sul piano cosmico, dalla musica (delle “sfere”)”.
Ebbene, ecco la notizia, così come viene riportata da Emanuele Perugini: “Dentro ognuno di noi si nasconde una melodia, e ognuno ha la sua che è diversa dalle altre. Il nostro codice genetico può letteralmente suonare. Ma per suonarlo e sentire la musica che vibra dentro ognuno di noi occorre saper usare gli strumenti giusti. Questa la scoperta, per certi versi davvero eccezionale, di due ricercatori della University of California di Los Angeles (Ucla) pubblicata sulla rivista Genome Biology. I due, Rie Takahashi e Jeffrey Miller, sono infatti riusciti a mettere a punto un software che è in grado di convertire le sequenze di molecole che formano il Dna umano in note musicali. La cosa più sorprendente è che il modo in cui il nostro codice genetico produce musica e non semplici suoni è del tutto simile alla musica melodica occidentale”: vale a dire, “l’assonanza della melodia ottenuta dalla lettura del Dna con la struttura musicale in voga in Occidente e descritta, in termini di rapporti matematici, per la prima volta da Pitagora di Samo. Il Dna infatti sembra vibrare più o meno con gli stessi rapporti armonici della scala pitagorica da cui sono poi derivate tutte le scale musicali che conosciamo in Occidente” (Il Messaggero, 7 agosto 2007).
04/09/2007
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