11/01/2008

Sappiamo, grazie alla scienza dello spirito, che il sangue è il veicolo dell’Io, mentre il sistema nervoso lo è del corpo astrale; e sappiamo pure che, nella vita dell’anima, si dovrebbe parlare, più che di un “pensare” e di un “volere”, di un “volere nel pensare” (dell’Io), che si manifesta ad esempio nell’attenzione, e di un “pensare nel volere” (dell’Io), che si manifesta ad esempio nell’intenzione.
“L’attenzione – osserva appunto John Eccles – agisce allo stesso modo dell’intenzione (…) Si può ipotizzare che un io sia in grado, attraverso l’attenzione, di attivare con la volontà parti selezionate della neocorteccia”.
Il che significa che l’Io, mediante il “volere nel pensare”, cioè a dire mediante il sangue, è in grado di attivare “parti selezionate della neocorteccia”, cioè a dire del corpo astrale.
Nel nostro Nervi “sensori” e nervi “motori” (18 settembre 2004), abbiamo riportato anche quest’altra affermazione di Eccles: “Quando il soggetto prestava attenzione a un dito sul quale stava per essere applicato uno stimolo tattile appena percettibile, si osservava un aumento del flusso sanguigno cerebrale nell’area del tatto corrispondente al dito, nella circonvoluzione post-centrale della corteccia cerebrale, come pure nella regione prefrontale. Tale aumento doveva essere dovuto all’attenzione mentale, perché durante la registrazione non veniva applicato alcuno stimolo”.
Ebbene, Libero (19 ottobre 2007) riferisce la seguente notizia: “Il sangue non si limita a rifornire il cervello di ossigeno e sostanze nutritive, ma contribuisce attivamente alla nostra capacità di pensare. Secondo Cristopher Moore del Mit di Boston (che ha corroborato questa ipotesi con esperimenti di laboratorio – nda) il sangue infatti non fungerebbe solo da supporto fisiologico alle attività del sistema nervoso, ma influirebbe sull’attività dei nostri neuroni, modulando il modo in cui essi processano le informazioni”.