Giunto alla quarta tappa della sua inchiesta su I nemici pensanti del ‘68, Marcello Veneziani ricorda, insieme a quelle, ad esempio, di Panfilo Gentile, Elémire Zolla, Julius Evola, Augusto del Noce, Ugo Spirito e Michele Federico Sciacca, la figura di Massimo Scaligero.
Scrive: “Un autore esoterico in disparte, Massimo Scaligero, scrisse nel 68 un pamphlet contro Hegel, Mao Marcuse e un discorso ai giovani contestatori sulla Rivoluzione, passato inosservato tra i destinatari” (Libero, 25 luglio 2008).
Orbene, se Veneziani si fosse dato la pena di leggere tale “pamphlet”, e non solo il suo titolo, si sarebbe accorto che Scaligero, non avendo nulla a che fare con il Karl Popper del Contro Hegel (Armando, Roma 1997), né con quanti si comportano nei confronti del filosofo di Stoccarda così come si comporta proverbialmente la volpe con l’uva, rivolge la sua critica non a Hegel, bensì al marxismo e al materialismo della cosiddetta “sinistra hegeliana”.
Bastino questi pochi esempi:
“i Marxisti di ogni gamma sono idealisti, ma non lo sanno. Il loro diversificarsi da Hegel consiste in questo: che Hegel attingeva all’idea, ma lo sapeva, e perciò poteva descrivere il movimento dialettico, senza identificare l’idea con la dialettica. I Marxisti, hegeliani di sinistra, attingono all’idea, ma non lo sanno: onde debbono identificare con un contenuto sensibile l’idea di cui si servono: con la materia, la vita, la natura, l’istinto”;
“non si è conosciuto Hegel o lo si è mal compreso, e, a parte Hegel, non si sa cosa sia pensiero, o meditazione: ma ciò non si può imputare ai giovani, se uno studioso come Marcuse, che tanto si appella a Hegel, mostra, come si è osservato, una impossibilità mentale di afferrare il senso del moto dell’idea come principio della concretezza: la quale non ha altro fondamento da quello che si celebra nel pensiero dell’uomo”;
“lo spirito, già eliminato dal Concilio Ecumenico dell’869, viene eliminato nella filosofia dalla serie dei personaggi che come discepoli stanno intorno all’ultimo grande filosofo, per il quale l’idea non muove dall’organo cerebrale, ma “mediante” l’organo cerebrale: essa per lui scaturisce da un principio interiore coscientemente sperimentabile, come gli è possibile mostrare nella Fenomenologia e nella Scienza della logica” (M.Scaligero: Hegel, Marcuse, Mao. Marxismo o Rivoluzione? – Volpe, Roma 1968, pp. 42, 49-50, 63).
29/07/2008
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