07/10/2008

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Il settimanale Tempi dedica l’editoriale al “discorso spettacolare” pronunciato da Benedetto XVI al cospetto del “fior fiore dell’intellighentsia europea” (lo scorso 12 settembre, al “Collège des Bernardins” di Parigi), mettendone in risalto (graficamente) il seguente passo: “Un Dio soltanto pensato non è un Dio. Se Egli non si mostra, noi non giungiamo fino a Lui. La cosa nuova dell’annuncio cristiano è la possibilità di dire ora a tutti: Egli si è mostrato. E adesso è aperta la porta verso di Lui” (Tempi, 18 settembre 2008).
A noi sembra, però, che anche il Dio che “si è mostrato” non sia, per l’uomo moderno, che un “Dio soltanto pensato”, poiché “si è mostrato” nel passato ad altri, ma non si mostra oggi a lui (tant’è che viene esortato ad avere fede in chi gli dice che “si è mostrato”).
Non basta, infatti, che un Dio si mostri, ci vuole anche un uomo che, non essendo cieco, sia in grado di vederlo. E l’uomo moderno non ne è in grado, poiché sa vedere soltanto quanto gli mostrano i sensi (fisici).
Se è perciò aperta, grazie al Cristo, la “porta” che va da Dio verso l’uomo, è ancora chiusa, invece, quella che va dall’uomo verso Dio (“La luce risplende fra le tenebre; ma le tenebre non l’hanno ricevuta […] La luce, quella vera, che illumina ogni uomo, veniva nel mondo. Era nel mondo, e il mondo fu creato per mezzo di Lui, ma il mondo non Lo conobbe. Venne in casa Sua, e i Suoi non lo ricevettero”). L’uomo moderno è capace infatti di tramandare il ricordo di un Dio che “si è mostrato” o di pensare astrattamente un Dio che si mostra, ma non di percepirne la vita, l’anima e lo spirito (per “giungere” così “fino a Lui”).
E come potrebbe cominciare a percepirlo (dal momento che “un Dio soltanto pensato – secondo quanto afferma Benedetto XVI – non è un Dio”)? Cominciando – come ben sanno quanti conoscono l’insegnamento di Steiner – a liberare l’ordinario pensiero intellettuale dal vincolo dei sensi (fisici), superando così la sua astrattezza, il suo vuoto o il suo non-essere (che diviene tanto il non-essere dell’Io, quanto il non-essere di Dio).

Di Lucio Russo
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