Ancora su “Prokofieff e La filosofia della libertà

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Come “complemento” al libro: Antroposofia e “La filosofia della libertà” (1), Sergej Prokofieff ne ha pubblicato ora un altro, intitolato: Il Guardiano della soglia e “La filosofia della libertà” (2).
Avendo trattato a suo tempo del primo (3), ci occuperemo qui del secondo.
Scrive Steiner: “La via che conduce al pensiero libero dai sensi, per mezzo delle comunicazioni della scienza dello spirito, è completamente sicura. Ve ne è un’altra anche più sicura, e specialmente più esatta, sebbene per molti uomini più difficile. Essa è descritta nei miei libri Linee fondamentali di una teoria della conoscenza della concezione goethiana del mondo e La filosofia della libertà. Questi libri espongono i risultati a cui il pensiero umano può arrivare, quando invece di abbandonarsi alle impressioni del mondo esteriore fisico-sensibile, esso si concentra soltanto in se stesso. Soltanto il pensiero puro, come entità di per sé vivente, e non il pensiero rivolto solo ai ricordi di oggetti sensibili, esplica allora la sua attività nell’uomo. Nei libri sopra citati non vi è niente delle comunicazioni della scienza dello spirito; nondimeno in essi viene mostrato che il pensiero puro, concentrato in se stesso, può arrivare a spiegazioni del mondo, della vita e dell’uomo. Quei due libri rappresentano un gradino intermedio molto importante fra la conoscenza del mondo sensibile e quella del mondo spirituale, e offrono ciò che il pensiero può conseguire quando si eleva al di sopra dell’osservazione sensibile, sebbene ancora eviti l’accesso all’indagine spirituale. Chi fa agire questi libri su tutta la sua anima è già nel mondo spirituale; soltanto che questo gli si palesa come mondo del pensiero. Chi si sente capace di attraversare questo gradino intermedio, segue una via sicura, e può acquistarsi in tal modo un sentimento, riguardo al mondo superiore, che gli arrecherà i più bei frutti per l’intiero avvenire” (4).
Ebbene, quale di queste due “vie” ha seguito Prokofieff?
Ce lo dice lui stesso: “Anch’io non ebbi il privilegio di conoscere La filosofia della libertà sin dall’inizio. Quando alla fine degli anni sessanta, ancora in Russia, incontrai l’Antroposofia, avevo a disposizione soltanto le opere di Rudolf Steiner, che erano state pubblicate dalla Società Antroposofica Russa ancor prima della rivoluzione. Per motivi sino ad oggi a me sconosciuti, la traduzione e la pubblicazione della Filosofia della libertà furono ritardate così a lungo, fino a quando in Russia non poteva più essere pubblicato nessun libro di Rudolf Steiner. E così la prima edizione russa venne realizzata in forma di dattiloscritto in un piccolo cerchio di emigranti antroposofi a Parigi. Per cui mi fu possibile leggere questo libro soltanto dopo aver approfondito per molti anni tutti i libri antroposofici fondamentali e molte conferenze di Rudolf Steiner. Così fece parte del mio destino come antroposofo, percorrere la via dalle successive opere di Rudolf Steiner alla sua opera iniziale, per così dire, dall’antroposofia alla Filosofia della libertà. E il risultato di questa via il lettore lo trova nella presente opera. Da quanto detto emerge con chiarezza che si tratta del tentativo di non leggere La filosofia della libertà soltanto come libro filosofico, ma di comprenderla nel senso più profondo, quale opera esoterica, nella quale sono già contenuti tutti i germi della successiva antroposofia” (5).
Prokofieff ha dunque seguito per destino la via “completamente sicura” delle “comunicazioni della scienza dello spirito”, e non quella “anche più sicura, e specialmente più esatta”, de La filosofia della libertà.
Una cosa, tuttavia, è seguire una di queste vie, o anche tutt’e due, dando la precedenza, in questo caso, a quella dei libri in cui “non vi è niente delle comunicazioni della scienza dello spirito” e che “rappresentano un gradino intermedio molto importante fra la conoscenza del mondo sensibile e quella del mondo spirituale” (6), altra produrre, seguendo il cammino inverso, una sorta di “evaporazione” de La filosofia della libertà, facendola passare, in termini immaginativi, dallo stato “liquido”, suo proprio, allo stato “gassoso” o “aeriforme”.
Ci sentiamo in dovere di dirlo, poiché non è da escludere che alcuni, soprattutto se principianti, pur avendo la possibilità di seguire la via de La filosofia della libertà (e dei testi che l’hanno preceduta) (7), ma trovandola “più difficile”, o volendo “solo sentir narrare – come dice Steiner – i fatti delle sfere superiori” (8), pensino adesso, emulando Prokofieff, di poter “antroposofizzare” La filosofia della libertà, senza rendersi conto che un’operazione del genere (riconosciuta dallo stesso Prokofieff “un po’ azzardata”), misconoscendo lo specifico ruolo o valore formativo di quest’opera, può comportare dei rischi: quello, in primo luogo, di non impegnare e sviluppare a sufficienza l’attività del pensiero, facendo così il gioco di quella “pigrizia” (gravità) che impedisce al pensare di risalire, in una prima fase, dallo statico piano rappresentativo (vincolato ai sensi) al dinamico piano immaginativo (libero dai sensi) e, in una seconda fase, dal piano immaginativo a quello ispirativo (qualitativo) (9).
Non è difficile d’altronde immaginare che quanti sono abituati (come tutti noi) ad apprendere passivamente (scolasticamente) le “comunicazioni” della scienza naturale siano portati ad apprendere allo stesso modo (con lo stesso tipo di pensiero) anche quelle della scienza dello spirito (facendo così la fortuna, non della scienza dello spirito, bensì della new age, e di tutti quegli psudo esoterismi, spiritualismi od olismi che passa attualmente il mercato).
Badando più al “cosa” che al “come” (10) (a maggior ragione se autorevole e in gran parte valido, come quello di Prokofieff) c’è inoltre il rischio di assumere, più o meno avvertitamente, un atteggiamento “misticheggiante”, giacché questo si caratterizza proprio per il fatto di comportare (lucifericamente) una hýbris o una “fuga in avanti”: di passare cioè direttamente dal piano sensibile a quello animico-spirituale, saltando la mediazione eterica.
Osserva, al riguardo, Steiner: “L’uomo ha veramente, come uomo terrestre, alcunché di ciò che vi ha di più basso, e d’altra parte ha un’immagine riflessa di quanto v’ha di più alto, che è soltanto raggiungibile nell’intuizione. Gli mancano completamente, come uomo terrestre, appunto i campi intermedi. Egli si deve conquistare immaginazione e ispirazione” (11); e sottolinea che la vera autoconoscenza deve “oggi essere cercata per mezzo di una evoluzione interiore, attingendo dall’anima delle forze che a tutta prima non vi sono. Allora si deve considerare appunto la passività del pensare abituale. Il pensiero abituale si crea le impressioni secondo come vogliono i sensi”. Si tratta, quindi, quale “primo passo” di “trovare il passaggio dal semplice pensiero passivo al pensiero attivo interiore” (12).
E qual è il “pensiero attivo interiore”? E’ il pensiero “immaginativo” o “vivente” (che non pensa “cose” diverse, ma pensa “in modo” diverso), operante sul piano eterico e collegato, funzionalmente, al “fiore di loto” (cakra) a due petali.
Spiega infatti Giovanni Colazza: “Nella zona centrale della testa vi è un punto specialissimo in cui corpo eterico e corpo fisico sono uniti; un punto che, per la sua peculiarità, anche fisicamente non somiglia a nessun’altra parte del corpo. Qui inizialmente si formano le correnti del corpo eterico. Per preparare quell’irradiarsi di correnti dal fiore di loto a dodici petali verso gli altri cakra, occorre prima predisporre un centro provvisorio nella testa, e questo perché lo stato attuale dell’evoluzione – contrariamente a quanto avveniva in antico, allorché era possibile muovere da altri centri – richiede al discepolo uno sviluppo interiore condotto in piena coscienza di veglia. La testa oggi rappresenta la parte del corpo dove più la coscienza esplica la sua condizione di veglia, onde la necessità di predisporre qui un centro provvisorio che, successivamente, potrà essere trasferito nella sua vera sede, presso il cuore” (13).
Per questo, Steiner afferma che la via del cuore passa per la testa e che “il passaggio per l’immaginazione” non può “essere risparmiato ad alcuno” (14).
Basterebbe riflettere, del resto, su queste sue parole: “La filosofia della libertà non è tanto importante per il suo contenuto (ossia per il “cosa” – nda). Certo vi si trova quel che allora volevo comunicare, ma non è l’aspetto più significativo. La cosa più importante è che per la prima volta vi è un pensiero del tutto autonomo. Non si può capire il libro se non si pensa in modo autonomo. Pagina dopo pagina, e sin dall’inizio, ci si deve abituare a ritornare al proprio corpo eterico per poter avere pensieri simili a quelli contenuti nel libro. Per questo motivo esso va considerato uno strumento educativo, uno strumento molto importante, e in questo modo va interpretato” (15).
Osserviamo ad esempio le cose dal punto di vista (adottato da Prokofieff) della “soglia” e del suo “Guardiano”.
Steiner indica chiaramente che la “soglia” è una linea di confine (vigilata da un “piccolo Guardiano”), al di qua della quale si trovano il corpo fisico (spaziale) e quello eterico (temporale), e al di là della quale si trovano il corpo astrale e l’Io.
“Il vero soprasensibile – dice infatti – ha inizio là dove non soltanto si abbandonano le impressioni dei sensi e i processi temporali, ma si abbandonano lo spazio e il tempo stessi, e si penetra in condizioni di esistenza del tutto diverse da quelle che comprendono tempo e spazio” (16).
Ciò sta dunque a significare che la lettura “filosofica” (“solida”) de La filosofia della libertà è una lettura “essoterica” che viene svolta, al di qua della soglia, sul piano fisico (rappresentativo), e che la sua lettura “esoterica” viene invece svolta, al di là della soglia, sul piano astrale (“ispirativo”) e su quello dell’Io (“intuitivo”).
Che ne consegue, allora? Ne consegue che la lettura “immaginativa” de La filosofia della libertà, dovendosi svolgere al di qua della soglia, ma sul piano eterico (e non su quello fisico), non è, propriamente, né “essoterica” né “esoterica” (come sostiene invece Prokofieff), bensì è “essoterica-esoterica”, e deputata, proprio in quanto tale, a mediare o a fare da “ponte” tra la prima e la seconda (17).
Precisiamo che parliamo qui di “essoterico-esoterico” nello stesso senso in cui Steiner parla, a proposito di Goethe, di “sensibile-soprasensibile”.
Scrive infatti: “Non potevo fermarmi alle astrazioni a cui si pensa generalmente quando si parla di pensare, sentire e volere: io vedevo, in queste manifestazioni di vita, delle forze operanti che ponevano dinanzi a me, spiritualmente, l’uomo “quale spirito”. Rivolgendo poi lo sguardo alla sembianza fisica dell’uomo, questa alla mia contemplazione, veniva integrata dalla forma spirituale che compenetra la forma visibile ai sensi. Giunsi così alla figura “sensibile-soprasensibile” di cui parla Goethe; e che, tanto per una vera concezione della natura, quanto per una vera concezione dello spirito, s’introduce tra ciò ch’è afferrabile dai sensi e ciò ch’è visibile spiritualmente” (18).
Come, dunque, tra “ciò ch’è afferrabile dai sensi e ciò ch’è visibile spiritualmente” s’introduce ciò ch’è “sensibile-soprasensibile”, così tra la lettura “filosofica” (essoterica) de La filosofia della libertà e la sua lettura “antroposofica” (esoterica), s’introduce quella “essoterica-esoterica”.
Riteniamo importante aggiungere, per concludere, che tale lettura (michaelita) risulta tanto più importante quanto più si tenga conto che il “ritorno” del Cristo – come annunciato da Steiner – avverrà sul piano eterico: proprio su quel piano, cioè, che i materialisti tirano verso il basso (verso il corpo fisico) (19), e che gli spiritualisti tirano di contro verso l’alto (verso il corpo astrale).

Note:

01) S.O.Prokofieff: Antroposofia e “La filosofia della libertà” – Widar, Venezia-Marghera 2007;
02) S.O.Prokofieff: Il Guardiano della soglia e “La filosofia della libertà” – Widar, Venezia-Marghera 2009;
03) cfr. Sergej Prokofieff e La filosofia della libertà, 18 ottobre 2007;
04) R.Steiner: La scienza occulta nelle sue linee generali – Antroposofica, Milano 1969, pp. 278/279;
05) S.O.Prokofieff: Antroposofia e “La filosofia della libertà” , pp. 242/243;
06) un esempio, seppur appena abbozzato, di come possa avvenire il passaggio dalla via de La filosofia della libertà a quella “antroposofica”, lo si può trovare nel nostro La logica hegeliana e le Gerarchie spirituali, 7 dicembre 2003;
07) “In un certo senso, – afferma anzi Steiner – il modo migliore per avvicinarsi alla scienza dello spirito è quello di cominciare da Goethe” (Lo studio dei sintomi storici – Antroposofica, Milano 1961, p. 162); o anche – riteniamo di poter aggiungere – dallo Steiner delle Introduzioni agli scritti scientifici di Goethe – Antroposofica, Milano 2008;
08) R.Steiner: Filosofia e antroposofia – Antroposofica, Milano 1980, p. 26;
09) a proposito di pigrizia, si racconta che Steiner, a una persona che gli chiese di suggerirgli un “buon libro occulto”, consigliò La dottrina della scienza di Fichte o le Tavole di trigonometria;
10) cfr. Il cosa, il come, il chi, 6 marzo 2008;
11) R.Steiner: Conoscenza iniziatica – Istituto Tipografico Editoriale, Milano 1938, vol. I, p. 67;
12) R.Steiner: ibid., pp. 29 e 30;
13) G.Colazza: Dell’iniziazione – Tilopa, Roma 1992, p. 91;
14) R.Steiner: I gradi della conoscenza superiore in Sulla via dell’iniziazione – Antroposofica, Milano 1977, p. 29;
15) R.Steiner: Ritmi nel cosmo e nell’essere umano – Come si giunge alla visione del mondo spirituale – Antroposofica, Milano 2007, pp. 137/138;
16) R.Steiner: Come ritrovare il Cristo? – Antroposofica, Milano 1988, p. 66;
17) è la natura di questa conoscenza – scrive Steiner – “che libera la via dal mondo sensibile a un mondo spirituale” (Linee fondamentali di una gnoseologia della concezione goethiana del mondo in Saggi filosofici – Antroposofica, Milano 1974, p. 12);
18) R.Steiner: La mia vita – Antroposofica, Milano 1992, pp. 75/76;
19) cfr. Il Gatto e la Volpe, 18 luglio 2009.

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Di Lucio Russo
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