Massime antroposofiche
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35) “Si comprende l’essere umano fisico solo quando lo si consideri come immagine dell’animico-spirituale. Preso a sé, il corpo fisico dell’uomo rimane incomprensibile. Ma è, nelle sue varie parti, in vario modo immagine dell’animico-spirituale. Il capo ne è l’immagine sensibile più perfetta, in sé conclusa. Tutto ciò che appartiene al sistema del ricambio e delle membra è come un’immagine che non ha ancora assunto le sue forme definitive, ma a cui si sta appena lavorando. Tutto ciò che appartiene all’organizzazione ritmica dell’uomo, quanto al rapporto dell’animico-spirituale col corpo, sta fra questi estremi”.

“Si comprende l’essere umano fisico – dice Steiner – solo quando lo si consideri come immagine dell’animico-spirituale”.
Abbiamo ritrovato in precedenza il concetto di germe, ritroviamo adesso quello d’immagine.
Affermare che “l’essere umano fisico” è “immagine dell’animico-spirituale”, equivale ad affermare, con la Bibbia, che l’uomo è stato creato “a immagine e somiglianza” di Dio, e, con Goethe, che “tutto l’effimero non è che un simbolo”. “Preso a sé, – dice ancora Steiner – il corpo fisico dell’uomo rimane incomprensibile. Ma è, nelle sue varie parti, in vario modo immagine dell’animico-spirituale”.
Il corpo fisico rimane in effetti “incomprensibile” perché se non ci fossero un corpo eterico che lo forma e vivifica, un corpo astrale che lo anima e un Io che lo rende un’unità, sarebbe il corpo di un minerale, e non di un essere umano.
Questo in fondo lo si sa, ma lo si sa in modo poetico o letterario, e non in modo scientifico.
Considerate, tanto per fare un esempio, il noto detto: “Il volto è lo specchio dell’anima”. Che cosa deve pensarne un odierno scienziato che non crede, da buon materialista, alla realtà dell’anima? Potrebbe tutt’al più pensare, parafrasandolo, che “il volto è lo specchio del cervello o del DNA”.
In quanto immagine dell’animico-spirituale, il corpo fisico umano è dunque un simbolo o un’icona.
Chi ha letto, ad esempio, Teologia della bellezza, di Pavel Evdokimov (1), o Le porte regali, di Pavel Florenskij, sa che l’icona è (per gli ortodossi) un’epifania o una teofania: ossia, una manifestazione del mondo divino o, come scrive lo stesso Florenskij, “la reminiscenza d’un archetipo celeste” (2).
Dobbiamo fare attenzione, però, perché Steiner precisa che il corpo fisico dell’uomo è “in vario modo” immagine dell’animico-spirituale.
Che cosa significa? Significa che, tra l’estremo del germe, che appartiene al sistema del ricambio e delle membra, ch’è immagine in potenza, e l’estremo della rappresentazione, ch’è immagine attuata o compiuta (“il capo ne è l’immagine sensibile più perfetta, in sé conclusa”) si dà appunto il simbolo o l’icona, ch’è immagine in divenire.
Come, ad esempio, tra lo stato liquido e quello solido, si dà lo stato cartilagineo (oppure quello di gel), così tra lo stato di germe (proprio del sonno) e quello di rappresentazione (proprio della veglia), si dà lo stato immaginativo (proprio, sul piano naturale, del sogno e, su quello spirituale, del primo dei gradi superiori di coscienza).
Osservando tutto questo dinamicamente, a che cosa ci si trova dunque di fronte? Ci si trova di fronte al processo di metamorfosi del germe: ossia al processo mediante il quale il vivo germe, risalendo dall’inconscio al conscio (all’intelletto), si trasforma nella morta rappresentazione.
Nel suo insieme, l’essere umano fisico resta comunque un’immagine, un simbolo o un’icona dell’animico-spirituale, e quindi un essere mediante il quale si manifesta o rivela un essere più alto.
E qual è questo “essere più alto”? E’ l’Io o l’essere umano spirituale (l’Atman).
Si potrebbe anche dire, in questa luce, che, sul piano sensibile, le piante sono simboli o icone del corpo eterico, che gli animali sono simboli o icone del corpo astrale e che l’uomo è simbolo o icona dell’Io (dell’”Io sono”).
Teniamo presente, però, che stiamo parlando della “forma” umana (archetipica), e non delle variazioni che possono darsi al suo interno.
Come nella musica, infatti, le variazioni non spiegano il tema, bensì lo presuppongono, così, nell’essere umano fisico, le variazioni (ereditarie o karmiche), non spiegano la forma, bensì la presuppongono.

36) “Chi osserva il capo dell’uomo dal punto di vista spirituale ha in ciò un aiuto alla comprensione di immaginazioni spirituali, perché nelle forme del capo si sono in certo modo condensate forme immaginative fino alla consistenza fisica”.

Poco fa, ho paragonato il processo grazie al quale il germe si trasforma in rappresentazione a quello in virtù del quale lo stato liquido si trasforma nello stato solido.
“Nelle forme del capo – dice infatti Steiner – si sono in certo modo condensate forme immaginative fino alla consistenza fisica”.
Ma che cosa c’è all’origine di tali forme immaginative? Ci sono le intuizioni e le ispirazioni delle entità creatrici (in specie della prima e della seconda Gerarchia). Voglio leggervi, in proposito, quanto dice qui Steiner: “Meditate ora sull’idea: “Io penso i miei pensieri” e: “Io sono un pensiero, che viene pensato dalle Gerarchie del cosmo. L’eterno in me consiste in questo, che il pensiero delle Gerarchie è eterno. E quando sono stato pensato da una categoria di Gerarchie, vengo trasmesso – come il pensiero dell’uomo viene trasmesso da maestro a discepolo – da una categoria all’altra, perché questa mi pensi nella mia vera natura eterna. Così mi sento entro il mondo dei pensieri del cosmo!” (3).
Sappiamo, da La filosofia della libertà, che l’incontro tra il contenuto della percezione (il percetto) e il concetto, produce un’immagine che, riflettendosi nel cervello, si condensa poi in una rappresentazione.
Ciò succede quando l’uomo vuole conoscere il creato.
Ma com’è nato il creato? E’ nato perché le intuizioni della prima Gerarchia (collegate all’elemento calore o fuoco), le ispirazioni della seconda (collegate all’elemento aria) e le immaginazioni della terza (collegate all’elemento acqua), si sono condensate “fino alla consistenza fisica” (fino a diventare terra).
La nostra testa è dunque il risultato sensibile (perfetto e in sé concluso) della reificazione o materializzazione della immaginazione creatrice.

37) “Allo stesso modo, nell’osservazione della parte ritmica dell’organizzazione umana, si può avere un aiuto per la comprensione di ispirazioni. L’aspetto fisico dei ritmi della vita ha nell’immagine sensibile il carattere dell’ispirato. Nel sistema del ricambio e delle membra, quando lo si osservi in piena azione, nell’esplicazione delle sue necessarie o possibili funzioni, si ha un’immagine sensibile-soprasensibile dell’intuitivo puramente soprasensibile”.

Come nella nostra testa possiamo osservare il frutto (corporeo) dell’immaginazione creatrice, così, nel nostro sistema mediano o ritmico, possiamo osservare l’attività (animica) dell’ispirazione creatrice e, nel nostro sistema del ricambio e delle membra, l’attività (spirituale) dell’intuizione creatrice.
Considerate che le intuizioni hanno la stessa forza (volitiva) degli istinti, e che come in passato (ma ancora in parte nel presente) abbiamo avuto le intuizioni come istinti (incoscienti), così in futuro (se avremo fatto buon uso della nostra libertà) avremo gli istinti come intuizioni (coscienti).
Ricordate, a questo proposito, ciò che dice Amleto (quale prototipo del moderno intellettuale) nel suo celebre monologo (“essere o non essere”)? “La coscienza ci fa tutti vili, e così la tinta nativa della risoluzione è resa malsana dalla pallida cera del pensiero”.
Il che, in termini antroposofici, suonerebbe pressappoco così: “La forza nativa e volitiva dell’intuizione, resa malsana dal pallido riflesso cerebrale del pensiero, dà luogo alla coscienza rappresentativa, e questa ci rende tutti vili” (4).

Note:

1) P.Evdokimov: Teologia della bellezza – SAN PAOLO, Milano 1996;
2) P.Florenskij: Le porte regali – Adelphi, Milano 1977, p. 87;
3) R.Steiner: Il pensiero cosmico – Basaia, Roma 1985, p. 96;
4) W.Shakespeare: Amleto, atto III, scena I.

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Di Lucio Russo
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