09/06/2011

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Nell’omelia pronunciata, il 21 aprile 2011, durante la Messa Crismale, Benedetto XVI ha detto: “Non siamo forse noi – popolo di Dio – diventati in gran parte un popolo dell’incredulità e della lontananza da Dio? Non è forse vero che l’Occidente, i Paesi centrali del cristianesimo sono stanchi della loro fede e, annoiati della propria storia e cultura, non vogliono più conoscere la fede in Gesù Cristo?” (Avvenire, 22 aprile 2011).
D’accordo, ma che cosa diremmo di un insegnante che lamentasse la stanchezza e la noia dei suoi alunni del Liceo senza rendersi conto che conseguono al fatto che espone loro la propria materia allo stesso modo in cui la si espone a quelli delle elementari?
E non ci si comporta forse così, allorché ci si rivolge agli uomini della moderna anima cosciente (dell’Io), ossia a quelli “educati” dalla scienza, allo stesso modo in cui ci si rivolgeva agli uomini della vecchia anima razionale-affettiva, ossia a quelli “educati” dalla metafisica, dall’ontologia o dalla teologia?
Come si fa a non capire che la scienza va affrontata sul suo stesso piano, e che all’incredulità e alla lontananza da Dio sorrette dalla scienza materialistica dovrebbe essere pertanto opposta una forza interiore, una persuasione o una fede sorretta da una scienza spirituale?
Si rifletta, se si ha “buona volontà” (e se si vuole davvero risvegliare il “popolo di Dio”), su queste parole di Steiner: “Che cosa è avvenuto dal sedicesimo secolo [dopo l’avvento dell’anima cosciente e la nascita della scienza moderna]? Che si è affermato sempre di più l’io, e con l’io l’egoismo umano, e con l’egoismo il materialismo. Si è disimparato, si è dimenticato tutto ciò che l’io ha raccolto in sé come proprio contenuto, ci si è dovuti limitare pertanto a ciò che l’io può osservare, a ciò che lo strumento della sensibilità [dei sensi fisici] è in grado di offrire all’intelletto comune, e solo questo ha potuto trovare accoglienza nella dimora interiore. A partire dal sedicesimo secolo abbiamo una civiltà dell’egoità. In questo io, adesso, che cosa deve poter entrare? L’evoluzione del cristianesimo è passata attraverso le fasi evolutive del corpo fisico esteriore, prima, poi del corpo eterico, poi ancora del corpo astrale, ed è arrivata fino all’io. Adesso occorre che, in questo io, essa raccolga i misteri e i segreti del cristianesimo stesso. Adesso si deve poter fare dell’io l’organo di ricezione del Cristo, dopo che l’io, per un certo periodo, ha appreso il pensiero del cristianesimo ed ha applicato i pensieri al mondo esterno (…) E questo come può avvenire? Con l’approfondimento del cristianesimo nel senso della scienza dello spirito” (Antropologia scientifico-spirituale – Antroposofica, Milano 2009, vol. II, p. 106).

P.S. Titola, in altra pagina, lo stesso giornale: Europa, riscopri la vera speranza. Il filosofo Hadjadj: la crisi della fede rende fragile la cultura.
E se fosse vero il contrario: ossia ch’è la crisi della cultura (in primo luogo del pensiero e della conoscenza) a rendere fragile la fede?

Di Lucio Russo
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