50) “E’ di particolare importanza indicare come lo studio della vita storica dell’umanità si vivifichi ove si mostri che sono le anime umane stesse che trasportano le conseguenze di un’epoca storica in un’altra, passando di epoca in epoca nelle loro ripetute vite terrene”.
Abbiamo visto che la “piccola” biografia, che va dalla nascita alla morte, è solo un capitolo di quella “grande” biografia (o un anello di quella catena) che va da una vita terrena all’altra, e che costituisce essenzialmente una scuola i cui “piani di studio” sono deliberati dal karma.
Una cosa è certa: ci ritroviamo qui, sulla Terra, tutte le volte che dobbiamo imparare qualcosa di nuovo.
(Scrive Lessing: “Proprio la strada su cui il genere umano giunge alla perfezione, ogni singolo uomo (chi prima e chi dopo) deve averla percorsa per suo conto. – “Deve averla percorsa nello spazio di un’unica vita? Può egli in un’unica vita esser stato un Ebreo sensuoso e un Cristiano spirituale? Può egli in un’unica vita aver superato entrambi? Certamente no! – Ma perché non potrebbe essere che ogni singolo uomo sia esistito su questo mondo più di una volta?”” [1])
Ciò non significa, tuttavia, che ci s’incarni, che so, una volta nell’epoca dell’anima senziente (egizio-caldaica), un’altra nell’epoca dell’anima razionale-affettiva (greco-latina), e un’altra ancora in quella dell’anima cosciente (moderna). E’ molto difficile, infatti, che basti una sola vita terrena per cogliere tutti i frutti che un’anima può dare.
In linea di massima (a prescindere, perciò, da altre motivazioni), ci si torna a incarnare in una stessa epoca, finché non si è maturato e acquisito ciò che solo quell’epoca è in grado d’insegnare o finché non si è fatto ciò che solo in quell’epoca è possibile fare.
“Al di là di questo – aggiunge comunque Steiner – c’è dell’altro ancora; e soltanto questo “altro” ci conduce a comprendere il cammino evolutivo storico dell’umanità. L’evoluzione dell’umanità avrebbe un corso ben diverso se, oltre ai nessi causali tra una incarnazione e la prossima oppure tra le incarnazioni precedenti e quelle seguenti non restasse nient’altro da considerare. Altre importantissime forze intervengono invece di continuo nella vita umana, più o meno in ogni incarnazione – specialmente nei personaggi storici di rilievo – e si servono dell’uomo come di uno strumento. Da ciò si può dedurre che il vero e proprio sviluppo karmico della vita, insito nell’uomo stesso, viene modificato attraverso le incarnazioni; e così anche avviene” (2).
C’è dunque la “piccola” storia (quella della personalità o dell’ego), c’è la “grande” storia (quella dell’Io), c’è la storia delle generazioni (ch’è parte della storia dell’ambiente), e c’è infine la Storia quale processo evolutivo, spiritualmente attivo nell’incontro, nello scontro o nell’intreccio di tutte le storie.
“Sono le anime umane stesse – dice Steiner – che trasportano le conseguenze di un’epoca storica in un’altra, passando di epoca in epoca nelle loro ripetute vite terrene”: sono cioè gli individui che trasportano di epoca in epoca i frutti della loro evoluzione, della loro mancata evoluzione o della loro involuzione.
51) “Contro una tale considerazione si obietterà facilmente che essa toglie alla storia l’elementarità e la spontaneità; ma a torto. Essa piuttosto approfondisce la visione della storia, perseguendola fin nell’intimo dell’entità umana. La storia diventa così più ricca e concreta, non più povera e astratta. Solo che nell’esposizione bisogna sviluppare cuore e senso per la vivente anima umana, nella quale così si guarda a fondo”.
Non è facile, oggigiorno, incontrare qualcuno che abbia “cuore e senso per la vivente anima umana”.
La Vergine – ho detto una volta – difende la causa degli uomini davanti a Dio; ma chi difende la causa della Vergine davanti agli uomini?
Ascoltate ciò che scrive Scaligero: “Lo spirito può essere vittorioso nel mondo, solo se ha la comunione dinamica con la Iside-Sophia: senza tale comunione, lo Spirito non ha presa, né sull’anima, né sulla corporeità (…) E’ l’anima che esige la Resurrezione, non lo spirito, che non è mai caduto e ha solo il compito di sapersi spirito: di esserlo” (3).
Chi teme che una considerazione come quella proposta da Steiner tolga “alla storia l’elementarità e la spontaneità” non ha evidentemente realizzato che “la verità non giace – come dice Hegel – alla superficie sensibile” (4), e che la storia non è storia di fatti esteriori (casuali o provvidenziali), bensì storia dell’anima umana o, più precisamente, delle anime umane (storia che, come vedremo più in là, prima di essere “terrena”, è stata “mitologica” e, prima ancora, “celeste”).
Non è dunque grottesco che a nutrire il timore menzionato da Steiner sia l’ordinario pensiero astratto: proprio quel pensiero, cioè, che toglie “elementarità” e “spontaneità” non solo alla storia, ma anche alla vita, all’anima e allo spirito?
Ha ragione l’adagio: “Il bue dice cornuto all’asino”.
52) “Le epoche della vita fra la morte e una nuova nascita si devono trattare in relazione con la formazione del karma. Il “come” costituirà il contenuto delle massime che seguono”.
In attesa di vedere questo “come”, vorrei dire ancora qualcosa sulla saggezza che presiede alla formazione del karma.
Sapete che la scienza non sostiene più, attualmente, che la realtà è fatta di “materia ed energia”, ma che è fatta di “materia, energia e informazione”.
Parla dunque d’“informazione”, e non di “pensiero”, né tantomeno – per carità – di “saggezza”.
Ricordate la celebre affermazione di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, ne Il Gattopardo? “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”.
Ebbene, l’odierna scienza materialistica non ha dovuto nemmeno cambiare “tutto”: le è bastato aggiungere, alla materia e all’energia, l’informazione, per non essere costretta a riconsiderare molte cose daccapo.
E’ come infatti se dicesse: “Non temete, la presenza dell’informazione non cambia nulla: è solo un altro dato da gestire e manipolare, e non un dato che imponga di modificare o rivoluzionare il nostro consueto modo di pensare la realtà del mondo e dell’essere umano”.
Il che in effetti si verificherebbe ove affermasse, invece, che la realtà è fatta di materia, di energia (di vita) e di saggezza.
Fatto sta, però, che c’è infinita saggezza nel creato e nelle creature, e c’è infinita saggezza nel karma.
Pensate, per dirne solo una, a quanto è necessario predisporre affinché due individui (magari Goethe e Schiller o Wagner e Ludovico II di Baviera) possano incontrarsi sulla Terra a una determinata età, in un determinato luogo, in un determinato giorno e a una determinata ora.
Superfluo dire che già questo (ed è niente), dovrebbe suscitare in noi un senso di profondo, ammirato e devoto stupore.
Note:
01) G.E.Lessing: L’educazione del genere umano in Religione, Storia e Società – La libra, Messina 1973, p. 301;
02) R.Steiner: Storia occulta – Antroposofica, Milano 1972, p. 42;
03) M.Scaligero: Iside-Sophia – la Dea ignota – Mediterranee, Roma 1980, pp. 68 e 106;
04) G.W.F.Hegel: Lezioni sulla filosofia della storia – La Nuova Italia, Firenze 1966, vol. I, p. 11.