“Si può dire che i realisti volevano rimanere fedeli a Michele; anche dopo che i pensieri erano caduti dal suo dominio in quello degli uomini, essi volevano, come pensatori, servire Michele, principe dell’intelligenza del cosmo. I nominalisti, nella parte subcosciente della loro anima, compirono il distacco da Michele. Essi considerarono proprietario dei pensieri non Michele, ma l’uomo.
Il nominalismo guadagnò in diffusione ed influenza. Ciò poté continuare fino all’ultimo terzo del secolo diciannovesimo” (pp. 56-57).
Aggiungiamo, a quanto abbiamo già detto, che i nominalisti, dal punto di vista conoscitivo, erano allora dei “rivoluzionari” incoscienti o “subcoscienti”, militanti per la libertà “da” (o libertà “negativa”), mentre noi siamo chiamati oggi a essere dei “rivoluzionari” coscienti, militanti per la libertà “per” (o libertà “positiva”).
“In quest’epoca gli uomini esperti nella percezione degli eventi spirituali in seno all’universo, sentirono che Michele aveva seguito la corrente della vita intellettuale. Egli era alla ricerca di una nuova metamorfosi del suo compito cosmico. Prima egli faceva fluire i pensieri dal mondo spirituale esterno nelle anime degli uomini; dall’ultimo terzo del secolo diciannovesimo in poi, egli vuol vivere entro le anime umane in cui i pensieri vengono formati” (p. 57).
A partire dal 1879, il compito di Michele diviene, da notturno, diurno, o, da incosciente, cosciente, al fine di permettere agli uomini di “buona volontà” di ricongiungere, in grazia della sua mediazione eterica, la sfera fisica a quella animico-spirituale.
Ciò vuol dire che Michele prende ad agire sul piano della veglia. Abbiamo già detto, in proposito, che il cosiddetto “ben dell’intelletto” (dono dello Spirito Santo) è, in essenza, il bene della veglia, e quindi un bene che non va diminuito, bensì accresciuto e spiritualizzato o “santificato” (… “Alla svolta dei tempi / la luce universale dello spirito / entrò nella corrente terrena dell’essere; / oscurità notturna / aveva dominato, / chiara luce diurna irradiò nelle anime umane; …) (6).
Ora qual è il problema? E’ che oggi, per penetrare nel mondo spirituale, possiamo solo andare a dormire, rinunciando allo stato di veglia; per rimanere vigili dovremmo infatti sviluppare, al di là della coscienza rappresentativa, la coscienza immaginativa e quella ispirata, rispettivamente equivalenti, lo abbiamo detto, a un “sognare vigile” e a un “dormire vigile”.
“Prima, gli uomini congiunti a Michele lo vedevano svolgere la sua attività nei dominii dello spirito; ora essi riconoscono di dover lasciare che Michele dimori nel loro cuore; ora gli consacrano la loro vita spirituale sostenuta dal pensiero; e in libera, individuale vita di pensiero si fanno insegnare da Michele quali siano le giuste vie dell’anima. Uomini che nella vita terrena precedente erano vissuti nell’essenza del pensiero ispirato, ed erano quindi ministri di Michele, ritornati sulla terra sul finire del secolo diciannovesimo, si sentirono spinti a siffatta volontaria comunità con Michele. Considerarono ormai il loro antico ispiratore di pensieri come la guida nel pensare più alto” (p. 57).
Dal momento in cui l’uomo è giunto all’autocoscienza e alla libertà, Michele non può più guidarlo, come un tempo, mediante immaginazioni (sognanti) e ispirazioni (dormienti); gli si può però proporre come esempio o come modello: un esempio o un modello che costituisce, per ciascuno di noi, un’incessante fonte d’ispirazione ed emulazione nella lotta che è necessario condurre per liberare l’ego (il “precursore”) dalle grinfie degli ostacolatori.
Con l’avvento dell’autocoscienza, non è più Michele, insomma, a dover ispirare l’uomo, bensì è l’uomo a doversi ispirare a Michele. Questo ispirarsi a Michele equivale a un consacrarsi a Michele e, attraverso di lui, alla Vergine-Sophia e al Cristo.
“ (…) Prima [dell’ultimo terzo del secolo diciannovesimo] l’uomo poteva soltanto sentire come dal proprio essere si formassero i pensieri; dall’epoca indicata in avanti, egli può elevarsi al di sopra del suo essere; può dirigere il suo senso interiore verso le regioni dello spirito; là gli viene incontro Michele che si mostra congiunto fin dai tempi antichi a tutta la vita del pensiero. Egli libera i pensieri dal dominio della testa; apre loro le vie del cuore; proscioglie dall’anima l’entusiasmo, in modo che l’uomo possa dedicare la propria anima a ciò che può venir sperimentato nella luce del pensiero” (pp. 57-58).
Abbiamo visto che l’uomo sente “come dal proprio essere” si formino i pensieri, in quanto è grazie al suo corpo fisico (agli organi di senso fisici e alla corteccia) che forma le rappresentazioni (che mette poi in rapporto tra loro mediante il giudicare). “Elevarsi al di sopra del suo essere” significa dunque, per l’uomo, elevarsi dalla coscienza rappresentativa a quella immaginativa, e per ciò stesso dal corpo fisico al corpo eterico.
“Liberare i pensieri dal dominio della testa” vuol dire infatti liberarli dalla prigionia della testa fisica per accedere alla testa eterica (o all’etere della testa, collegato al cakra o “fiore di loto” a 2 petali).
Non vuol dire, quindi, rinunciare alla testa o “perdere la testa” (come vorrebbe Lucifero), ma costringere Arimane a rientrare nei ranghi, dando “a Cesare quel ch’è di Cesare e a Dio quel ch’è di Dio”: lasciando cioè ad Arimane la gestione del pensiero morto che pensa la morte (la realtà inorganica) e dando a Michele la gestione del pensiero vivo che pensa la vita (la realtà organica).
Michele – dice Steiner – apre agli uomini “le vie del cuore”; si tratta di quelle vie che, partendo dal cakra a 2 petali della testa, attraversano il cakra a 16 petali della laringe e arrivano al cakra a 12 petali del cuore.
Non le apre dunque sentimentalmente o emotivamente, bensì lucidamente (potremmo perfino dire “scientificamente”). Questa lucidità (o “scientificità”) non è però, come quella di Arimane, rigida e fredda (rigor mortis), ma capace di prosciogliere “dall’anima l’entusiasmo”: un entusiasmo che sgorga dal ”sacro cuore”, e che, di norma, ci è ignoto.
Al contrario, l’avanzare di Arimane (che va preparando la sua incarnazione) è, per l’anima, quello che l’avanzare della desertificazione è per la Terra. Ne sono una triste conferma i molti che ricorrono oggi ai più vari artifici (invariabilmente morbosi o distruttivi) pur di assaporare la fugace illusione di avere ancora un’anima o di essere vivi.
“L’epoca di Michele è sorta. I cuori cominciano ad avere dei pensieri; l’entusiasmo non fluisce più soltanto da oscurità mistiche, bensì da chiarezza d’anima sostenuta dal pensiero. Comprendere ciò vuol dire accogliere Michele nel proprio intimo. I pensieri che oggi tendono ad afferrare la spiritualità devono germogliare da cuori che battono per Michele, riconoscendolo nell’universo come il fiammeggiante principe del pensiero” (p. 58).
Potremmo dire che quello che sente e non pensa è il cuore di Lucifero, che quello che pensa e non sente è il cuore (non-cuore) di Arimane, e che quello che pensa e sente (il carattere o la natura dei pensieri) è il cuore di Michele.
(Nel primo dei suoi quattro “Misteri drammatici”, La porta dell’iniziazione, Steiner fa dire a Lucifero: “Uomo, conosci te e senti me”, e ad Arimane: “Uomo, conosci me e senti te” [7].)
L’”intelletto d’amore” o il “pensiero d’amore” (il pensiero del cuore) è un intelletto o un pensiero luminoso, caldo, saggio, e per ciò stesso morale. Com’è possibile, infatti, uno slancio mistico, così è possibile uno slancio scientifico-spirituale (ha scritto W.B.Yeats [1865-1939]: “Quanto più preciso e dotto il pensiero, tanto maggiore la bellezza, la passione”; e Goethe ha detto: “Solo ciò che è profondamente ed eternamente vero mi può dare gioia”).
“Occorre l’èmpito – afferma Scaligero – di una mistica nuova, che rechi in sé la forza di tutte le antiche mistiche, e in più un elemento nuovo nel mondo, un elemento assoluto ed eroico, capace di superare il limite [del pensiero astratto], che esiste soltanto ora nella sua totalità e ineluttabilità” (8).
Recita l’adagio: “Chi ha i denti non ha il pane, e chi ha il pane non ha i denti“. Capita, in effetti, che quanti sono capaci di slanci non abbiano il pensiero (e che i loro slanci non li liberino perciò da Lucifero), e che quanti hanno il pensiero non siano capaci di slanci (e che il loro pensiero non li liberi perciò da Arimane).
Veniamo adesso alle massime.
79) “Alla terza gerarchia (principati, arcangeli, angeli) ci si può spiritualmente accostare se si imparano a conoscere pensare, sentire e volere in modo da scorgere in essi lo spirituale attivo nell’anima. Il pensare pone a tutta prima nel mondo solo immagini, non qualcosa di reale. Il sentire si muove in questo elemento immaginativo; testimonia di qualcosa di reale nell’uomo, ma non può esplicarlo. Il volere dispiega una realtà che presuppone il corpo, ma non collabora coscientemente alla sua configurazione. L’essenziale che vive nel pensare, per fare del corpo il fondamento del pensare stesso, l’essenziale che vive nel sentire, per fare del corpo il partecipe di una realtà, l’essenziale che vive nel volere, per cooperare coscientemente alla sua configurazione, è vivente nella terza gerarchia”.
Come vedete, si torna a parlare delle Gerarchie, ma da un punto di vista ancora diverso (le entità spirituali – ricorda Steiner – “ci possono aiutare solo se noi siamo in grado di formarci dei pensieri su di loro. Anche se non siamo arrivati a penetrare con la chiaroveggenza nel mondo spirituale, basta che sappiamo di loro per riceverne aiuto”) (9).
Ho già ricordato che in un mio vecchio scritto (10) parlai della terza come della Gerarchia dei “conoscitori del creato”, della seconda come della Gerarchia dei “custodi del creato”, della prima come della Gerarchia dei “creatori del creato” (e della Trinità come della “creatrice dei creatori”).
Ebbene, è da un punto di vista del genere che Steiner torna qui a parlare delle Gerarchie, cominciando dalla terza: da quella, cioè, che non solo agisce, come abbiamo visto, nelle nostre anime, ma ch’è anche l’unica a essersi formata nel corso dell’evoluzione terrestre.
Che cosa abbiamo imparato, infatti, studiando La scienza occulta (11) e L’evoluzione secondo verità (12)? Che durante l’evoluzione dell’antico-Saturno hanno fatto la loro esperienza “umana” (l’esperienza dell’autocoscienza) quelle che oggi sono le Archài, che durante l’evoluzione dell’antico-Sole hanno fatto la loro esperienza “umana” quelli che oggi sono gli Arcangeli, e che durante l’evoluzione dell’antica-Luna hanno fatto la loro esperienza “umana” quelli che oggi sono gli Angeli (le entità della seconda e della prima Gerarchia hanno fatto invece la stessa esperienza nel corso di cicli evolutivi precedenti).
Quando parliamo della terza Gerarchia, parliamo pertanto di entità che sono più intimamente connesse alla nostra storia, giacché la Terra (sulla quale tocca a noi a fare l’esperienza “umana”) non è che una metamorfosi dell’antica-Luna, dell’antico-Sole e dell’antico-Saturno.
In quanto attiva nell’anima umana, la terza è la Gerarchia del pensare, del sentire e del volere, o, più precisamente, dell’”essenziale che vive nel pensare”, dell’”essenziale che vive nel sentire” e dell’”essenziale che vive nel volere”.
Di norma, non ne siamo però consapevoli: ignoriamo infatti l’essenza del pensare, poiché ne conosciamo solo il riflesso (corticale), e ignoriamo l’essenza del sentire e quella del volere, poiché le sperimentiamo, rispettivamente, in stato di sogno e di sonno (anche durante la veglia).
Potremmo quindi dire, volendo, che l’essenza del pensare è precosciente, che l’essenza del sentire è subcosciente, e che quella del volere è incosciente.
La coscienza di tali essenze dobbiamo perciò conquistarcela, cominciando, come sappiamo, da quella del pensare (è partendo dalla testa, dice Steiner, che dobbiamo “ricostruire l’uomo totale”).
Perché? Perché nel caso del pensare abbiamo a che fare, allo stato di veglia, con il suo riflesso, e quindi con una forma (una rappresentazione) “chiara e distinta” (con una “identità riflessa”, dice Scaligero) alla quale dobbiamo dare forza (immaginativa), mentre, nel caso del sentire, ci troviamo più o meno in balia di una forza che, come quella del sogno, ha una forma crepuscolare e, nel caso del volere, di una forza ancora maggiore che, come quella del sonno, ha una forma totalmente oscura.
80) “Alla seconda gerarchia (dominazioni, virtù, potestà) ci si può spiritualmente accostare se si riguardano i fatti naturali come manifestazioni di uno spirituale vivente in essi. La seconda gerarchia ha allora la natura come sua sede, per agirvi sulle anime”.
La conoscenza sensibile comincia con la percezione e finisce con la rappresentazione; grazie a La filosofia della libertà, scopriamo però che la rappresentazione nasce dall’unione del percetto col concetto: ossia dall’incontro di ciò che proviene dal mondo esterno o dalla natura con ciò che proviene dal mondo interno o, per essere più precisi, dal mondo “esterno dell’interno” dello spirito.
Ciò vuol dire, dunque, che la rappresentazione cosciente nasce dall’incontro tra la terza Gerarchia (quella dell’anima) e la seconda (quella che ha “la natura come sua sede, per agirvi sulle anime”), e quindi, come abbiamo detto, tra la Gerarchia del post-rem, che “conosce” la natura, e la Gerarchia dell’in-re, che “custodisce” la natura.
Pensate alla scala musicale. Abbiamo, che so, un Do e, dopo un intervallo (un’ottava sopra), un altro Do. Ebbene, il rapporto tra questi due Do è analogo a quello tra il percetto (collegato alla seconda Gerarchia, e in particolare agli Elohim o Spiriti della forma) e il concetto (collegato alla terza Gerarchia, e in particolare alle Archài).
Il percetto e il concetto sono dunque una stessa cosa (un’essenza o un’entelechia) che viene sperimentata a due diversi livelli di coscienza e di realtà (spirituale).
81) “Alla prima gerarchia (serafini, cherubini, troni) ci si può spiritualmente accostare se si riguardano i fatti esistenti nei regni della natura e dell’uomo come le azioni (creazioni) di uno spirituale attivo in essi. La prima gerarchia ha allora i regni della natura e dell’uomo come suoi campi di attività, e in essi si esplica”.
La prima, come abbiamo detto, è la Gerarchia dei “creatori del creato”, e quindi, precedendo il creato quale “idea” il creato quale “cosa”, la Gerarchia dell’ante-rem. (Potrete sincerarvi del valore di queste categorie “scolastiche” consultando, di Steiner, La filosofia di Tommaso d’Aquino [13].)
82) “L’uomo alza lo sguardo ai mondi stellari; quel che ivi si offre ai sensi sono soltanto le manifestazioni esteriori di quelle entità spirituali e delle loro azioni, di cui si è parlato in precedenza come degli esseri dei mondi spirituali (gerarchie) ”.
Non ricordo se vi ho già consigliato di accompagnare lo studio delle massime che riguardano le Gerarchie con quello del ciclo di conferenze intitolato: Gerarchie spirituali e loro riflesso nel mondo fisico. Zodiaco-Pianeti-Cosmo (14).
Dal momento che questa massima fa esplicito riferimento al mondo stellare, sarà bene comunque ricordare, come fa ad esempio Prokofieff ne Le dodici notti sante e le Gerarchie spirituali (15), che le entità delle diverse Gerarchie sono in relazione tanto con lo Zodiaco (spirituale) quanto con i pianeti (animici).
Dal punto di vista planetario, infatti, gli Angeli sono in rapporto con la Luna, gli Arcangeli con Mercurio, le Archài con Venere, gli Spiriti della forma con il Sole, gli Spiriti del movimento con Marte, gli Spiriti della saggezza con Giove, e i Troni, ossia le entità della prima Gerarchia subordinate ai Cherubini e ai Serafini, con Saturno.
Dal punto di vista zodiacale, invece, l’Anthropos è in relazione con la regione dei Pesci, gli Angeli con la regione dell’Acquario, gli Arcangeli con la regione del Capricorno, le Archài con la regione del Sagittario, gli Spiriti della forma con la regione dello Scorpione, gli Spiriti del movimento con la regione della Bilancia, gli Spiriti della Saggezza con la regione della Vergine, i Troni con la regione del Leone, i Cherubini con la regione del Cancro, e i Serafini con quella dei Gemelli.
Per quanto riguarda, infine, le regioni del Toro e dell’Ariete, vi leggo ciò che scrive Prokofieff: “Nel momento del Battesimo [nel Giordano] la Trinità superiore si riflette nelle profondità dell’esistenza terrestre: il Principio dello Spirito, come Colomba (Toro), il Principio del Figlio, come Agnello (Ariete), e il Principio del Padre, come Voce dal Cielo, da quelle sfere [oltre lo Zodiaco], a cui non può elevarsi la forza dell’immaginazione umana” (16).
83) “La terra è il teatro dei tre regni naturali e del regno umano, in quanto questi manifestano la parvenza sensibile esteriore dell’attività di entità spirituali”.
“Tutto l’effimero non è che un simbolo”, dice Goethe. Abbiamo infatti visto che, nei tre regni naturali e nel regno umano”, l’“effimero” (il caduco) è “simbolo”, “icona” o “epifania” degli esseri elementari e delle entità della terza, della seconda e della prima Gerarchia.
84) “Le forze che agiscono da parte di esseri spirituali nei regni naturali della terra e nel regno umano, si rivelano allo spirito dell’uomo attraverso la vera conoscenza spirituale dei mondi stellari”.
La “vera conoscenza spirituale dei mondi stellari” ha ben poco dunque a che fare, tanto con l’odierna Astrologia (luciferizzata), quanto con l’odierna Astronomia (arimanizzata).
Note:
1) Dizionario di Filosofia – Rizzoli, Milano 1980, p. 86;
2) R.Steiner: La filosofia della libertà – Antroposofica, Milano 1966, p. 89;
3) cfr. Del “prendersi sul serio” , 23 febbraio 2003;
4) cfr. Shri Aurobindo: Considerazioni e pensieri – Bocca, Milano 1943;
5) cfr. R.Steiner: I mistici all’alba della vita spirituale dei tempi nuovi – Libritalia, Città di Castello (PG) 1997;
6) R.Steiner: Lettere ai soci. 1924 – Antroposofica, Milano 1989, p. 21
7) cfr. R.Steiner: La porta dell’iniziazione – Antroposofica, Milano 1984;
8) M.Scaligero: Graal. Saggio sul Mistero del Sacro Amore – Tilopa, Roma 1982, p. 69;
9) R.Steiner: Il legame fra i vivi e i morti – Antroposofica, Milano 2010, p. 90;
10) cfr. La logica hegeliana e le gerarchie spirituali, 7 dicembre 2003;
11) cfr. R.Steiner: La scienza occulta nelle sue linee generali – Antroposofica, Milano 1969;
12) cfr. R.Steiner: L’evoluzione secondo verità – Antroposofica, Milano 2004;
13) cfr. R.Steiner: La filosofia di Tommaso d’Aquino – Antroposofica, Milano 1956;
14) cfr. R.Steiner: Gerarchie spirituali e loro riflesso nel mondo fisico. Zodiaco-Pianeti-Cosmo – Antroposofica, Milano 1995;
15) cfr. S.Prokofieff: Le dodici notti sante e le Gerarchie spirituali – Arcobaleno – Oriago di Mira (Ve), 1990;
16) ibid., p. 45.