Massime antroposofiche
100/101/102

M

100) “I pensieri hanno la loro vera e propria sede nel corpo eterico dell’uomo. Ma lì essi sono entità-forze viventi. Si imprimono nel corpo fisico. E come “pensieri impressi” hanno quel carattere di ombra nel quale li conosce la coscienza ordinaria”.

Noi siamo costituiti di corpo fisico, corpo eterico, corpo astrale e Io, mentre i pensieri sono costituiti di corpo eterico, corpo astrale, Io e Sé spirituale. Il loro corpo più basso non è dunque fisico (sensibile), ma eterico (extrasensibile).
Ciò vuol dire che i pensieri sono delle “entità-forze viventi” di cui abbiamo coscienza soltanto per il fatto che si riflettono o gettano la loro ombra nel corpo fisico (nel cervello).
In sé, i pensieri sono dunque reali, mentre, per noi, sono astratti: ma lo sono perché è astratta la nostra ordinaria coscienza (riflessa) dei pensieri.

Domanda: Chi è agli inizi dello studio della scienza dello spirito come può aiutarsi a immaginare la nostra costituzione?
Risposta: Riflettendo, ad esempio, su questa pagina di Steiner: “Il corpo fisico, come una specie di nocciolo, sta nel mezzo (rappresentatevi questo del tutto schematicamente davanti agli occhi). Il corpo fisico è permeato durante il giorno dal cosiddetto corpo eterico, che sporge soltanto un poco attorno alla testa, come una chiara aureola, pur compenetrando tutto il capo. Però verso il basso il corpo eterico o vitale diventa sempre più nebbioso e indistinto, e più ci avviciniamo alle membra inferiori dell’uomo, tanto meno esso corrisponde in senso stretto alla forma del corpo fisico. Queste due parti dell’essere umano durante il giorno sono a loro volta avviluppate da quello che noi chiamiamo corpo astrale, che sporge da ogni parte come un ellissoide, come una forma d’uovo e che, nel suo aspetto primitivo, ha dei raggi luminosi che propriamente appaiono come se, dall’esterno, scorressero verso l’interno. In questo corpo astrale sono disegnate un’infinità di figure diverse, tutti i tipi possibili di linee e di raggi, alcune a forma di saetta, altre in strani aggrovigliamenti; tutto questo circonda l’uomo nelle più svariate forme luminose. Il corpo astrale è l’espressione delle sue passioni, dei suoi istinti, impulsi e brame, ma anche di tutti i suoi pensieri e rappresentazioni. In questo corpo astrale la coscienza chiaroveggente vede ritratto tutto quello che chiamiamo esperienze dell’anima, dai più bassi impulsi fin su ai più alti ideali morali. Poi abbiamo il quarto elemento dell’entità umana, che si vorrebbe descrivere come qualche cosa che invia raggi ad un punto che si trova a circa un centimetro dietro la fronte. Questa sarebbe la schematica rappresentazione dei quattro elementi dell’entità umana” (1).

101) “Ciò che nei pensieri vive come sentire, proviene dal corpo astrale; ciò che vive in essi come volere, proviene dall’”io”. Nel sonno il corpo eterico dell’uomo rifulge nel suo mondo di pensieri; solo che l’uomo non vi prende parte perché ha estratto dal corpo eterico e dal fisico il sentire dei pensieri con il corpo astrale, il volere degli stessi con l’”io””.

Abbiamo ricordato, una sera, che il pensare si colloca tra il corpo fisico e il corpo eterico, il sentire tra il corpo eterico e il corpo astrale, e il volere tra il corpo astrale e l’Io. Chi cerca l’Io reale deve pertanto cercare il volere reale, ma può trovare il volere reale solo per mezzo del pensare reale (eterico o vivente).
“Ciò che nei pensieri vive come sentire – dice Steiner -, proviene dal corpo astrale; ciò che vive in essi come volere, proviene dall’”io””.
Notiamo qui, di nuovo, la differenza tra l’anima razionale-affettiva, espressione del sentire nel pensare e del corpo astrale, e l’anima cosciente, espressione del volere nel pensare e dell’Io.
(Per quanto riguarda il modus operandi della prima, ascoltate quanto dice Antonio Orazzo S.I., nella sua introduzione al Dello Spirito Santo di Anselmo d’Aosta: “Il metodo resta segnato da una forte impronta dialettica, in cui gioca un ruolo rilevante la strumentazione della logica aristotelica, soprattutto la deduzione sillogistica, che di solito viene articolandosi in forma dilemmatica con due risposte ipotetiche, di cui una sarà vera e l’altra falsa. Anche se non si può parlare ancora di metodo scolastico in senso stretto, è indubbio che l’argomentare di Anselmo pone le premesse di quella che sarà la quaestio propriamente detta” [2].)
L’anima razionale-affettiva è un’anima “filosofico-teoretica”, mentre l’anima cosciente è un’anima “scientifico-pratica” (ossia un’anima che, facendo tesoro dell’esortazione evangelica: “Sia il vostro parlare sì, sì; no, no; poiché il di più viene dal maligno” – Mt 5,37 -, non indulge, come dice Paolo, in “vane elucubrazioni”).
Non ci è facile capirlo, perché siamo abituati ad associare l’idea della “praticità” alla realtà materiale, e non a quella spirituale. Lo dimostra il fatto che proprio i tipi pratici nella vita materiale, ove si diano a coltivare quella spirituale, o rigettano lo spirito “pratico”, volgendosi al passato e abbandonandosi, irrazionalmente, al sogno, alla fantasia o, nel migliore dei casi, alla “fede” (credo quia absurdum), oppure lo conservano, dandosi allora a “organizzare” con zelo “attività spirituali”.
Tuttavia, osserva Scaligero, questo “organizzare”, nel quale l’attivismo “sostituisce l’attività del pensiero” è “l’ideale di coloro che identificano lo spirito con un fare spirituale, come se vi fosse un fare che potesse essere vero fuori dello spirito” (3).
“Nel sonno – prosegue Steiner – il corpo eterico dell’uomo rifulge nel suo mondo di pensieri; solo che l’uomo non vi prende parte perché ha estratto dal corpo eterico e dal fisico il sentire dei pensieri con il corpo astrale, il volere degli stessi con l’”io””.
Sappiamo che, durante il sonno, l’Io e il corpo astrale sono separati dal corpo eterico e dal corpo fisico. Il che significa che il “volere nel pensare”, legato all’Io, e il “sentire nel pensare”, legato al corpo astrale, sono separati dal “pensare nel pensare”, legato, come abbiamo visto, alla terza Gerarchia; per questo, Steiner dice che nel sonno il corpo eterico “rifulge nel suo mondo di pensieri”.
L’uomo, però, “non vi prende parte” perché dorme, trovandosi perciò, quale Io e corpo astrale, al di là della “soglia” e in stato d’incoscienza.
E qual è allora il compito? Quello di “prendere parte” al rifulgere del corpo eterico nel suo mondo di pensieri allo stato di veglia, educando e sviluppando a tal fine la coscienza immaginativa.

102) “Nell’attimo in cui, durante il sonno, il corpo astrale e l’io sciolgono il legame coi pensieri del corpo eterico, ne stringono un altro col “karma”, con la visione degli eventi svoltisi attraverso le ripetute vite sulla terra. Questa visione è negata alla coscienza abituale; una coscienza soprasensibile perviene ad essa”.

Quando l’Io e il corpo astrale sciolgono, durante il sonno, il loro legame “coi pensieri del corpo eterico” (con il “pensare nel pensare”), ne stringono un’altro con il “sentire nel pensare” e con il “volere nel pensare” che contengono, come abbiamo visto (massima 98), “il risultato karmico di vite precedenti”.
Perché tale esperienza possa darsi allo stato di veglia, occorre dunque sviluppare, al di là di quella immaginativa, la coscienza ispirata e quella intuitiva.
Notate che Steiner dice “nell’attimo in cui, durante il sonno…”, e non semplicemente “durante il sonno”.
Per capirne la ragione, è necessario riprendere la massima 34. Che cosa vi si dice, infatti? Che, nella sfera ritmica o mediana, “l’organizzazione dell’ io e il corpo astrale si collegano alternativamente con la parte fisica ed eterica, e se ne sciolgono di nuovo. Respiro e circolazione sanguigna sono l’impronta fisica di questa unione e separazione. Il processo dell’inspirazione rispecchia il collegamento; quello dell’espirazione, la separazione. I processi nel sangue delle arterie rappresentano il collegamento; i processi del sangue nelle vene, la separazione”.
Non ci sono, però, solo i ritmi del “respiro e della circolazione sanguigna”, c’è anche quello in virtù del quale, per quattro o cinque volte e per la durata di circa 90 minuti, si alternano il sonno senza sogni e il sonno con sogni.
Dunque Steiner dice: “Nell’attimo in cui, durante il sonno,…”, perché, anche durante il sonno, l’Io e il corpo astrale “si collegano alternativamente con la parte fisica ed eterica, e se ne sciolgono di nuovo”. Nella fase in cui (“nell’attimo in cui”) vi si collegano o, per meglio dire, vi si “riflettono”, si dà il sonno con sogni, mentre in quella in cui se ne sciolgono si dà il sonno senza sogni.
Quando il “sentire nel pensare” del corpo astrale e il “volere nel pensare” dell’Io si riflettono nei sogni, può emergere qualcosa della nostra vita prenatale o delle nostre vite terrene precedenti.
Abbiamo visto, infatti, che la vita di veglia va messa in rapporto con la presente vita terrena, che quella di sogno va messa in rapporto con la vita pre-natale, e che quella del sonno senza sogni va messa in rapporto con le vite terrene precedenti; così come abbiamo letto (massima 90): “Nella coscienza di sonno senza sogni l’uomo, senza esserne cosciente, sperimenta il proprio essere come compenetrato dei risultati di precedenti vite terrene. La coscienza ispirata e intuitiva perviene alla visione di questi risultati, e scorge l’influenza di vite terrene precedenti nel decorso del destino (karma) di quella attuale”.

Note:

1) R.Steiner: L’Apocalisse – Antroposofica, Milano 1963, pp. 48-49;
2) A.Orazzo S.I.: introduzione ad Anselmo d’Aosta: Dello Spirito Santo – L’EPOS, Palermo 2005, p. 43;
3) M.Scaligero: Perché un’associazione spirituale viva in Dell’amore immortale – Tilopa, Roma 1982, pp. 316 e 309.

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Di Lucio Russo
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