27/03/2013

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L’Avvenire (28 febbraio 2013) pubblica un articolo, a firma di Maurizio Cecchetti, sull’esposizione dedicata dal Museo d’arte moderna e contemporanea (Mart) di Rovereto a Rudolf Steiner.
L’articolo comincia così: “Il mondo moderno è un mondo dove l’immanenza, grazie al dominio della tecnologia e ai progressi della conoscenza, sembra negare la necessità di un “oltre”. Trascendere non significa più andare oltre il visibile, ma cercare nelle idee e nel sapere le leggi che consentono al soggetto, all’Io, di ridurre il mondo alla propria misura”.
E’ vero, l’Io, nella prima fase di sviluppo dell’anima cosciente, riduce, con un moto di contrazione, il mondo “alla propria misura” (alla misura cartesiana dell’ego). Non è vero però che Steiner, come afferma Cecchetti (che lo definisce, da nesciente, “letterato e visionario”), sia “parte consapevole della modernità”, giacché il suo insegnamento, integrando tale moto di contrazione (sistolico) con un moto di espansione (diastolico), amplia l’ego alla misura del mondo (dell’Io o del Sé spirituale), attuando così il passaggio dalla fase di sviluppo “scientifico-naturale” a quella “scientifico-spirituale” dell’anima cosciente.
Se proprio non se ne potesse fare a meno, si dovrebbe perciò dire che Steiner è “parte consapevole” non della “modernità”, bensì della “post-modernità”: di quella post-modernità che, proprio perché “consapevole”, muove verso la sopra-natura, al contrario di quella che, proprio perché inconsapevole, sta precipitando sempre più nella sub-natura.

P.S.
Una curiosità. Dice Cecchetti che “trascendere non significa più andare oltre il visibile, ma cercare nelle idee e nel sapere le leggi …”. Ma per cercare tali idee e leggi non occorre forse “trascendere”, cioè andare “oltre il visibile”?

P.P.S.
Il “moto pendolare vivente” (Steiner), ossia il moto di contrazione-espansione (centripeto-centrifugo), è, dice Scaligero, “la trascendenza sperimentabile nella immanenza: senza cui l’immanenza è inganno. L’inganno dell’uomo volgare che vuole che lo spirito gli si mostri o gli si dimostri: che rinunci a essere spirito per essere lo spirito alla mercé della sua ottusità” (Dell’Amore Immortale – Tilopa, Roma 1982, p. 187).

Di Lucio Russo
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