“Nelle persone organizzate in questa maniera, i contenuti dell’anima appaiono perciò come sogni nello stato di veglia. In Goethe viveva una siffatta organizzazione umana. Di conseguenza egli diceva che Schiller gli doveva interpretare i suoi sogni poetici.
In Schiller era invece attiva l’altra organizzazione. Egli viveva attingendo a ciò che aveva portato seco dalle sue vite terrene precedenti. Doveva cercare il contenuto di fantasia adatto ad un forte volere” (p. 210).
Abbiamo visto che “nell’attività della fantasia l’organizzazione del pensiero tende ad accostarsi all’organizzazione della volontà”.
L’organizzazione del pensiero di Goethe tende infatti ad accostarsi alla volontà mediante l’attività ritmico-circolatoria, mentre l’organizzazione della volontà di Schiller tende ad accostarsi a quella del pensiero mediante l’attività ritmico-respiratoria, prossima al sistema neuro-sensoriale.
Parliamo, ovviamente, della “fantasia poetica”. Schiller, ad esempio, scrive Lettere sull’educazione estetica del genere umano (13) o Sulla poesia ingenua e sentimentale (14), mentre Goethe scrive il Faust (15) o la Favola (16).
Il volere di Schiller tende dunque al pensare, mentre il pensare di Goethe tende al volere. Nel primo, l’elemento di partenza è individuale (personale), in quanto risente, come detto, delle vite terrene precedenti o del karma, mentre nel secondo è universale (“Faust è bensì una singola figura, ma nessuno potrebbe immaginarsela creata in tanti esemplari quanti sono i personaggi di Shakespeare. L’Io che Goethe rappresenta nel suo Faust può essere messo dinanzi a noi un’unica volta. Se, accanto ad Amleto, Shakespeare poté creare tante altre figure: Lear, Otello, ecc., accanto al Faust si può bensì creare un Tasso o un’Ifigenia; ma essendo ben consapevoli della differenza che passa tra questi poemi. Faust non è Goethe; Faust, in sostanza, è ogni uomo”) (17).
Nel caso di Goethe, abbiamo pertanto a che fare con una “fantasia poetica”, mentre, in quello di Schiller, abbiamo a che fare, diciamo così, con una “fantasia filosofica”.
Anche la filosofia, in quanto espressione dell’anima razionale-affettiva (ossia di un’anima essenzialmente “estetica”), è infatti una “fantasia”.
Pensate ad esempio a Kant: attraverso la sua filosofia non si capisce forse meglio com’era fatto Kant che non com’è fatto il mondo? Oppure pensate a Croce e Gentile: il primo era un idealista erudito (“… essendo io diviso tra una curiosità da erudito e bibliofilo e un interesse filosofico”) (18); il secondo un idealista misticheggiante. Ebbene, non si ha forse, nel carattere dei loro diversi idealismi, un riflesso delle loro diverse nature?
La specie di filosofia che ciascuno si sceglie – diceva Fichte – dipende dalla specie di uomo che egli è (19).
“Sugli uomini predisposti a tendere verso la sfera della fantasia, in modo che la visione della realtà sensibile si muti per loro spontaneamente in immagini di fantasia, conta la potenza arimanica nelle sue intenzioni universali. Con l’aiuto di uomini siffatti essa ritiene di poter scindere totalmente dal passato l’evoluzione dell’umanità, per condurla nella direzione da lei voluta” (p. 210).
Per meglio comprendere questo passo, domandiamoci: quale interesse hanno in comune Lucifero e Arimane? E’ presto detto: quello di evitare che gli uomini, penetrando conoscitivamente la realtà sensibile, scoprano che la sua essenza è sovrasensibile.
A tal fine, operano però diversamente. Dice Steiner: “Con l’aiuto di uomini siffatti essa [la potenza arimanica] ritiene di poter scindere totalmente dal passato l’evoluzione dell’umanità, per condurla nella direzione da lei voluta”.
Ho ricordato, poco tempo fa (lettera 15 marzo 1925), L’apocalisse della modernità dello storico Emilio Gentile. In questo libro, si parla anche di Tommaso Marinetti (1876-1944), autore di quel “manifesto del futurismo” in cui si afferma, tra le altre cose, che “un automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bella della Vittoria di Samotracia”.
Come si vede, l’elemento meccanico-arimanico può arrivare a esercitare, con la complicità di Lucifero, un forte potere di seduzione.
Arimane vorrebbe però cancellare il passato. Come mostra il libro di Gentile, tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, molti credevano, ad esempio, che solo distruggendo il passato potesse venire alla luce l’“uomo nuovo”.
E che cosa è venuto invece fuori? Sono venuti fuori, l’ho già ricordato, la prima guerra mondiale, il comunismo, il fascismo, il nazismo e la seconda guerra mondiale.
Ma questa tremenda lezione della storia non sembra essere servita a capire che l’“uomo nuovo” può venire alla luce cambiando, non le cose, ma il modo di pensare, sentire e volere le cose.
“Su uomini che sono organizzati verso la sfera della volontà, ma che per interiore amore verso una concezione ideale del mondo configurarono energicamente la visione sensibile in immagini di fantasia, conta la potenza luciferica. Mediante uomini siffatti essa vorrebbe trattenere completamente l’evoluzione dell’umanità negli impulsi del passato. Essa potrebbe così impedire all’umanità di immergersi nella sfera in cui la potenza di Arimane deve venir superata” (p. 210).
Lucifero vorrebbe “impedire all’umanità di immergersi nella sfera in cui la potenza di Arimane deve venir superata”: vorrebbe cioè impedirle di immergersi nella sfera della modernità.
Ma quanti sanno che dire “modernità” significa dire “anima cosciente” e “scienza”? Emilio gentile, ad esempio, che intitola il suo libro: L’apocalisse della modernità, non lo sa, perché non sa, come tutti gli odierni storici, che la modernità è in primo luogo un fatto dell’anima.
Pensate, per fare un banale esempio, di portare un orologio che va indietro da un orologiaio che, conoscendone solo il quadrante, si limitasse a spostarne in avanti le lancette. Vi soddisferebbe? Non credo, perché la causa del difetto che si presenta sul quadrante non sta nel quadrante, ma nella cassa: cioè all’interno, e non all’esterno dell’orologio, così come stanno all’interno, e non all’esterno, dell’essere umano le vere cause degli avvenimenti storici.
Ci si potrebbe ad esempio chiedere: ma perché, tra la fine del diciannovesimo secolo e gli inizi del ventesimo, gran parte dell’umanità si era “messa in testa” che dovesse morire un mondo e nascerne un altro, o che dovesse morire un uomo (quello “borghese”) e nascerne un altro?
Mai si potrebbe rispondere a questo interrogativo se s’ignorasse che nel 1879 è cominciata la nuova reggenza di Michele, che nel 1899 è finita l’“era oscura” (il Kali Yuga) ed è cominciata una nuova rivelazione degli Spiriti della personalità (delle Archài).
Ascoltate: “Una delle nozioni più essenziali per la conoscenza del nostro tempo è che l’umanità si trova in certo senso alle soglie di una nuova rivelazione. Si tratta della rivelazione che dovrà avvenire (e sotto certi riguardi sta già avvenendo) ad opera degli Spiriti della personalità. Essi, se così si vuol dire, stanno salendo al rango di creatori, mentre finora nel divenire dell’umanità abbiamo potuto considerare come creatori solo gli spiriti che nella Bibbia sono chiamati Elohim, e che noi chiamiamo Spiriti della forma (…) Dall’inizio del secolo ventesimo, e con più precisione dal 1899 noi uomini presenti nel mondo ci troviamo immersi in una nuova ondata di vita spirituale che si va effondendo nel complesso della vita dell’umanità” (20).
Va però ricordato che questa “nuova ondata di vita spirituale” (ribollente nell’inconscio) diviene creativa se la coscienza umana le va incontro munita di un nuovo e vivo pensare, mentre diviene distruttiva se le va incontro munita dei vecchi, consunti e morti pensieri (“Tutti i peccati di omissione del pensiero, penetrano nella luce come oscurità”) (21).
“Nella vita terrena noi stiamo fra due poli opposti. Al di sopra sono disseminate le stelle. Di là irradiano le forze collegate con tutto ciò che nell’esistenza terrena è regolare e calcolabile. L’alternarsi regolare del giorno e della notte, delle stagioni dell’anno, i periodi universali più lunghi, sono tutti riflessi terreni di processi stellari.
L’altro polo irradia dall’interno della terra. In esso vive l’irregolare. Il vento e le intemperie, il tuono e il lampo, i terremoti e le eruzioni vulcaniche, tutti riflettono processi interiori della terra” (pp. 210-211).
Altrove, il primo di questi due poli viene detto, da Steiner, “astronomico”, il secondo “meteorologico”.
“L’uomo è l’immagine di questa natura stellare-terrestre. Nella sua organizzazione del pensiero vive l’ordine delle stelle; nella sua organizzazione delle membra e della volontà vive il caos della terra. Nell’organizzazione ritmica viene sperimentato in libero equilibrio l’essere umano terrestre” (p. 211).
L’essere umano terrestre vive dunque nella sfera in cui regna un libero e dinamico equilibrio tra l’astronomia e la meteorologia, tra il celeste e il terrestre, tra la regolarità e l’irregolarità.
Pensate di nuovo alla danza classica. E’ corpo, movimento e volontà, ma un corpo, un movimento e una volontà ai quali il pensiero conferisce eleganza, grazia e armonia.
Quando l’astronomia soffoca la meteorologia s’ingenera invece un “formalismo” rigido, se non addirittura “coatto” o “stereotipato”, così come ogni volta in cui la meteorologia soffoca l’astronomia s’ingenera un “de-formalismo” scomposto, se non addirittura “isterico” o “epilettoide”.
(Sentite, a proposito del movimento continuo o discreto, che cosa risponde la grande ballerina americana Cynthia Harvey, ora insegnante di danza, a una domanda relativa a ciò che cerca di dare ai suoi allievi: “Quello su cui cerco di lavorare è il passaggio che c’è tra un passo e l’altro, tra un movimento e l’altro. Vorrei trasferire l’idea di un flusso…” [22].)
Leggiamo adesso le massime.
174) “L’uomo è organizzato, quanto allo spirito e al corpo, da due lati. In primo luogo dal cosmo fisico-eterico. Ciò che in questa organizzazione irradia da entità divino-spirituali nell’entità umana, ci vive come forza della percezione, della facoltà mnemonica e dell’attività della fantasia”.
175) “In secondo luogo l’uomo è organizzato da quanto proviene dalle sue vite terrene precedenti. Questa organizzazione è del tutto spirituale-animica e vive nell’uomo attraverso il corpo astrale e l’io. L’effetto delle entità divino-spirituali che penetrano in questa entità umana risplende nell’uomo come voce della coscienza, con tutto ciò che le è affine”.
176) “Nella sua organizzazione ritmica l’uomo ha il continuo collegamento di entrambi i lati degli impulsi divino-spirituali. Nell’esperienza del ritmo la forza della memoria è portata nell’essere della volontà, e la potenza della coscienza morale nell’essere delle idee”.
Note:
1) J.W.Goethe: Cento poesie – Einaudi, Torino 2011, p. 75;
2) R.Steiner: La scienza occulta nelle sue linee generali – Antroposofica, Milano 1969, pp. 51-52;
3) R.Steiner: Antroposofia-Psicosofia-Pneumatosofia – Antroposofica, Milano 1991, p. 177;
4) C.G.Jung: La dimensione psichica – Boringhieri, Torino 1972, pp. 136-137;
5) J.Hillman: Il piacere di pensare (conversazione con Silvia Ronchey) – Rizzoli, Milano 2001, p. 99;
6) cfr. Amore e verità, 6 marzo 2005;
7) J.Hillman-M.Ventura: 100 anni di psicoterapia e il mondo va sempre peggio – Garzanti, Milano 1993, p. 84;
8) ibid., p. 164;
9) R.Steiner: La posizione dell’antroposofia nei confronti della filosofia – Antroposofica, Milano 2012, p. 102;
10) F.von Baader: Sull’analogia dell’istinto di conoscere e dell’istinto di generare in Filosofia erotica – Rusconi, Milano 1982;
11) Esopo: Favole – Mondadori, Milano 1996, p. 101;
12) cfr. R.Steiner: Metamorfosi della vita dell’anima – Tilopa, Roma 1984;
13) cfr. F.Schiller: Lettere sull’educazione estetica dell’uomo – Armando, Roma 1971;
14) cfr. F.Schiller: Sulla poesia ingenua e sentimentale – Mondadori, Milano 1995;
15) cfr. J.W.Goethe: Faust – Einaudi, Torino 1967;
16) cfr. J.W.Goethe: Favola – Adelphi, Milano 1995;
17) R.Steiner: Metamorfosi della vita dell’anima, p. 157;
18) C.Albanese: Un uomo di nome Benedetto – Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 2001, p. 19;
19) R.Steiner: Gli enigmi della Filosofia – Tilopa, Roma 1987, p. 16;
20) R.Steiner: Come ritrovare il Cristo? – Antroposofica, Milano 1988, pp. 147-148; cfr. pure L’uomo da creatura a creatore, 1 marzo 2004;
21) R.Steiner: Macrocosmo e microcosmo (O.O. 119) – Stampato in proprio, Verona 2012, p. 35;
22) cfr. www.balletto.net/giornale.php?articolo=166.