06/07/2014

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Nel corso di un’intervista, pubblicata da Il Messaggero (29 giugno 2014) e titolata: Un argine alla deriva morale, Papa Francesco, alla domanda di Franca Giansoldati: “Secondo lei si parla così tanto della corruzione perché i mass media insistono troppo sull’argomento, o perché effettivamente si tratta di un male endemico e grave?”, così risponde: “Mi sono interrogato molto, e sono arrivato alla conclusione che tanti mali crescono soprattutto durante i cambi epocali. Stiamo vivendo non tanto un’epoca di cambiamenti, ma un cambio d’epoca. E quindi si tratta di un cambio di cultura; proprio in questa fase emergono cose del genere. Il cambiamento d’epoca alimenta la decadenza morale, non solo in politica, ma nella vita finanziaria o sociale”.
Ma non è così: non sono le forze (spirituali) che ispirano il cambiamento d’epoca e di cultura (la moderna reggenza dell’Arcangelo Michele comincia nel 1879 e la cosiddetta “età oscura” finisce nel 1899) ad alimentare la decadenza morale, bensì quelle che tale cambiamento temono, avversano e ostacolano.
Abbiamo più volte affermato che gli “orrori” etici discendono dagli “errori” noetici (“Chi semina vento raccoglie tempesta”). E qual è l’errore noetico che produce l’odierna “deriva morale”? E’ l’errore del materialismo: di quel materialismo, consapevole o inconsapevole (come quello dei cattolici e di quasi tutti i sedicenti spiritualisti) che teme, avversa e ostacola il passaggio dell’anima cosciente dalla sua prima fase di sviluppo scientifico-naturale (galileiana) a quella scientifico-spirituale, che teme, avversa e ostacola, cioè, il passaggio dalla conoscenza retta dalla fede alla fede retta dalla conoscenza o, per dirla con il “calavrese abate Giovacchino”, dall’epoca del Figlio a quella dello Spirito Santo, ch’è Spirito di verità, e quindi di conoscenza (“Non c’è nulla infatti di nascosto che non debba essere manifestato e nulla di segreto che non debba essere messo in luce” – Mc 4,22).
Afferma ancora il Papa (riferendosi a quanti lo ritengono un comunista, un pauperista o un populista): “Io dico solo che i comunisti ci hanno derubato la bandiera. La bandiera della povertà è cristiana. La povertà è al centro del Vangelo”.
Ma quella dei comunisti non è la “bandiera” del materialismo? E non è quindi equivoco asserire, come fa il Papa, che “Marx non ha inventato nulla”, dal momento che i comunisti dicono quello che già diceva il Cristianesimo duemila anni fa? Non ha detto meglio quell’ignoto che ha affermato (guardando allo spirito): “Il comunismo è il Vangelo di Dio in bocca al demonio”?
(Nel nostro Pensare la triarticolazione [11 novembre 2002], osservando che i rivoluzionari possono essere animati “tanto dall’odio che dall’amore: tanto dall’odio per i ricchi e i potenti, ad esempio, che dall’amore per i poveri e i deboli”, abbiamo scritto: “non sarebbe male se i “rivoluzionari” (di ogni colore) meditassero, di tanto in tanto, il seguente passo del Vangelo: “Maria allora, presa una libbra di profumo di nardo puro, molto prezioso, unse i piedi di Gesù e glieli asciugò con i suoi capelli, sicché la casa fu ripiena del profumo dell’unguento. Ma disse Giuda Iscariote, uno dei suoi discepoli, quello che stava per tradirlo: “Perché tale unguento non s’è venduto per trecento denari che potevano essere dati ai poveri?”. Disse questo, non perché gl’importasse dei poveri, ma perché era ladro, e, tenendo la borsa, portava via quel che ci veniva messo dentro”” [Gv 12, 3-6].)
Papa Francesco, condannando l’“egoismo”, l’“edonismo”, il “dio denaro”, il “vitello d’oro”, senza mai nominare però il materialismo, auspica che venga posto “un argine alla deriva morale”. Ma è inutile illudersi: un vero argine all’odierna e ingravescente deriva morale può porlo soltanto un profondo rinnovamento (per non dire, una “resurrezione”) della vita del pensiero e della conoscenza.
(Nel nostro Scienza reale e scienza simulata [20 giugno 2014], abbiamo riportato questo significativo passo di Steiner [del 1919]: “Se lasciamo che ancora per tre decenni si continui a insegnare come si fa ora nelle nostre università, che si continui a pensare sulle questioni sociali come si fa attualmente, avremo fra trent’anni un’Europa devastata. Si potranno proporre ideali in questo o quel campo, ci si potrà sgolare a parlare delle singole aspirazioni che vengono dai diversi gruppi di uomini, o a parlare della fede che qualcosa sia fatto per tali pressanti aspirazioni per il futuro dell’umanità; tutto sarà inutile se la trasformazione non avverrà partendo dalle fondamenta delle anime umane, dal pensiero dei nessi esistenti fra questo mondo e quello spirituale. Se non ci si trasformerà, se non si muterà pensiero, verrà il diluvio morale sopra l’Europa”.)

Di Lucio Russo
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