12/07/2015

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A un certo punto del suo (peraltro interessante) Al servizio del Reich – Come la fisica vendette l’anima a Hitler (Einaudi, Torino 2015), Philip Ball lamenta inopinatamente il fatto che “forse non si siano ancora approfondite a sufficienza le assonanze tra fascismo, Naturphilosophie [quella “animistica di Goethe e Schelling” (p. 91)], misticismo con tratti da culto di Rudolf Steiner e antroposofia da una parte, e le confortanti certezze di certe credenze New Age dall’altra” (p. 92). E in nota (con malcelata perfidia) aggiunge: “Steiner è stato difeso dall’accusa di avere simpatie naziste, e sicuramente pare non fosse apprezzato dai nazionalsocialisti stessi. Non avrebbero però probabilmente trovato niente da ridire in questo suo commento [tratto da un ciclo di conferenze del 1884-1902]: “Gli ebrei in quanto tali sono sopravvissuti a se stessi da molto tempo. Non hanno diritto di esistere nella vita moderna delle nazioni. Che siano ugualmente sopravvissuti è un errore da parte della storia del mondo, di cui c’erano da aspettarsi le conseguenze”.
Sta di fatto, però, che non avrebbero “probabilmente trovato niente da ridire” se avessero letto tale “commento”, alla stessa stregua di Philip Ball, in chiave materiale (razziale), mentre hanno trovato molto da ridire quando si sono resi in qualche modo conto che andava letto in chiave spirituale (culturale). Tanto hanno trovato allora da ridire (tenuto conto per di più che Steiner, nel 1920, espresse il timore “di una Germania prossimo regno dell’assassinio”) (*) da mettere fuori legge, nel novembre del 1935, la società antroposofica tedesca (anche in Italia, i fascisti disposero lo scioglimento, nel 1941, di tutti i gruppi antroposofici).
Come si vede, quanto capirono allora i nazisti e i fascisti, non lo ha ancora capito Philip Ball, e non lo hanno ancora capito molti altri rappresentanti dell’odierno e tragico analfabetismo psicologico e pneumatologico.

P.S.
Per aiutarsi a intendere in modo spirituale le parole di Steiner (avulse dal contesto), si potrebbe provare a immaginare che Saulo, anziché trasformarsi interamente in Paolo, fosse rimasto qual era e avesse preso (come una specie di “doppio”) a vivergli accanto. Non si sarebbe potuto dire allora, di lui, che era sopravvissuto a se stesso (a Paolo), che la sua vita (animico-spirituale) era anacronistica, e che la sua sopravvivenza, nell’epoca della moderna e immanentistica “anima cosciente”, era una sorta di “errore da parte della storia del mondo”?

(*) A.Franco: Antroposofia e Nazionalsocialismo in Antroposofia – Rivista di Scienza dello Spirito, luglio-agosto 2001, n°4, pp. 71-72.

Di Lucio Russo
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