Orrori ed errori

O

Da quando si è fatta più minacciosa e cruenta l’offensiva dell’integralismo islamico, si sente sempre più spesso parlare (in modo per lo più superficiale e grossolano) della necessità di riaffermare l’“identità cristiana” dell’Italia e dell’Europa.
Ma qual è questa “identità”? Quella degli ortodossi, dei cattolici o dei protestanti che non hanno saputo far altro che ricavare dal Dio uno e trino tre diverse confessioni che privilegiano, rispettivamente, la Persona del Padre, la Persona del Figlio e la Persona dello Spirito Santo (1)? O quella di coloro che, riducendo il Dio uno e trino a un Dio uno, trasformano il cristianesimo in un monoteismo analogo a quelli dell’ebraismo e dell’islamismo? O quella dei sedicenti “atei cristiani” (come ad esempio Oriana Fallaci e Salvatore Natoli) (2) che si dicono “cristiani”, ma credono soltanto (da materialisti) nell’uomo-Gesù?
“Solo in virtù di una colossale menzogna – ha detto Ernesto Buonaiuti (1881- 1946) – noi ci diciamo ancora cristiani. Il Cristianesimo lo dobbiamo conquistare” (3).
Non c’è dunque granché da “riaffermare”, mentre ci sarebbe molto da “rinnovare” per arrivare a capire che il Cristo non è il Dio di una “particolare” religione, ma è il Dio di ogni uomo in quanto uomo, e quindi anche il Dio di quanti si professano, del tutto legittimamente, seguaci dell’ebraismo, dell’islamismo, dell’induismo, del buddismo, ecc..
(Scrive Scaligero: “Realizza veramente l’“Io sono” [il Logos o il Cristo], chi è capace di riconoscerlo in qualunque altro essere, sotto qualsiasi spoglia”.) (4)
Dice Steiner: “Nell’intimo delle anime c’è l’anelito, la tendenza viva a comprendere nuovamente il mistero del Golgota. Quello che deve venir cercato è un’esperienza nuova del Cristo (…) Poiché nella sua prima forma venne sperimentato grazie agli avanzi di antichi retaggi d’anima e poiché questi, dal secolo XV in poi, sono stati esauriti, esso si trasmette ormai per tradizione. Soltanto nell’ultimo terzo del secolo XIX l’ottenebramento fu totale (…) Ma deve di nuovo venir cercata una luce che conduca fuori dell’ottenebramento delle anime. Occorre davvero che si sperimenti di nuovo il mondo spirituale” (5).
Consideriamo i cattolici. Scrive Bruno Forte: “Il Dio dei cristiani è un Dio cristiano? Questa domanda, in apparenza paradossale, nasce spontaneamente se si considera il modo in cui molti cristiani si raffigurano il loro Dio. Nel discorso essi parlano di Lui riferendosi ad una vaga “persona” divina, più o meno identificata con il Gesù dei Vangeli o con un essere celeste non meglio precisato. Nella preghiera essi parlano con questo Dio piuttosto indefinito, mentre sentono estranea, per non dire astrusa, la maniera in cui la liturgia fa pregare il Padre per Cristo nello Spirito Santo: si prega Dio, ma non si sa pregare in Dio. E’ innegabile il fatto che molti cristiani [cita qui Karl Rahner], “nonostante la loro esatta professione della Trinità, siano quasi solo dei “monoteisti” nella pratica della loro vita religiosa. Si potrà rischiare l’affermazione che, se si dovesse sopprimere, come falsa, la dottrina della Trinità, pur dopo un tale intervento gran parte della letteratura religiosa potrebbe rimanere quasi inalterata”” (6).
Giacché una cosa è il Dio uno e trino, altra la nostra coscienza di tale Dio, il solo modo di rinnovare la nostra “identità cristiana” o di “conquistare – come dice Buonaiuti – il cristianesimo” sarebbe perciò quello di rinnovare la nostra coscienza cristiana (7), sviluppando, in particolare, la nostra coscienza dello Spirito Santo (8). E’ solo per mezzo dello Spirito Santo, infatti, che l’uomo moderno può ritrovare il Figlio e il Padre (“In verità, vi dico: chi accoglie colui che io manderò, accoglie me, e chi accoglie me, riceve colui che mi ha mandato” – Gv 13,20).
(Dimitrij Sergeevič Merežkovskij [1865-1941] riporta le seguenti parole di Gioacchino da Fiore [1130-1202]: “Nel primo Testamento del Padre: la notte; nel secondo del Figlio: il mattino; nel terzo dello Spirito: il giorno”; “Una notturna luce stellare nel primo; una luce crepuscolare nel secondo; una chiara luce solare nel terzo”; e aggiunge: “La cristianità ha conosciuto due sole persone della Divinità, il Padre e il Figlio; ma nell’Evangelo eterno apocalittico, saranno conosciute le tre persone: Padre, Figlio e Spirito Santo” [9].)
Afferma Steiner: “Lo Spirito Santo altro non è che colui grazie al quale anche si comprende che cosa in sostanza il Cristo abbia compiuto. Cristo non ha voluto soltanto agire; ha voluto anche essere conosciuto, ha voluto anche essere compreso. Perciò fa parte della realtà cristiana che agli uomini venga inviato lo spirito ispiratore, lo Spirito Santo” (10).
(“Guardate che nessuno vi inganni; molti verranno nel mio nome, dicendo: Io sono il Cristo e trarranno molti in inganno” – Mt, 24,4-5.)
Per sviluppare la nostra coscienza dello Spirito Santo (dell’Io divino-spirituale) occorre però sviluppare, previamente, la nostra coscienza della Vergine-Sophia (“Vieni, Santo Spirito, vieni per Maria”), così come per sviluppare la nostra coscienza della Vergine-Sophia occorre sviluppare, previamente, la nostra coscienza della moderna missione dell’Arcangelo Michele: ossia quella del pensare attivo, dinamico o vivente (del pensare divino-spirituale).
Quanti ostacolano o impediscono, in un modo o nell’altro, lo sviluppo di tale pensare (e quindi della coscienza immaginativa), impediscono di fatto lo sviluppo, sia della coscienza ispirata (sofianica), sia della coscienza intuitiva (pentecostale).
(“Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti alla gente; di fatto non entrate voi, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrare” – Mt 23,13.)
Si meditino queste parole del Cristo-Gesù: “In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna” (Mc 3,28-29).
La “bestemmia” contro lo Spirito Santo (in rapporto con il Sé spirituale) è, a un primo livello (eterico), la “bestemmia contro” la coscienza immaginativa e, a un secondo livello (astrale), contro la coscienza ispirata.
In altre parole, la “bestemmia” contro lo Spirito Santo (contro lo Spirito di Verità) è la “bestemmia” contro la conoscenza spirituale: è cioè l’insieme di quegli errori del pensiero (e di quelle menzogne) dai quali derivano, senza che se ne sia di norma consapevoli, gli orrori della volontà, dell’azione o del comportamento.
Scrive Steiner: “Dove in un altro si impegnano solo l’intelletto e il giudizio, il discepolo deve apprendere a sperimentare tutta la scala dei sentimenti, dal dolore fino all’entusiasmo, dalla tensione penosa fino alla gioiosa liberazione per la verità conquistata. Di più, deve imparare a sentire quasi un odio di fronte a ciò che l’uomo normale sperimenta freddamente come “errore”; deve sviluppare in sé un amore per la verità che porti un carattere assolutamente personale: altrettanto personale e caldo quanto è l’amore che un amante sente per l’amata” (11).
(Dice Dante: “Per “amore” intendo lo studio lo quale io mettea per acquistare l’amore di questa donna” [Convivio III, XII, 2]; “questa donna” è la “gloriosa donna della mente”, cioè la Vergine-Sofia.)
Come s’impara “a sentire quasi un odio di fronte a ciò che l’uomo normale sperimenta freddamente come “errore”? Imparando a superare l’ordinario pensiero astratto, “debole” (Vattimo) o “falsificabile” (Popper) (12), così da arrivare, “vivificando” il pensare e “animando” i pensieri, a cogliere negli errori del pensiero i germi degli orrori della volontà: imparando ossia a provare orrore dell’errore.
Nel nostro studio delle Massime antroposofiche (13), pensando ad esempio a quanti sostengono che l’embrione non è un essere umano, abbiamo osservato che si può pensare una cosa del genere soltanto perché l’intelletto, sganciato dal sentire umano, è stato inconsciamente agganciato dal sentire-non-sentire (dal gelo) delle potenze arimaniche, e abbiamo invitato a pensare, di contro, alla Mater misericordiae, a Parsifal, definito da Wagner “l’eroe pietoso”, o alla dottrina della compassione del Buddha.
In altra parte dello stesso studio (14), abbiamo invece ricordato quanto dice il Catechismo della Chiesa Cattolica dello Spirito Santo: “La missione di Cristo e dello Spirito Santo si compie nella Chiesa, corpo di Cristo e tempio dello Spirito Santo” (15). Per i cattolici, “Tempio dello Spirito Santo” è dunque la Chiesa, e non ciascun essere umano (ciascun Io), non essendo l’uomo nemmeno semplice “tempio dello spirito”, in quanto fatto solo di anima e corpo, e non quindi “a immagine e somiglianza”, come pure dicono, del Dio uno e trino.
Scrive il teologo austriaco Adolf Holl: “Che lo spirito si muova dove vuole, sta scritto nel Vangelo di Giovanni, ma i custodi del credo non lo accettarono per valido. Ciò che odorava di gnosi veniva per loro non dallo Spirito Santo, ma dal diavolo” (16); alcuni, però, “non potevano proprio accontentarsi di credere che lo Spirito Santo avesse terminato la sua attività attorno all’anno 100, in accordo con quanto stabilito autorevolmente dalla rivelazione divina” (17); e così conclude: “lo Spirito Santo cattolico” assomiglia “a un uccello in gabbia” (18).
E’ possibile parlare, come fa Holl, di un “uccello in gabbia” (di una “colomba in gabbia”), ma, dal momento che lo Spirito Santo è la terza “Persona” della Trinità, si può anche parlare di un “sequestro di Persona”: di un “sequestro” grazie al quale la Chiesa, in quanto “concessionaria unica” della relazione con lo Spirito di Verità, può proporsi (non potendo più, come un tempo, imporsi) quale coscienza dell’umanità.

Note:

01) “Il cristianesimo orientale ha privilegiato il Dio Padre anche se lo chiama Cristo; la religione occidentale cattolico-romana ha privilegiato il Dio Figlio, vedendo il Padre solo come un vecchio con la barba fluente che viene sì dipinto, ma del quale si parla poco; il cristianesimo evangelico a sua volta privilegia lo Spirito Santo e discute molto di come ci si possa liberare dal peccato, di come l’uomo possa venir risanato dal peccato, di come l’uomo si possa giustificare davanti a Dio e così via. In realtà, mentre in origine il cristianesimo conosceva un Dio in tre figure, ora esso è diviso in tre confessioni” (R.Steiner: La storia dell’umanità e le civiltà del passato – Antroposofica, Milano 2003, p. 104);
02) cfr. La forza della ragione, 12 aprile 2004;
03) cit. in G.B.Guerri: Eretico e profeta. Ernesto Buonaiuti, un prete contro la Chiesa – Mondadori, Milano 2001, p. 1;
04) M.Scaligero: Iside-Sophia la dea ignota – Mediterranee, Roma 1980, p. 23;
05) R.Steiner: Forze spirituali attive tra vecchia e nuova generazione – Antroposofica, Milano 1964, pp. 32-33. L’ottenebramento materialistico del “macromondo” o della natura (delle “cose”) dell’ultimo terzo del secolo XIX ha lasciato oggi il posto all’ottenebramento materialistico del “micromondo” o della subnatura (delle “microcose”, quali ad esempio le “particelle”, i “quanti” o i “bit”);
06) B.Forte: Trinità come storia – Paoline, Cinisello Balsamo (Mi) 1985, p. 13;
07) cfr. Cristianesimo e cristianità, 18 maggio 2005;
08) cfr. Della Trinità, 30 giugno 2006; Ancora sulla Trinità, 1 settembre 2006; Pentecoste, 21 settembre 2006; Lo Spirito Santo e la Vergine-Sophia, 10 dicembre 2006;
09) D.S.Merežkovskij: Francesco d’Assisi – Edizioni Biblioteca Francescana, Milano 1996, pp. 40 e 42;
10) R.Steiner: Antropologia scientifico-spirituale – Antroposofica, Milano 2009, vol. II, pp. 123-124;
11) R.Steiner: I gradi della conoscenza superiore in Sulla via dell’iniziazione – Antroposofica, Milano 1977, p. 40;
12) “L’anima ha una naturale fiducia nel pensiero; sente che dovrebbe perdere ogni sicurezza nella vita, se non potesse nutrire quella fiducia. Quando ha inizio il dubbio sul pensare, cessa la sana vita dell’anima […] Certi pensatori, i quali mettono in dubbio la validità e la forza del pensare, s’ingannano sull’atteggiamento fondamentale della propria anima, poiché spesso è proprio l’acutezza del loro pensare a crear loro problemi e dubbi, per un certo eccesso di tensione intellettuale. Se realmente essi non riponessero fiducia nel pensare, non si tormenterebbero con quei dubbi e quei problemi che non sono altro che prodotti del pensare” (R.Steiner: La soglia del mondo spirituale in Sulla via dell’iniziazione: op. cit., pp.129-130);
13) cfr. lettera 2 novembre 1924, massime 112/113/114;
14) cfr. lettera 5 aprile 1925, massime 180/181/182;
15) Catechismo della Chiesa cattolica – Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2005, p. 222;
16) A.Holl: Lo Spirito Santo – Rizzoli, Milano 1971, p. 86;
17) ibid., p. 29;
18) ibid., p. 116.

Scarica PDF

Di Lucio Russo
Per qualsiasi informazione o commento, potete inviare una e-mail al seguente indirizzo: info@ospi.it



Nel campo sottostante è possibile inserire un nome o una parola. Cliccando sul pulsante cerca verranno visualizzati tutti gli articoli, noterelle o corrispondenze in cui quel nome o parola è presente