06/04/2016

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Abbiamo detto, in più occasioni, che l’attuale scontro tra l’Europa e l’Occidente e il fondamentalismo islamico è essenzialmente lo scontro tra una modernità priva di spiritualità e una spiritualità priva di modernità. La prima è espressione di un pensare povero di volere, e quindi di una libertà negativa (“da”) o vuota (egoistica); la seconda è espressione di un volere povero di pensare, e quindi di una non-libertà o di una sottomissione (collettivistica).
(Scrive Gianni Baget Bozzo: “I cristiani portarono nel mondo islamico la sorgente greca, ma essa si esaurì dopo un periodo di splendore [quello di Avicenna e Averroè]: l’Islam si rivelò incompatibile con la filosofia. La sua scelta fu di fermarsi al solo Corano, bloccando la dinamica del pensiero. L’Islam può essere solo obbedito, non può essere pensato” [*].)
E’ questa una delle principali polarità che caratterizzano (sia sul piano individuale che su quello collettivo) l’interrelazione dinamica tra il conscio (l’ego) e l’inconscio (il non-ego). Gli odierni europei e occidentali, ad esempio, portatori nel conscio di un pensare povero di volere (di un’astratta ed esangue razionalità) sono inconsciamente portatori di un volere povero di pensare (di un’“ombra”, direbbe Jung, dogmatica e intollerante).
Ebbene, tra le varie forme in cui il conscio può patire l’attività di tale ombra c’è quella della “tentazione”.
Alla tentazione, come si sa, si può cedere o resistere (**). Nel primo caso, è possibile che si sperimenti un rovesciamento nell’opposto (una “conversione”) equivalente, per dirla con Erich Fromm, a una “fuga dalla libertà” (***) o, il che è lo stesso, a una fuga dal pensare; nel secondo, invece, è possibile che si sperimenti uno stato d’animo simile a quello espresso da Carlo Rovelli, moderno uomo di scienza, nel ricordare una moschea da lui visitata in Africa: “Non ci sono arredi, sfarzi, ostentazione di ricchezze, immagini di agonizzanti in croce, candele, oscurità, vecchi dipinti di facce stralunate, ori. C’è solo un grande spazio di serenità. Di accoglienza. Qualcosa di umano, terribilmente umano, dove il cuore del fatto di essere umano pare essere il lasciarsi andare all’essenziale, all’assoluto […] E per un momento, a me, ateo convinto e senza esitazione alcuna, sembra di capire cosa possa significare per tanta gente l’abbandonarsi all’onnipotenza di un Dio che non è padre ma è vero e completo assoluto. Esco con una grande pace nel cuore. Forse sono solo semplici reazioni fisiche a una giornata che fra il caldo, il viaggiare, la sete, gli incontri e lo stress, è stata faticosa. Oppure forse ho imparato qualcosa, una piccola cosa in più, di questa vasta complessità ch’è l’umanità” (****).

P.S.
Nel nostro Essere e stato (19 marzo 2003), avevamo scritto: “Siamo convinti che in ogni “meccanicista” si cela un’ombra “mistica”, così come in ogni “mistico” si cela un’ombra “meccanicista””.

(*) G.Baget Bozzo: Di fronte all’Islam – Marietti, Genova 2001, p. 30; cfr. pure la Noterella del 17 gennaio 2016.
(**) Le tentazioni si possono anche vincere. Dice però Oscar Wilde che il modo migliore di vincere una tentazione è di cederle.
(***)cfr. E.Fromm: Fuga dalla libertà – Mondadori, Milano 1987.
(****)Corriere Della Sera/ LA LETTURA, 31 gennaio 2016. Ci siamo occupati di Carlo Rovelli ne Le “magnifiche sorti” e regressive (15 settembre 2015) e nella Noterella del 14 dicembre 2015.

Di Lucio Russo
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