25/05/2016

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Steiner (1905): “Nessuno può trovare direttamente una verità spirituale nei mondi superiori, se non ha sviluppato un alto grado di facoltà spirituali, di chiaroveggenza. La chiaroveggenza è condizione indispensabile, però, soltanto per la scoperta di verità spirituali. Importa tener presente che, siccome fino ad oggi ed ancora per molto tempo, i rosacroce non insegneranno nulla exotericamente che non possa venir afferrato con il comune intelletto logico, si erra obiettando che sia necessaria la chiaroveggenza per poter capire la forma rosicruciana della scienza dello spirito. L’importante non è la facoltà di percezione. Se non si comprende la sapienza dei rosacroce col pensiero, significa solo che l’intelletto logico non è stato ancora sviluppato abbastanza. Se si accoglie la cultura moderna e quanto si può raggiungere attraverso di essa, basterà avere pazienza e costanza e non essere troppo pigri nello studio; si capirà allora l’insegnamento del maestro rosicruciano. Se dunque qualcuno mette in dubbio questa sapienza, dicendo che non la può capire, la causa non sarà la sua mancata elevazione ai mondi superiori, ma l’insufficiente applicazione del suo intelletto logico, o il non voler usufruire delle normali esperienze dell’intelletto al fine di capire veramente” (La saggezza dei rosacroce – Antroposofica, Milano 1959, pp. 10-11).
Steiner (1909): “Nel mondo spirituale realtà già note in precedenza possono venir osservate solo qualora ci si decida a riceverne comunicazione e le si impari a conoscere nel modo corrente. E’ la legge sulla quale nel mondo spirituale e per tutti i tempi è fondata la fraternità universale (…) Nel mondo spirituale si ha cura che nessuno diventi per così dire un isolato e possa dire: io non mi occupo di tutto quanto esiste già e faccio indagini solo per me (…) Prima bisogna apprendere le verità che la scienza dello spirito presenta, e solo poi le si potrà percepire. Anche il veggente dunque deve prima imparare a conoscere ciò che è già stato investigato, e poi potrà osservare i fatti, grazie a una scrupolosa disciplina. Possiamo dire: una volta che le entità spirituali abbiano fecondato per una prima veggenza un’anima umana, avvenuta che sia questa unica verginale fecondazione, è necessario poi che altri, prima di avere il diritto di conseguire e osservare qualcosa di simile, rivolgano lo sguardo a ciò che quella prima anima ha già raggiunto” (L’occultismo dei rosacroce – Antroposofica, Milano 2001, p. 20).

P.S.
In una delle nostre “risposte” (17 febbraio 2015), abbiamo detto che non pochi, nell’“ambiente antroposofico”, trascurano o disdegnano il faticoso e umile lavoro preparatorio dell’intelletto (lo studio), e abbiamo riportato le seguenti parole di Steiner: “Nessuno può diventare un “veggente” in senso superiore (e cioè reale) se non si sia prima addentrato nella vita del pensiero. In molti uomini, una certa pigrizia interiore ha, sotto questo riguardo, una brutta parte. Non si rendono conto di questa pigrizia, perché essa si camuffa col disprezzo del “pensiero astratto”, della “vana speculazione”, ecc.” (*).
Vogliamo qui aggiungere che sono affetti dal medesimo pregiudizio anti-intellettuale anche quanti (in specie tra i “volitivi” o “palestrati”), incuranti del fatto che il sano intelletto “non è legato – come spiega Steiner – al cervello fisico” (giacché si riflette in esso), e che “solamente l’intelletto materialistico malato è legato al cervello” (**) (giacché s’identifica con esso), vengono narcisisticamente attratti dall’idea dei “poteri magici”.
Riguardo a questi (inclini, in genere, alla “mitomania”), sarebbe bene riflettere su questo passo, tratto da una conferenza di Steiner del 1921: “In quelli che fanno esercizi per arrivare a conoscenze soprasensibili senza volersi sottoporre alle necessarie regole di preparazione, in generale può essere facilmente osservato che essi non diventano più modesti, ma che soggiacciono veramente a una specie di megalomania. Bisogna dire ciò chiaramente, affinché nessuno arrivi a credere che chi si trova entro una vera conoscenza antroposofica voglia negare che una tale megalomania infurii davvero fra coloro che, per una ragione qualsiasi, aderiscono all’antroposofia” (***).

P.P.S.
“Ma a quanti lo accolsero, a quelli che credono nel suo nome, diede il potere di diventare figli di Dio; i quali, non dal sangue, né da voler di carne, né da voler dell’uomo, ma da Dio [dall’Io sono] sono nati” (Gv 1,12-13).
E’ questo il solo “potere” che dovremmo renderci degni di ricevere (così comincia una meditazione data da Steiner: “Sentendo il bisogno della Tua grazia, aprendo con tutte le mie forze le porte dell’anima, attendo, Cristo luce del mondo, la Tua illuminazione…”) (****).

(*) R.Steiner: Teosofia – Antroposofica, Milano 1957, p. 132.
(**) R.Steiner: L’aspetto interiore dell’enigma sociale – Antroposofica, Milano 2016, p. 97. Afferma inoltre (in altra sede): “E’ particolarmente importante che vi siano persone in grado di comprendere con l’intelletto le conoscenze della scienza dello spirito, la conoscenza che viene cercata in mondi soprasensibili. Oggi la comprensione razionale, intellettuale, della scienza dello spirito è straordinariamente necessaria, perché è proprio questo il mezzo per aver ragione delle potenze culturali più resistenti. L’intelletto degli uomini, oggi, è talmente capace che tutta la scienza dello spirito può venir compresa, solo a volerlo. E mirare a questa comprensione, appunto, è un interesse della civiltà non egoistico, bensì universalmente umano” (Il divenire dell’uomo – Antroposofica, Milano 2007, pp. 61-62).
(***) R.Steiner: Le basi conoscitive e i frutti dell’antroposofia – Antroposofica, Milano 1968, pp. 78-79.
(****) R.Steiner: Mantrische Sprüche Seelenübungen II – Rudolf Steiner Verlag, Dornach/ Schweiz 1999 (GA 268), p. 313.

Di Lucio Russo
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