20/06/2016

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Chicco Testa (alias Enrico Testa, presidente di Assoelettrica) prima cita Steiner, “La mucca possiede le corna in modo da poter proiettare le forze astrali e quelle eteree che così penetrano nel suo sistema digestivo. […] In questo modo le corna si trasformano in un dispositivo che per sua stessa inerente natura proietta all’interno della vita interiore le proprietà astrali e vitalistiche. Nel corno abbiamo un principio di vitalità radiante – anzi no, persino di astralità radiante”, e poi commenta: “Così Rudolph Steiner, l’inventore dell’agricoltura biodinamica. E infatti i seguaci, giusto chiamarli così, di questa pratica agricola continuano a seppellire corni di vacca ripiena (sic! ) di letame nei campi, convinti che in questo modo si ottenga un preparato in grado di aumentarne la fertilità. Ora, va bene tutto, siamo tolleranti, e se gli agricoltori biodinamici in questo modo si sentono appagati e trovano anche qualche cliente, buon per loro. Ma il discorso si fa serio se il Ministero italiano dell’Agricoltura usa i nostri soldi per finanziare progetti di questa pratica agricola che nessun, dico nessuno scienziato, considera nemmeno per una virgola differente dalla stregoneria. Al confronto persino l’astrologia fa bella figura” (l’Unità.TV, 2 giugno 2016).
Un tempo, si diceva: “Se un tedesco non sa una cosa l’impara, se un italiano non sa una cosa l’insegna”. Abbiamo riscontrato, per quanto riguarda l’antroposofia e l’agricoltura biodinamica, che questo detto è tuttora valido.
Ancora non sapevamo, però, che tra quanti insegnano che l’agricoltura biodinamica è frutto di un “delirio oppiaceo” (Noterella 18 giugno 2013) o “uno “sciocchezzario” in piena regola” (Noterella 8 marzo 2015) ci fosse pure chi la crede una “stregoneria”, cita malamente (senza indicare la fonte) Steiner (“eteree” anziché “eteriche”) e non sa nemmeno che il nome del fondatore dell’antroposofia è “Rudolf”, e non “Rudolph”.

P.S.
Vedi anche: Mucca pazza e OGM: uno sguardo ai quotidiani, 20 febbraio 2001 e La “mucca è savia” , 3 luglio 2002.

Di Lucio Russo
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