01/09/2016

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Secondo Antonino Zichichi, “non esiste alcuna scoperta scientifica che possa essere usata al fine di mettere in dubbio o di negare l’esistenza di Dio” (*).
In verità, non esiste alcuna scoperta scientifica, relativa al mondo sensibile, che possa essere usata, vuoi per negare l’esistenza del Dio vivente (come fanno gli scienziati materialisti), vuoi per affermarla (come fanno gli scienziati cattolici o spiritualisti).
Zichichi sostiene che il mondo “immanente” (sensibile) è di pertinenza della scienza, mentre il mondo “trascendente” (soprasensibile) è di pertinenza della fede.
Ma che dire dell’esistenza della scienza o del pensiero scientifico? L’essenza di questo fenomeno è immanente o trascendente, è “soggetto” od “oggetto”?
Scrive Steiner, riguardo all’origine della scienza: “Non si riconosce tale origine, quanto all’essenza della scienza stessa, se si considera l’oggetto al quale la scienza si rivolge, ma la si trova bensì nell’attività dell’anima umana che si manifesta nello sforzo conoscitivo […] Se ci si abitua a mettere in moto tale attività soltanto quando si tratti di oggetti accessibili ai sensi, è facile acquistare l’opinione che l’essenziale sia la percezione sensoria. E si trascura di rilevare che un certo atteggiamento dell’anima umana è stato per l’appunto applicato solamente alle manifestazioni sensibili. Ma si può andare oltre questa arbitraria autolimitazione, e considerare il carattere dell’attività scientifica, indipendentemente dal caso particolare della sua applicazione” (**).
Un conto, dunque, è l’esistenza delle cose che scopre la scienza, che non dimostra l’esistenza del Dio vivente, altro l’esistenza della scienza che scopre le cose, che dimostra l’esistenza del Dio vivente (nel conoscere, e non nel conosciuto).
Fatto si è che la scienza, se non si limitasse a scoprire “oggetti” (sensibili o sub-sensibili), ma scoprisse anche se stessa, se divenisse cioè autocosciente, scoprirebbe anche il Dio vivente (il Logos).
(Quanti si stupiscono, come Einstein, della intelligibilità della natura o si dicono convinti che il mondo sia stato creato da una mente infinitamente superiore a quella dell’uomo, muovono sul piano della coscienza, che sa di un Dio “oggetto” [di un “non-Io” o di un “assoluto” trascendente] presente nel mondo, e non su quello dell’autocoscienza, che sa di un Dio “soggetto” [spirito] presente anche nell’uomo [di un “Io sono” divino che inabita l’Io umano].)
Quello che nel passo succitato Steiner chiama “un certo atteggiamento dell’anima umana” o il “carattere dell’attività scientifica” non è, essenzialmente, che lo spirito scientifico (altro dal “metodo” scientifico, giacché lo spirito è uno, mentre i metodi possono essere diversi).
E qual è questo spirito?
La risposta è nel Vangelo di Giovanni: “Quando invece sarà venuto lui, lo Spirito di verità, egli vi guiderà verso tutta la verità, perché non vi parlerà da se stesso; ma dirà tutto quello che ascolta, e vi farà conoscere l’avvenire” (Gv 16, 13).
Lo spirito scientifico è dunque lo Spirito Santo (il Dio vivente nel pensare): ossia lo spirito che in tanto guida “verso tutta la verità” e non parla “da se stesso” in quanto tacita il soggettivo opinare (psichico) per prestare orecchio (spirituale o ispirato) alla realtà del mondo e comunicare “tutto quello che ascolta”.
Si rifletta su queste parole di Schelling (tratte dalla settima lezione della sua Filosofia della mitologia): “Qui dunque non è in questione, quale opinione debba assumersi del fenomeno, affinché esso, reso conforme ad una qualsivoglia filosofia, possa essere agevolmente spiegato, ma viceversa, quale filosofia si richieda, affinché, cresciuta con l’oggetto, ne sia all’altezza. Non come debba essere rigirato il fenomeno, reso unilaterale, ridotto, affinché sia comunque giustificabile a partire dai principi che ci siamo prefissi una volta per tutte di non travalicare, bensì: fino a che punto i nostri pensieri devono ampliarsi, per essere in rapporto col fenomeno […] Non siamo stati noi, ma è la mitologia che ci ha posto nella prospettiva da cui la tratteremo. Da qui in poi dunque il contenuto di questa conferenza non è la mitologia spiegata da noi, ma la mitologia che si spiega da se stessa” (***).

P.S.
Zichichi sembra non tenere in alcun conto che nel momento in cui il “Verbo si è fatto carne” (nel momento del battesimo nel Giordano) è finita l’epoca (veterotestamentaria) della contrapposizione tra l’immanenza e la trascendenza ed è cominciata quella (neotestamentaria) dell’immanente trascendenza o della trascendenza immanente.

(*) A.Zichichi: Perché io credo in colui che ha fatto il mondo – il Saggiatore, Milano 1999.
(**) R.Steiner: La scienza occulta nelle sue linee generali – Antroposofica, Milano 1969, p. 31. Si veda pure, riguardo alla nascita della scienza: L’uomo da creatura a creatore (1 marzo 2004).
(***) F.W.J.Schelling: Filosofia della mitologia – Mursia, Milano 1993, pp. 8 e 9.

Di Lucio Russo
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