Scrive Edoardo Boncinelli: “Cos’è il sospiro? E’ una sorta di ripensamento, che fa partire un secondo movimento di inspirazione prima che sia finito quello in atto; un doppio passo del processo respiratorio, un sincopato nel balletto della vita, un estenuato anelito di vita, proprio laddove l’anima si trova a questionare con il corpo” (*).
Oh bella! Ma il cognitivismo e le odierne neuroscienze (nonché lo stesso Boncinelli) non insegnano che il corpo può “questionare” solo con se stesso, dal momento che l’anima non esiste?
Scrive ancora: “Ogni moto del nostro corpo e della nostra psiche è regolato da processi di natura antitetica, in maniera che uno promuove e l’altro frena l’occorrenza del moto stesso. Questo accade essenzialmente per due ragioni: perché ogni moto si deve prima o poi estinguere per potere magari ripresentarsi, e perché non deve essere mai né troppo esangue né troppo prorompente. Questo doppio controllo, ormonale o nervoso, delle nostre manifestazioni interne ed esterne fa sì che la nostra vita si estenda sempre fra il desiderio di fare una cosa e il senso di colpa per averla fatta, una situazione psicologica di fondo che caratterizza il nostro modo di vivere la vita in tutte le sue manifestazioni”.
Non è chiaro per quale ragione la nostra vita dovrebbe estendersi “sempre fra il desiderio di fare una cosa e il senso di colpa per averla fatta” e non, come in genere avviene, fra la soddisfazione di aver fatto una cosa e il rammarico di averne fatta un’altra. Ma lasciamo stare.
Notiamo piuttosto il fatto che Boncinelli parla del ritmo, ma non di quel fattore (extrasensibile) che regola (quale legge) il modo in cui si alternano i “processi di natura antitetica” (biologici).
Si pensi al ritmo cardiaco: se è “troppo esangue” si ha la bradiaritmia; se è “troppo prorompente” si ha la tachiaritmia.
Chi è dunque a evitare che non si diano, di norma, né l’una né l’altra?
Boncinelli afferma che il ritmo respiratorio “si trova sotto il controllo di uno specifico centro nervoso localizzato alla base del cervello vero e proprio”, che “la sua attivazione è richiesta per dare inizio a un movimento di inspirazione”, e che “il fenomeno si può osservare anche in laboratorio, operando su fettine di tessuto coltivato in vitro”.
Ma quando tale attivazione non è dovuta artificialmente allo sperimentatore e non si è alle prese con delle “fettine di tessuto coltivato in vitro”, bensì con un vivente essere umano, chi è ad attivare naturalmente tale centro? (**)
“Ogni moto – afferma ancora Boncinelli – si deve prima o poi estinguere per potere magari ripresentarsi”.
Ma i moti si estinguono e si ripresentano ad libitum (“prima o poi”) od osservano i tempi fissati dalla legge che li subordina e li governa (e che varia, non a caso, da specie a specie)?
Fatto si è che ovunque si dia un ritmo, ossia una palese e regolare alternanza tra due opposti processi è all’opera un terzo fattore (per i materialisti, “incomodo”) di natura non dinamica né fisica, bensì qualitativa (animico-spirituale) (***).
(*)Il sospiro – Corriere Della Sera/ LA Lettura, 27 marzo 2016.
(**) Il senso di questa osservazione vorrebbe essere analogo al senso di quella fatta spesso da Steiner riguardo al modo in cui il fisico belga Joseph A.F. Plateau (1801-1883) mostrava l’origine del sistema solare secondo la teoria di Kant-Laplace (vedi, ad esempio: R.Steiner: Essere cosmico e Io – Antroposofica, Milano 2000, pp. 25-26 o Il corso dell’anno come respiro della Terra – Antroposofica, Milano 2006, pp. 134-135).
(***) “Nella natura si alternano ritmicamente il giorno e la notte, si susseguono ritmicamente le stagioni, e così via. Nell’uomo si svolgono in ritmo il respiro e la circolazione del sangue. Del pari si alternano il sonno e la veglia, e così via. I processi ritmici non sono qualcosa di fisico, né nella natura, né nell’uomo. Si potrebbero chiamare semi-spirituali” (R.Steiner: Massime antroposofiche – Antroposofica, Milano 1969, pp. 193-194).
P.S.
Scrive Victor Bott: “L’arrivo del sangue venoso nel cuore provoca la diastole. A questo processo centrifugo di dilatazione segue una reazione neurosensoriale di contrazione di direzione centripeta, la sistole […] Il cuore è dunque il luogo in cui si affrontano le due polarità, in cui si compensano e si equilibrano. Il sistema ritmico in se stesso non può ammalarsi (*), esso è per definizione armonia, dunque anche salute” (**).
Si potrebbe dire: la diastole e la sistole non sono, di per sé, “umane”, “umano” è il ritmo (governato dall’Io) che le compensa e le equilibra.
(*) “Il sistema ritmico in se stesso non può ammalarsi” perché le “aritmie” sono sempre effetto, mai causa, del prevalere di una polarità sull’altra.
(**) V.Bott: Medicina antroposofica – IPSA, Palermo 1991, vol. I, pp. 114-115.