Il filo di Arianna e la scala di Giacobbe

I

Rudolf Steiner:
– “Debbo attribuire particolare valore al fatto che qui, a questo punto, si faccia attenzione che io ho preso come punto di partenza il pensare, e non i concetti e le idee, che soltanto mediante il pensare possono essere conquistati, e quindi presuppongono già il pensare” (1);
– “Non è che il soggetto pensi per il fatto di essere soggetto; bensì esso appare a se stesso come soggetto perché ha la facoltà di pensare. L’attività che l’uomo svolge come essere pensante non è dunque puramente soggettiva, ma non è né soggettiva né oggettiva: è al di là di questi due concetti” (2).
Meditando questi due passi della Filosofia della libertà, possono sbocciare i seguenti pensieri.
Per mezzo del pensare, l’uomo afferra i pensieri (i concetti) di “soggetto” e “oggetto”; l’ego (l’io ordinario) è pertanto un soggetto pensato; a differenza dell’oggetto, ch’è solo un pensato, è però sia un pensato che un pensante (3).
Chi è dunque il vero pensante, ossia colui che è “al di là” di soggetto e oggetto e grazie al quale l’ego si presenta come un pensato-pensante?
E’ l’Io (spirituale). E’ l’ignoto pensare di questo ignoto Io che fa dell’ego una sorta di “Giano bifronte”.
(Novalis: “Questo io di qualità superiore sta all’uomo come l’uomo alla natura o il savio al fanciullo. L’uomo aspira a diventare uguale a lui allo stesso modo che cerca di equiparare a sé il non io” [4]; Scaligero: “L’Io che l’uomo dice di essere non può essere l’Io, se non nel pensiero vivente: ancora da lui non conosciuto” [5].)
Scrive Steiner: “Per chiunque abbia la capacità di osservare il pensare – e con un po’ di buona volontà questa capacità può averla ogni uomo normalmente organizzato – tale osservazione è la più straordinariamente importante di quante egli ne possa fare. Poiché qui l’uomo osserva qualcosa che egli stesso produce: non si trova di fronte ad un oggetto a lui estraneo, ma alla sua stessa attività” (6).
L’attività pensante dell’ego si presenta, all’osservazione, in modo discreto o rappresentativo: ovvero, nel solo modo possibile allorché il pensare dell’Io sfocia nel corpo fisico e si vincola ai sensi (al sistema neurosensoriale).
Fatto sta che il pensare si presenta, al primo e più alto livello, come una corrente di calore (fuoco); al secondo, come una corrente di luce (aria); al terzo, come una corrente di vita (acqua); al quarto e più basso livello (in conseguenza del fatto che il corpo eterico si è compiutamente inserito nel corpo fisico), come una corrente di vita costretta però a muovere nel rigido e discontinuo tracciato (nella “camicia di forza”) delle condutture nervose (terra).
(Simbolicamente, la trasformazione del pensare continuo [immaginativo] del terzo livello nel pensare discreto [rappresentativo] del quarto equivale, in termini matematici, alla “quadratura del cerchio” o, in termini elettronici, alla “conversione analogico-digitale”.)
Nonostante sia costretto a procedere in modo discreto o “passo dopo passo” (sulla terra), non essendo più in grado di “volare” in modo ispirato (nell’aria), né di “nuotare” in modo immaginativo (nell’acqua), il pensare permane una “corrente di vita”, poiché non cessa di essere un’attività extrasensibile (un ragionare che sarebbe improprio, in quanto movimento, definire “riflesso”).
Lo testimoniano queste parole di Steiner: “Un’osservazione spassionata del pensare mostra che i pensieri della coscienza solita non hanno un’esistenza propria, che si presentano soltanto come immagini riflesse di qualcosa. L’uomo si sente però vivo nei pensieri. I pensieri non vivono, egli però vive nel pensiero” (7). Ch’è come dire: i pensieri (riflessi) non vivono, l’uomo però vive nel pensare (che li pensa).
Il pensare è dunque il “filo di Arianna” che permette a chiunque abbia “buona volontà” di uscire dal “labirinto” cerebrale (habitat prediletto dal Minotauro-Arimane e avversato da Lucifero) e di risalire, grado a grado, dall’ego, che esiste nello spazio e nel tempo, all’Io (inabitato dal Logos), che è al di là dello spazio e del tempo.
Ma è anche la “scala di Giacobbe”, giacché è per mezzo della “scala” del pensare che i pensieri (i concetti, le idee) conoscitivamente salgono e creativamente scendono (“E sognò di vedere una scala che poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco: gli angeli di Dio salivano e scendevano per essa” – Gn 28,12).
E’ doveroso aggiungere, per maggior precisione, che il pensare, al primo e più alto livello (spirituale), è in realtà unità di calore, luce e vita; al secondo (astrale), unità di luce e vita o, come dice Scaligero, “luce della vita”; al terzo (eterico), vita o, come dice sempre Scaligero, “vita della luce”; al quarto e più basso livello (fisico), morte (meccanicità, computazionalità).
A quest’ultimo livello, punto di arrivo della creazione divina e punto di partenza della moderna conoscenza umana (germe, in grazia dell’incarnazione del Logos, di una novella creazione), il pensare, scrive ancora Steiner, è “soltanto l’ombra [in quanto priva di calore e luce] fortemente attiva [in quanto permane, come detto, una corrente di vita] della sua realtà intessuta di luce e immergentesi con calore nelle manifestazioni del mondo. Questo immergersi avviene con una forza fluente entro la stessa attività pensante, la quale è forza d’amore di natura spirituale” (8): unità, appunto, di calore, luce e vita.

P.S.
Scrive sempre Steiner: “Nell’evoluzione dell’umanità la coscienza discende lungo i gradini dello sviluppo del pensiero. Si ha una prima tappa della coscienza: qui l’uomo sperimenta i pensieri nell’“io” come entità compenetrata di spirito, di anima, di vita. In una seconda tappa l’uomo sperimenta i pensieri nel corpo astrale; qui essi rappresentano soltanto le immagini riflesse, compenetrate di anima e di vita, delle entità spirituali. In una terza tappa l’uomo sperimenta i pensieri nel corpo eterico; qui essi rappresentano soltanto un’attività interiore, come eco di un elemento animico. Nella quarta tappa, quella di oggi, l’uomo sperimenta i pensieri nel corpo fisico; qui essi rappresentano ombre morte dello spirito” (9).
La forza che nell’evoluzione dell’umanità permette alla coscienza di scendere da un piano all’altro “lungo i gradini” della “scala di Giacobbe” è quella appunto del pensare (del “filo di Arianna”).
E’ in virtù del pensare, infatti, che i pensieri vengono sperimentati al primo livello come entità spirituali (intuizioni), al secondo come suoni (ispirazioni), al terzo come immagini viventi o mobili (immaginazioni), al quarto come immagini morte o statiche (rappresentazioni).

P.P.S.
Si potrebbe completare questa meditazione con il seguente pensiero: l’ego è il soggetto pensato dall’Io; l’Io è il soggetto pensato dagli Dei.
Dice Steiner: “Meditate ora sull’idea: “Io penso i miei pensieri” e: “Io sono un pensiero, che viene pensato dalle gerarchie del cosmo. L’eterno in me consiste in questo, che il pensiero delle gerarchie è eterno” (10).

Note:

01) R.Steiner: La filosofia della libertà – Antroposofica, Milano 1966, p. 48. Detto altrimenti, e nel modo più semplice: è la “corrente” del pensare che “accende la lampadina” del concetto o dell’idea;
02) ibid., p. 51;
03) cfr. il 9° incontro del nostro studio de La filosofia della libertà (Amor, che ne la mente mi ragiona);
04) Novalis: Frammenti – Rizzoli, Milano 1976, p. 41;
05) M.Scaligero: Trattato del pensiero vivente – Feriani, Milano 1961, p. 7;
06) R.Steiner: La filosofia della libertà, p. 38;
07) R.Steiner: Massime antroposofiche – Antroposofica, Milano 1969, pp. 37-38;
08) R.Steiner: La filosofia della libertà, p. 120;
09) R.Steiner: Massime antroposofiche, p. 74;
10) R.Steiner: Il pensiero cosmico – Basaia, Roma 1985, p. 96.

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Di Lucio Russo
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