S’immagini di voler risolvere un rebus in cui figurano: a) una bagnante sdraiata sul bordo di una piscina che ha una R su una gamba e una P su un braccio; b) due mani che hanno su un dito della sinistra una C e su un dito della destra una I (*). Osservando e pensando, passando cioè in rassegna, col pensare, i vari possibili pensieri, non si tarda a realizzare che sia la gamba che il braccio della bagnante sono “arti”, e che le dita sulle quali ci sono la C e la I sono dei “medi”. Unendo quindi la R e la P con una E (congiunzione) e il “REP” (risultante) con “arti”, si avrà “REPARTI”, così come, unendo “medi” alla C e alla I, si avrà “MEDICI”. La soluzione del rebus sarà dunque “REPARTI MEDICI”.
E’ questo un piccolo esempio del modo in cui il pensare, stimolato dalle osservazioni (dalle percezioni), muova alla ricerca (quasi tattile) dei relativi pensieri (concetti) (**).
Potrebbe quindi aiutare a comprendere le seguenti affermazioni di Steiner: “E’ necessario non solo prestare attenzione a che i pensieri siano giustamente formulati per potersene assumere la responsabilità, ma è anche necessario che ci si abitui a trattare il pensare proprio come un mezzo di ricerca [corsivo nostro]. Abbiamo ancor oggi la convinzione troppo radicata, quale retaggio del quarto periodo postatlantico e del quinto non ancora sviluppato, che ogni pensiero debba subito venir formulato. Ma il pensare non ci è dato affatto per produrre immediatamente dei pensieri. Esso ci è dato piuttosto affinché noi seguiamo i fatti, li riuniamo e li osserviamo da ogni lato. L’uomo quale è oggi ama formare rapidamente un pensiero, portarlo poi altrettanto rapidamente alle labbra o fissarlo sulla carta. Lo vuole avere il più rapidamente possibile fuori nel mondo. Ma il pensare non ci vien dato allo scopo di formare precipitosamente un pensiero, bensì per cercare di riconoscere il pensare quale operazione, come qualcosa che deve rimanere in questa forma il più a lungo possibile (…) finché non si sia in grado di dirsi che si è osservato il fatto da ogni lato” (***).
Si consideri che oggi, mediante la pubblicità, i media e i social, si è ampliata e velocizzata (si pensi a Twitter) la sfera dei pensieri e delle informazioni e si è ristretta quella del pensare (che non “informa”, ma “forma”).
(*)La Settimana Enigmistica, 28 aprile 2016.
(**)Cfr. Il pensare e i pensieri, 10 novembre 2013 e Ancora sul pensare e i pensieri, 30 maggio 2014.
(***) R.Steiner: L’enigma dell’uomo – Antroposofica, Milano 1973, p. 205.