Al lettore:
per ben comprendere questa “noterella” occorre conoscere il commento alle Massime antroposofiche 124/125/126 – 3° (20 settembre 2012) e l’articolo intitolato: Leggere La filosofia della libertà (25 maggio 2018).
In uno dei nostri commenti alle Massime antroposofiche, riferendoci al libro di Giancarlo Roggero: Antonio Rosmini e la fedeltà micheliana del nostro tempo (*), abbiamo esposto alcune ragioni per le quali ci è parso inappropriato parlare, nel caso di Rosmini (ma anche in quello di altri pur nobili filosofi), di “fedeltà micheliana”.
Una cosa, infatti (lo abbiamo detto infinite volte), è lo “spiritualismo filosofico”, altra la “scienza dello spirito”.
Alla luce di quanto affermato nel nostro Leggere La filosofia della libertà, vogliamo qui aggiungere, a quelle esposte nel commento alle Massime, un’ulteriore e decisiva ragione.
Nel detto articolo, abbiamo ricordato che Steiner ha dichiarato di aver scritto La filosofia della libertà con l’intento di creare un ponte che consenta il passaggio dal mondo exoterico (sensibile) al mondo esoterico (sovrasensibile), e abbiamo visto che tale “ponte” è costituito dal pensare, ossia da una forza, un movimento, un’attività (**), e non da un pensiero, cioè da un concetto o un’idea (come quella, ad esempio, “dell’essere indeterminato” di Rosmini).
Ciò vuol dire ch’è la realizzazione di una cosciente esperienza del movimento attivo e continuo del pensare (***), quale libero atto dell’Io (altro da quello discreto, imposto al pensare ordinario dalla discontinuità dei tracciati nervosi) a contraddistinguere il moderno impulso dell’Arcangelo Michele.
(“Non capisce l’intimo impulso dell’antroposofia chi non voglia organizzarla nel senso del pensare e del sentimento più moderni”) (****).
In ragione di questo fondamento logodinamico, La filosofia della libertà costituisce l’opera michaelita per eccellenza.
Non può perciò esserci “fedeltà micheliana del nostro tempo” se non c’è fedeltà al movimento attivo e continuo del pensare (in virtù del quale si percepiscono i pensieri) e alla Filosofia della libertà, se non si è divenuti capaci, per così dire, di “camminare sulle acque” (*****).
Prendere le mosse da tale pensare, come fa Steiner, significa prendere le mosse, al di là del “nudo pensiero” o del “pensiero intellettuale puro” (******), dalla realtà eterica (dal sangue eterizzato), ossia da una realtà vivente (“In lui era la vita, e la vita era la luce degli uomini” – Gv 1,4) che fa da “ponte” (immaginativo), tra la realtà ordinaria-sensibile (delle rappresentazioni) e quella sofianica-sovrasensibile (dei concetti o delle idee), da una realtà che non può essere assolutamente ignorata se si vuole accogliere, nel nostro tempo, una nuova e più alta manifestazione del Cristo.
(*) G.Roggero: Antonio Rosmini e la fedeltà micheliana del nostro tempo – Natura e Cultura, Alassio (SV) 1988.
(**) “Sulla via della conoscenza scientifico-spirituale tutto dipende dal portare a coscienza la natura del pensare, dal considerarlo non come un punto d’arrivo, ma come un inizio che ci deve portare ulteriormente avanti” (R.Steiner: Spirito e materia. Vita e morte – Antroposofica, Milano 1992, p. 19) (grassetto nostro).
(***) “Il principio dell’esperienza contiene l’affermazione infinitamente importante che l’uomo, per accettare e tener per vero un contenuto, deve esserci dentro esso stesso; più determinatamente, che egli trova quel contenuto in accordo e unione con la certezza di sé stesso” (G.W.F.Hegel: Enciclopedia delle scienze filosofiche – Laterza, Bari 1989, p. 12); quando si parla dell’osservazione del pensare si deve considerare “che è l’“io” stesso che, stando nel pensare, osserva la propria attività” (R.Steiner: La filosofia della libertà – Antroposofica, Milano 1966, p. 46).
(****) R.Steiner: Formazione di comunità – Antroposofica, Milano 1992, p. 122.
(*****) “Alla coscienza sembra come se, col toglierle il modo della rappresentazione, le sia tolto il terreno che era suo fermo e abituale sostegno” (G.W.F.Hegel: Enciclopedia delle scienze filosofiche, p.7).
(******) R.Steiner: Sapere terreno e conoscenza celeste – Antroposofica, Milano 2011, p. 35.