Usando il telescopio spaziale Spitzer, lanciato di recente, alcuni astronomi del California Institute of Technology, guidati da Michael Brown, hanno scoperto un oggetto che potrebbe essere il decimo pianeta del sistema solare. Situato al di là di Plutone, il nuovo pianeta è stato battezzato Sedna, da Inuit, divinità dell’oceano. Come riporta il notiziario di Le scienze on-line del 20.03.2004, dopo la scoperta di Sedna, gli astronomi si trovano costretti a decidere se modificare il sistema per la classificazione dei pianeti. Un gruppo di lavoro dell’ International Astronomical Union (IAU) valuterà se gli oggetti come Sedna debbano fregiarsi dell’appellativo di pianeta. In particolare, il gruppo dovrà definire qual è la dimensione minima per un pianeta.
In poche parole, se la dimensione minima che verrà decisa per definire il diametro di un pianeta sarà maggiore di 1700 Km, allora avremo effettivamente scoperto un decimo pianeta; altrimenti Sedna sarà un semplice planetoide come ve ne sono altri, sebbene non così grandi, nel sistema solare esterno.
Ma quale validità può avere una scoperta che dipende da un’arbitraria definizione quantitativa, e non qualitativa, essenziale e oggettiva? Un pianeta è tale non solo per le sue caratteristiche quantitative (dimensioni, distanza dalla terra, etc.), ma per la realtà essenziale che vive in esso. Individuando le qualità sovra-sensibili dei pianeti del sistema solare, non vi potranno più essere ambiguità nel decidere se un corpo celeste sia o meno un pianeta.
Speriamo, comunque, che nessuno decida di stabilire, come diametro minimo per la classificazione di un pianeta, quello di 142000 Km, altrimenti “scopriremmo”, con grande stupore, di non abitare su un pianeta e di vivere in un sistema solare nel quale, di pianeti, non ce ne sono affatto.
D.L.
