Chiunque, leggendo la nostra ultima “noterella” (5 settembre 2004), ritenesse improprio, scorretto, esagerato o addirittura inammissibile (secondo quanto insegna la “cultura della spiegazione discolpante”) parlare – come fa Rüdiger Safransky – di un “male puro”, farebbe bene allora a riflettere sul seguente particolare del racconto fatto da Georgij Farniyev, “il bambino del video-choc nella scuola di Beslan” venuto fuori “quasi indenne dal massacro”.
“Mi avevano detto di tenere le mani alzate, come a fare le orecchie di coniglio (…) di non parlare e di non alzarmi (…) E io sono rimasto così per ore (…) Una bimbetta che continuava a piangere e a cercare la mamma, l’hanno centrata con un colpo” (Corriere della Sera, 10 settembre 2004).
11/09/2004
1