27/12/2007

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A quanti ancora s’illudono che il cosiddetto “conflitto d’interessi” costituisca un problema riguardante Tizio, Caio o Sempronio, e non un problema riguardante invece la struttura stessa dell’attuale organizzazione sociale, vorremmo consigliare la lettura di due recenti libri: uno di Bernardo Caprotti, intitolato: Falce e carrello (Marsilio, Venezia 2007); l’altro di Carlo Ripa di Meana e Gabriella Mecucci, intitolato: L’ordine di Mosca – Fermate la Biennale del Dissenso (Liberal, Roma 2007).
Nel primo viene infatti documentato uno dei tanti conflitti tra l’attività politica e quella economica, mentre nel secondo viene documentato uno dei tanti conflitti tra l’attività politica e quella culturale.
Nell’uno e nell’altro, tuttavia, vengono denunciati tali conflitti senza prendere per nulla in considerazione, al fine di risolverli, la proposta, avanzata da Steiner, di una “triarticolazione dell’organismo sociale”: ovvero la proposta – come abbiamo più volte ricordato (cfr., ad esempio, Patologia e fisiologia sociale, 9 marzo 2001) – di riformare tale organismo, rendendo sempre più indipendente, istituzionalmente, la vita culturale dalla vita politica e da quella economica, la vita politica dalla vita economica e da quella culturale e la vita economica dalla vita culturale e da quella politica (cfr., R.Steiner: I punti essenziali della questione sociale – Antroposofica, Milano 1980).
Duole dunque, come sempre, che chi ha la forza di denunciare i sintomi della presente e grave patologia sociale, non abbia poi quella di risalire dai sintomi (da quello, ad esempio, della dilagante illegalità) alla malattia che li produce, nonché il coraggio e la spregiudicatezza di proporne un’adeguata e valida soluzione. </p align=justify>

Di Lucio Russo
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