Non c’è insegnamento spirituale, orientale od occidentale, che non contempli la pratica della meditazione. La meditazione è però una via dei pensieri, che sono entità del mondo astrale, e non del pensare (vivente e percepente), ch’è invece una forza eterica (un arto o un atto dell’Io) (*).
La via del pensare, indicata dalla sola antroposofia e basata sullo studio e sulla pratica della concentrazione, non esclude la via dei pensieri, ma la precede, la prepara e l’accompagna, così che possa essere intrapresa e seguita con lo spirito giusto.
La via del pensare (della “vita della Luce”), instancabilmente ricordata da Scaligero, è la via (rosicruciana) dell’Arcangelo Michele. Solo procedendo su questa via (correlata al chakra a due petali) si può essere sicuri che quella dei pensieri sia la via della Vergine-Sophia, e non quella di Lucifero.
La via della Vergine-Sophia (della Regina degli Angeli o dei Logoi), in quanto via della “Luce della vita” o della vera Luce (quella del Sole di mezzanotte) accende e libera il sentire spirituale (il sentire puro), mentre la via di Lucifero, in quanto via della falsa luce (quella del sole di mezzogiorno) eccita ed esalta il sentire naturale (determinato dal karma).
Chiunque creda che un “bel pensiero” al giorno “levi il Diavolo di torno” e passi perciò direttamente dal piano fisico a quello astrale, ignorando la mediazione eterica del “Cavaliere della Vergine”, si espone dunque al rischio di cadere dalla padella arimanica nella brace luciferica.
P.S.
Come la pratica della concentrazione permette d’intraprendere con lo spirito giusto quella della meditazione, così lo studio (in primo luogo de La filosofia della libertà e delle opere che l’hanno preceduta) permette d’intraprendere con lo spirito giusto la pratica della concentrazione (**).
Va comunque ricordato, come scrive Scaligero, che “è fondamentale per il discepolo rendersi conto che non sono i temi della concentrazione o della meditazione che debbono tracciare il cammino allo Spirito, ma lo Spirito stesso si giova di tali temi per enucleare se stesso, sino al momento in cui, in rapporto al grado di coscienza realizzato, li possa eliminare come impedimenti”.
Lo Spirito enuclea infatti se stesso per affrontare l’“esperienza quotidiana, che è la materia prima dell’opera” (Yoga/Meditazione/Magia – Teseo, Roma 1971, pp. 63 e 64).
(*) Cfr. Il pensare e i pensieri, 10 novembre 2013.
(**) Nel commento alle Massime antroposofiche 165/166/167 – 1° (1 ottobre 2013), si parla anche del rapporto tra lo studio e la pratica interiore.