22/06/2015

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Scrive Steiner: “Hegel ha una fiducia assoluta nel pensiero; esso è anzi l’unico fattore della realtà nel quale egli abbia fiducia, nel vero senso della parola. Per quanto in genere siano giuste le sue vedute, nondimeno è appunto lui che, per la forma troppo rigida in cui difende il pensiero, gli ha fatto perdere ogni apprezzamento. Il modo come egli ha presentato le sue vedute, è causa della funesta confusione in cui è caduto il nostro “pensare intorno al pensare”. Egli ha voluto rendere proprio evidente l’importanza del pensiero, dell’idea, identificando la necessità del pensiero con la necessità dei fatti. Con ciò ha suscitato l’errore che le determinazioni del pensiero non siano puramente ideali, ma effettive. In breve si interpretò la sua dottrina come se, nel mondo stesso della realtà sensibile, egli avesse cercato il pensiero come una cosa. Né egli ha mai spiegato del tutto chiaramente questo punto. Deve quindi restar bene inteso che il campo del pensiero è unicamente la coscienza umana. Dopo di che si deve mostrare come, per questo fatto, il mondo del pensiero nulla perda della sua obiettività. Hegel rilevò soltanto il lato obiettivo del pensiero; gli altri invece rilevano quasi tutti, perché è più facile, solo il lato soggettivo; e pare ad essi che Hegel abbia trattato ciò che è puramente ideale come una cosa materiale, che abbia mistificato. Anche molti filosofi contemporanei non sono liberi da questo errore; condannano Hegel per un difetto che egli in sé non ha, ma che certamente gli si può attribuire perché egli ha troppo scarsamente chiarito il punto in questione” (R.Steiner: Linee fondamentali di una gnoseologia della concezione goethiana del mondo in Saggi filosofici – Antroposofica, Milano 1974, pp. 45-46).
Per chiarire a che cosa si riferisca questo rilievo di Steiner, si consideri, a titolo di esempio, la seguente affermazione di Hegel: “Il sillogismo è la ragion d’essere essenziale di ogni verità; e la definizione dell’assoluto è ora questa: che l’assoluto è il sillogismo, o, esprimendo la definizione in una proposizione: ogni cosa è un sillogismo” (G.W.F. Hegel: Enciclopedia delle scienze filosofiche – Laterza, Roma-Bari 1989, p. 174).
In Coscienza naturale e coscienza spirituale (15 febbraio 2002) e in Del “moto pendolare vivente” (1 marzo 2003) abbiamo così illustrato tale sillogismo: se X è A, e se A è X, allora A è A (principio d’identità: “legge – dice Hegel – dell’intelletto astratto”).
(Nella Noterella del 6 ottobre 2014, abbiamo aggiunto che il primo giudizio, detto da Steiner “di percezione”, [X è A] viene formulato dall’Io nell’anima senziente, il secondo [A è X] nell’anima razionale-affettiva, il terzo [A è A] nell’anima cosciente, in forma di rappresentazione.)
Che cos’è, dunque, ciò che Hegel ha “troppo scarsamento chiarito”, così da indurre molti a credere, erroneamente, che abbia “trattato ciò che è puramente ideale come una cosa materiale” e “cercato il pensiero come una cosa”? E’ il fatto di aver appunto affermato che “ogni cosa” è un sillogismo, e non, come sarebbe stato più chiaro, che “l’umana coscienza di ogni cosa è un sillogismo” o, più precisamente, il frutto o il risultato di un inconscio sillogismo (operato dal pensare).
Dice infatti Steiner: deve restar “bene inteso che il campo del pensiero è unicamente la coscienza umana”.

Di Lucio Russo
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