06/11/2016

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Nel nostro studio delle Massime antroposofiche, riferendoci al periodo di poco precedente l’avvento dell’anima cosciente (1413 d.C.) e al contrasto tra i seguaci del nominalismo e quelli del realismo, abbiamo scritto: “Notiamo il paradosso: da una parte, ci sono coloro che vogliono rimanere vicini a Michele [i realisti] e, dall’altra, coloro che se ne allontanano [i nominalisti], ma che proprio per il fatto di allontanarsene portano avanti l’evoluzione nella direzione della libertà (“da”) […] “All’alba della vita spirituale dei tempi nuovi”, allorché si preparava a nascere l’anima cosciente (la modernità, la scienza) erano di fatto “rivoluzionari” i nominalisti e “conservatori” i realisti” (*).
Quanti fossero interessati a questo particolare aspetto del divenire dell’anima umana farebbero bene a leggere la Storia delle mie disgrazie (**) e l’Etica (***) del grande filosofo e teologo (nominalista) Pietro Abelardo (1079-1142), costretto vanamente a difendersi per tutta la sua vita dalle accuse di “eresia” mossegli dai “conservatori” e, in primo luogo, da Bernardo di Clairvaux (1090-1153).
(Scrive Mariateresa Fumagalli Beonio Broccheri: “Nel dibattito di Abelardo con i suoi nemici è esemplificato uno scontro storico, proprio dell’epoca e degli studi, che avveniva tra una lettura filosofica, o “secondo ragione”, e una lettura aderente al testo sacro o secondo autorità”.) (****)
A mero titolo d’assaggio, riportiamo due passi delle lettere di Abelardo a Eloisa (1090-1153) e due passi della sua etica:
– “Ci meraviglia non poco il fatto che, certamente per ispirazione del nostro avversario [il demonio], nei monasteri non si compiano studi per penetrare la Scrittura e si insegni soltanto il canto e la pronuncia delle parole, come se per le pecore belare fosse più utile che pascolare. In realtà la divina comprensione della Scrittura è cibo e nutrimento spirituale per l’anima” (Lett., p. 368);
– “Eloisa, sorella mia, un tempo a me cara nel mondo, oggi ben più cara in Cristo, la logica mi ha reso odioso al mondo” (Lett., p. 403);
– “Niente può macchiare l’anima se non ciò che proviene dall’anima stessa” (Et., p. 42);
– Dio “non tien conto delle cose fatte ma dell’animo con cui si fanno” (Et., p. 44).

(*) Massime antroposofiche 79/80/81 e 82/83/84 – 1°, 28 novembre 2011.
(**) P.Abelardo: Storia delle mie disgrazie. Lettere d’amore di Abelardo e Eloisa – Garzanti, Milano 2003. Scrive Federico Roncoroni, traduttore e curatore del libro: Bernardo di Clairvaux, “vigile custode dell’ortodossia, condanna senza riserva il sapere profano che si pone come fine a se stesso; non ama coloro che fondano la loro ricerca sulla ragione, perché è convinto che alla verità si perviene con spirito di umiltà e amore” (nota di p. 416).
(***) P.Abelardo: Etica – Mimesis, Sesto San Giovanni (Mi) 2014.
(****) Mariateresa Fumagalli Beonio Broccheri: Eloisa e Abelardo – Laterza, Roma-Bari 2014, p. 85.

Di Lucio Russo
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