Nella “noterella” del 19 marzo 2004, abbiamo cercato di richiamare ancora una volta l’attenzione sul fatto che gli avversari della medicina omeopatica, anziché rivedere, con spirito “scientifico”, la teoria in base al fenomeno, preferiscono negare, con spirito “dogmatico”, il fenomeno in base alla teoria. Proprio per questo, l’abbiamo conclusa riportando la seguente affermazione di Federico Di Trocchio: “Oggi l’intolleranza della scienza si è sostituita a quella della religione” (1).
Desideriamo quindi proporre, alla riflessione dei nostri lettori, alcuni stralci dalla quarta scena della Vita di Galileo di Bertolt Brecht, invitandoli naturalmente a immaginare, al posto dei “dottori universitari”, i membri dell’odierna “comunità scientifica” (o i loro portavoce della stampa) e, al posto di Galilei, un omeopata che tenta invano di convincerli a provare o sperimentare su di loro i suoi farmaci.
Nella sua casa di Firenze, Galilei riceve il Granduca Cosimo dei Medici (sic!), il suo seguito e tre “dottori universitari”, un “teologo”, un “filosofo” e un “matematico”, invitandoli a osservare, attraverso il telescopio, i satelliti di Giove.
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Filosofo Grazie, figliuolo. Ma ho paura che non sia una faccenda tanto semplice. Prima di far uso del vostro celebre occhiale, signor Galilei, gradiremmo la cortesia di una disputa sul tema se questi pianeti possano realmente esistere.
Matematico Una disputa secondo le regole.
Galileo Permettetemi un consiglio: cominciate col dare un’occhiata. Vi convincerete subito.
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Matematico Certo, certo… Naturalmente voi sapete che, secondo le teorie degli antichi, è impossibile che esistano stelle ruotanti intorno a un punto centrale diverso dalla terra, nonché stelle mancanti di un sostegno fisso nel cielo.
Galileo Sì
Filosofo E, a prescindere dalla possibilità che tali stelle esistano, possibilità che il matematico sembra porre in dubbio, potrei io, nella mia modesta qualità di filosofo, rivolgervi un’altra domanda, e cioè: sono queste stelle necessarie? Aristotelis divini universum…
Galileo Non potremmo parlare la lingua di tutti i giorni?
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Filosofo La citazione perderà il suo profumo, ma, dato che siamo in casa vostra…”L’universo del divino Aristotele, con le sue sfere misticamente canore e il moto circolare dei suoi corpi celesti e l’obliquo angolo del corso del sole e i misteri delle tavole dei satelliti e le innumerevoli stelle del catalogo dell’emisfero australe e l’illuminata architettura del corpo celeste, forma una costruzione di sì grande ordine e bellezza, che dovremmo sentirci esitanti al pensiero di turbare tanta armonia”.
Galileo E che avverrebbe se Vostra Altezza potesse ora osservare quelle stelle impossibili e non necessarie per mezzo di questo occhiale?
Matematico Si potrebbe essere tentati di rispondere che un occhiale che ci mostra cose poco probabili, non può essere che un occhiale poco attendibile, nevvero?
Galileo Che intendete dire?
Matematico Che sarebbe molto più utile alla discussione, signor Galilei, se voi ci esponeste gli argomenti da cui siete indotto a supporre che, nella suprema sfera dell’immutabile cielo, possano darsi stelle ruotanti liberamente.
Filosofo Argomenti, signor Galilei: argomenti!
Galileo Ma che argomenti? Se per accertarsi del fenomeno basta dare un’occhiata a quelle stelle e ai miei rilievi! Signor mio questa disputa sta perdendo ogni senso
Matematico Se fossi sicuro di non irritarvi ancor più, mi permetterei di affacciare la possibilità che ciò che si vede attraverso l’occhiale sia ben diverso da ciò che è nel cielo.
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Galileo Dunque, signori, volete guardare o no?
Filosofo Certamente, certamente.
Matematico Certamente.
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Filosofo Altezza, il mio illustre collega ed io ci fondiamo, niente meno, sull’autorità del divino Aristotele.
Galileo Signori, una cosa è credere all’autorità di Aristotele, e un’altra cosa sono i fatti, i fatti che si possono toccar con mano (…) Signori, ve ne prego in tutta umiltà: prestate fede ai vostri occhi!
Matematico Caro Galilei, ho ancora l’abitudine, anche se possa parervi antiquata, di leggere ogni tanto Aristotele: e, ve ne assicuro, quando lo leggo, credo ai miei occhi!
Galileo Sovente mi accade di vedere dottori di ogni facoltà chiudere gli occhi davanti ai fatti e comportarsi come se nulla fosse. Mostro i miei rilievi e si sorride, pongo a disposizione il mio telescopio perché ognuno possa accertarsi, e si cita Aristotele. Lui non ce l’aveva, il telescopio!
Matematico Oh, no di certo, no di certo!
Filosofo Se qui ci si propone di trascinare nel fango Aristotele, l’autorità riconosciuta non solo da tutta l’antica sapienza, ma anche dai grandi Padri della Chiesa, ritengo superfluo continuare la discussione. Non mi presto a dispute prive di scopo concreto. Ho detto.
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Alla fine della scena il Granduca s’inchina a Galileo, allontanandosi col suo seguito e con i dottori.
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Galileo Signori, davvero: bastava che guardaste nel telescopio! (2)
P.S.
Siamo consapevoli che l’analogia tra la situazione di Galilei e quella immaginata è imperfetta. Non si può infatti dire che gli avversari della omeopatia siano dei maestri nell’arte della logica, come il “matematico” e il “filosofo”. Un esempio per tutti: se i farmaci omeopatici sono “acqua fresca”, com’è allora possibile che diano “reazioni allergiche”? E se danno “reazioni allergiche”, com’è allora possibile che siano “acqua fresca”?
Note:
01) F.Di Trocchio: Il genio incompreso – Mondadori, Milano 1998, p.6;
02) B.Brecht: Teatro – Einaudi, Torino 1978, vol. 2°, pp.1440/1449.
F. Giorgi
Roma, 22 marzo 2004