Del cosiddetto “peccato originale”

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Abbiamo avuto occasione di leggere le obiezioni di Bruno Forte (teologo e arcivescovo di Chieti-Vasco) (1) al libro di Vito Mancuso, L’anima e il suo destino (2), nonché la replica dell’autore (nel suo sito web).
Ne vogliamo riportare e commentare qui alcuni passi, accompagnando le nostre considerazioni con diverse e importanti affermazioni di Rudolf Steiner (a beneficio di quanti studiano con impegno e serietà la scienza dello spirito).
Scrive Forte: “La prima obiezione riguarda la potenza del male e del peccato. Mancuso non esita ad affermare che il peccato originale sarebbe “un’offesa alla creazione, un insulto alla vita, uno sfregio all’innocenza e alla bontà della natura, alla sua origine divina” (167) (…) La conseguenza di queste premesse è la dissoluzione della soteriologia cristiana. Se non si dà il male radicale, e dunque il peccato originale e la sua forza devastante, su cui appoggia la sua azione il grande Avversario, la salvezza si risolve in un tranquillo esercizio di vita morale, che non vive più di alcuna tensione agonica e non ha bisogno di alcun soccorso dall’alto: “salvarsi l’anima” non sarebbe né più né meno che una sorta di auto redenzione (…) “La salvezza dell’anima non dipende dall’adesione della mente a un evento storico esteriore, sia esso pure la morte di croce di Cristo, né tanto meno dipende da una misteriosa grazia che discende dal cielo” (311) (…) La risurrezione di Cristo risulterebbe così del tutto superflua: essa, per Mancuso, “non ha alcuna conseguenza soteriologica, né soggettivamente, nel senso che salverebbe chi vi aderisce nella fede visto che la salvezza dipende unicamente dalla vita buona e giusta; né oggettivamente, nel senso che a partire da essa qualcosa nel rapporto tra Dio e il genere umano verrebbe a mutare (312)””.
(Mancuso, nel successivo Obbedienza e libertà [3], così ribadisce: “Questa unione inestirpabile tra Dio e gli uomini esclude ogni concetto di colpa e di peccato originale. Non c’è alcuna colpa che grava sugli uomini, imputata loro da Dio Padre come peccato, per il quale occorre il perdono” [4]. Il Catechismo della Chiesa Cattolica dichiara invece: a) “L’uomo tentato dal diavolo, ha lasciato spegnere nel suo cuore la fiducia nei confronti del suo Creatore e, abusando della propria libertà, ha disobbedito al comandamento di Dio. In ciò è consistito il primo peccato dell’uomo” [5]; b) “Per mezzo del Battesimo sono rimessi tutti i peccati, il peccato originale e tutti i peccati personali, come pure tutte le pene del peccato” [6].)
Replica Mancuso: “Per favorire la chiarezza ricordo, citando l’autorevole manuale dei gesuiti Flick e Alszeghy, quanto sostiene il dogma: “Adamo peccando ha trasmesso a tutto il genere umano il peccato che è morte dell’anima”, così che ogni bambino viene al mondo “in uno stato di inimicizia con Dio””. Di contro io sostengo che il centro del cristianesimo ci impone di ritenere che non vi è nessuna “inimicizia” tra Dio e il bambino che nasce, e che quindi il dogma del peccato originale va riscritto in termini di “caos” originale, intendendo con ciò la condizione umana bisognosa di disciplina che, come scrivo nel libro, “può avere un’oscura forza distruttiva e farci precipitare nei vortici del nulla”. Sostengo, in altri termini, che il centro del cristianesimo consiste in un tale legame tra Dio Padre e l’umanità da rendere insostenibile l’idea che gli uomini siano peccatori agli occhi di Dio per il fatto stesso di essere uomini, come invece vuole Sant’Agostino, padre del dogma del peccato originale, il quale li destina alla dannazione solo per il fatto di essere stati generati e il cui pensiero è recepito dal dogma del Concilio di Trento quando proclama che il peccato è “propagatione, non imitatione, transfusum”. A mio avviso questa prospettiva, per quanto definita come dogma, è un’offesa alla creazione e alla paternità divina, di cui la mente prima si libera meglio è”.
Il Catechismo deriva dunque il “peccato originale” dalla libertà (dal suo “abuso”), mentre la scienza dello spirito, deriva la libertà (la libertà “da” o libertà negativa) dal “peccato”: cioè a dire, dalla separazione dell’uomo dal mondo divino-spirituale o dalla cosiddetta “cacciata dal Paradiso” (“Non saremmo mai diventati degli esseri liberi se non fossimo stati spinti in basso”) (7); vincola inoltre la colpa al peccato (alla “disobbedienza”), così che Forte, per affermare il peccato, non può far altro che affermare la colpa, mentre Mancuso, per negare la colpa (“Non c’è alcuna colpa che grava sugli uomini”), non può far altro che negare il peccato. La scienza dello spirito, invece, afferma il peccato, ossia la “discesa” o la “caduta” nella materia o nel corpo fisico-minerale, ma nega la colpa, dal momento che il primo si verifica quando l’uomo non è ancora un Io: ossia, un soggetto responsabile.
(Anche Steiner giudica la dottrina del peccato originale una “spaventosa bestemmia”; ma la giudica così proprio perché imputa tale peccato alla volontà umana [8].)
Dice Steiner: “L’uomo allora [nell’epoca lemurica] non possedeva ancora l’io, e perciò non era ancora responsabile delle proprie azioni, come lo è invece oggi a differenza degli animali (…) Vi è una radicale differenza perciò fra il peccato di cui noi oggi, come uomini, ci dobbiamo sentire responsabili, ed il cosiddetto peccato originale che è penetrato nella nostra natura senza nostra diretta responsabilità” (9).
Il peccato originale è dunque un fatto (un “momento”, si potrebbe dire, del piano della creazione) del quale l’uomo non ha alcuna colpa, così come l’incarnazione del Cristo è un fatto (un atto d’amore) (10) del quale l’uomo non ha alcun merito (in ragione dello stretto legame tra i due “fatti”, la Chiesa cattolica ricorda Sant’Adamo il 24 dicembre e celebra il Natale il 25 dicembre.)
“Come senza sua colpa – dice ancora Steiner – l’uomo ha dovuto cadere, così senza suo merito egli ora dovrà potersi risollevare” (11); “L’uomo quale individualità che passa da incarnazione a incarnazione, non è responsabile del peccato originale; sappiamo che responsabili ne sono gli spiriti luciferici. Dobbiamo perciò dire che prima che l’uomo fosse diventato tale nel senso terrestre, si era verificato l’evento divino soprasensibile per mezzo del quale venne imposto all’uomo un più profondo inserimento nella materia […] Questo inserimento nella materia non fu opera umana, ma un atto divino, accaduto prima che gli uomini potessero cooperare al proprio destino; è qualcosa che le potenze superiori dell’evoluzione progrediente eseguirono assieme alle potenze luciferiche” (12).
La prima conseguenza di questo peccato fu di natura, per così dire, “costituzionale”: il corpo astrale, potenziato dalla brama (dall’eccesso, dal luxus) inoculatagli da Lucifero, penetrò infatti più del dovuto nel corpo eterico, suscitando così la reazione di Arimane, che fece penetrare più del dovuto il corpo fisico nel corpo eterico e il corpo eterico nel corpo astrale.
Afferma Steiner: “Secondo una determinata conformità a leggi dell’evoluzione, prima Lucifero si avvicinò all’uomo durante l’epoca lemurica, poi solo più tardi [nell’epoca atlantica] si avvicinò l’influsso arimanico, come conseguenza di quello luciferico” (13); “Al corpo astrale dell’uomo, prima che il suo io potesse agire in maniera adeguata, venne inserito qualcosa che emanava dall’influsso degli esseri luciferici […] Mediante tale influsso la vera e propria individualità dell’uomo venne spinta a essere diversa, a essere dedita a quello che noi chiamiamo il mondo delle brame più di quanto non sarebbe stato altrimenti […] Gli uomini non sarebbero affatto caduti preda dell’influsso arimanico, se prima non fossero caduti preda dell’influsso luciferico. Per il fatto di aver accolto l’influsso luciferico, venne a stabilirsi un collegamento tale delle quattro parti costitutive umane: corpo fisico, corpo eterico, corpo astrale e io, quale non si sarebbe stabilito se Lucifero non avesse agito, e se avessero agito soltanto le potenze di cui Lucifero è avversario […] Per mezzo dell’influsso luciferico l’uomo divenne più materiale […] E’ avvenuta cioè una compenetrazione fra uomo esteriore e uomo interiore molto più forte di quel che sarebbe stato senza l’influsso luciferico […] Attraverso l’influenza luciferica, la nascita divenne un atto attraverso il quale l’uomo stabilì un collegamento tanto stretto fra uomo interiore ed esteriore che venne cancellato quello che l’essere umano nel periodo precedente aveva sperimentato nel mondo spirituale” (14).
Come fu permesso dunque a Lucifero di agire in vista della libertà “da”, così fu permesso ad Arimane d’intervenire per contenere in una specie di “camicia di forza” (eterico-fisica) quella specie di “titano” deforme, potente e ribelle in cui l’uomo, sedotto da Lucifero, rischiava di trasformarsi.
(“Al momento della tentazione luciferica gli dei del progresso furono costretti a trasferire l’uomo in una sfera dove dall’etere di luce in giù, nel suo corpo fisico, domina la morte“ [15]; “Gli uomini non dovrebbero poter afferrare l’idea della libertà senza l’idea della redenzione del Cristo; allora soltanto l’idea della libertà è giustificata. Se vogliamo essere liberi, dobbiamo offrire il sacrificio di render grazie al Cristo per la nostra libertà” [16].)
Ciò significa (al contrario di quanto sostiene Mancuso) ch’è solamente in virtù della risurrezione del Cristo (dell’Ecce Homo – Gv 19,5) che ci è data la possibilità di trasformare la libertà “da” o libertà negativa (la cui “vertigine”, dice Kierkegaard, è l’”angoscia”) nella libertà “per” o libertà positiva (“V’ho detto queste cose, affinché in voi dimori la mia gioia, e la gioia vostra sia piena” – Gv 15,11).
Quali effetti ha prodotto, sul piano del pensare e del volere, il fatto che, a causa di Lucifero, il corpo astrale sia penetrato troppo nel corpo eterico e che, a causa di Arimane, il corpo fisico sia penetrato troppo nel corpo eterico e il corpo eterico troppo nel corpo astrale?
(Prescindiamo qui, per brevità, dai tre interventi operati dal Cristo, prima del Suo “farsi carne” [nell’epoca postatlantica], per porre rimedio alle altrimenti esiziali conseguenze del peccato originale [nell’epoca lemurica] per il corpo fisico, e [nell’epoca atlantica] per il corpo eterico e per il corpo astrale. Chi volesse approfondire questo ulteriore e importante aspetto consulti: Verso il Mistero del Golgota [17].)
Sul piano del pensare, spiega Steiner, “l’azione esercitata sull’uomo dagli esseri spirituali rimasti indietro al grado lunare [dagli esseri luciferici] ebbe per esso un doppio risultato. La sua coscienza venne spogliata della caratteristica di semplice riflesso dell’universo [di oggettivo riflesso della realtà], perché nel corpo astrale umano venne stimolata la possibilità di regolare e di dominare le immagini della coscienza: l’uomo divenne padrone della propria conoscenza [del soggettivo opinare]. D’altra parte però il corpo astrale diventò il punto di partenza di questa padronanza, e l’”io”, ad esso superiore, si trovò quindi a quello continuamente assoggettato” (18).
Sul piano del volere, invece, la brama, inoculata da Lucifero nel corpo astrale, alterò e corruppe la sfera riproduttiva, diventata ormai (dopo l’espulsione della Luna dalla Terra) “bisessuata” (“Anche le forme dell’uomo e della donna sono andate sviluppandosi nel corso dei tempi da una forma originaria più antica, in cui l’essere umano non era né uomo né donna, ma tutt’e due le cose insieme”) (19).
(Abbiamo altrove osservato [20]: nelle Bibbie odierne è scritto che Dio, nel sesto giorno della creazione, “creò l’uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina” – Gn 1,27 [grassetto nostro]. Come si vede, il “lo” della seconda affermazione si trasforma nel “li” della terza; il che è scorretto, dal momento ch’è la Bibbia stessa a precisare che solo in un secondo tempo “l’Eterno Iddio, con la costola che avea tolta all’uomo, formò una donna e la menò all’uomo” – Gn 2,22.)
“Solo a metà dell’epoca atlantica – spiega Steiner – fece la sua comparsa ciò che potremmo definire come piacere sessuale, amore passionale, ossia tutto ciò che di sensibile, nell’amore, si venne mescolando all’amore soprasensibile, all’amore puro o, se vogliamo chiamarlo così – l’espressione è ormai logora, anche se non dovrebbe esserlo -, all’amore platonico […] E qui abbiamo ciò che si deve intendere, in senso vero e proprio, per “peccato originale”. Qui c’è il concetto stesso di peccato originale. Il peccato originale è determinato dal fatto che l’uomo viene a trovarsi nella condizione di trasmettere ai suoi discendenti le proprie esperienze individuali nel mondo fisico. Ogni volta che i due sessi si accendono di passione, nell’uomo che scende dal mondo astrale si infiltrano gli ingredienti di ambedue. Quando un uomo si incarna, scende dal mondo devacianico e modella la sua sfera astrale secondo la caratteristica peculiare della propria individualità. Alla sfera astrale propria di quest’uomo si frammischia qualcosa che è proprio dei corpi astrali dei genitori, dei loro istinti, delle loro passioni e dei loro desideri, ed egli pertanto eredita le esperienze di coloro che lo hanno preceduto” (21).
E’ così, dunque, che il peccato originale è diventato astralmente “ereditario” (“Ecco il senso del peccato originale: è di essere divenuto un peccato ereditario”) (22).
Scrive ancora Mancuso: “All’impostazione dogmatica tradizionale rimane inoltre da spiegare com’è possibile sostenere che Dio crei direttamente l’anima senza concorso dei genitori (dogma) e che, al contempo, la crei morta alla vita spirituale, in uno stato di inimicizia con lui (dogma esso pure) […] Discusse le due critiche, mi resta solo un piccolo spazio per evocare i termini del problema soteriologico, il principale a mio avviso tra quelli che la teologia di questo secolo deve affrontare. Il genere Homo sapiens ha circa 160.000 anni e ha visto finora la comparsa di 100 miliardi di individui. Teologicamente parlando il problema è uno solo, semplice e radicale: chi si salva? È possibile legare la salvezza a un evento storico particolare accaduto “solo” 2000 anni fa, senza escluderne dalla piena partecipazione la gran parte dell’umanità? Sant’Agostino e i suoi eredi sapevano ragionare con rigore e, sulla base del nesso “peccato originale – redenzione storica – battesimo”, escludevano dalla salvezza tutti i non battezzati destinandoli senza sconti all’Inferno, compresi bambini morti prematuramente senza battesimo. In seguito, per mitigare questa prospettiva (dietro cui è lecito chiedersi se vi sia davvero il Dio del Vangelo), sorse l’idea del Limbo, secondo cui i giusti non battezzati e bambini morti prematuramente, rimanendo comunque impossibile per loro il Paradiso a causa del peccato originale, neppure finirebbero all’Inferno. Questa impostazione è durata per secoli, fino a quando nell’aprile 2007 la Commissione Teologica Internazionale, di cui Bruno Forte è membro, ha proposto di “abolire” il Limbo. Molto bene. Una domanda però si impone: che fine fanno i non battezzati? Tolto il Limbo, ci sono solo due possibilità: o, come pensava Sant’Agostino, vanno all’Inferno, che a questo punto visti i 160.000 anni del genere umano conterebbe una popolazione enorme, oppure non ci vanno. Ma se non ci vanno, questo non può che significare una sola cosa: che il peccato originale non c’è, in quanto “peccato”. Cioè esattamente quanto da me sostenuto in L’anima e il suo destino”.
Mancuso e Forte non prendono per nulla in considerazione, da cattolici, la realtà delle ripetute vite terrene.
Ciò genera ulteriore confusione, giacché impedisce di distinguere non solo il peccato originale luciferico dal peccato karmico arimanico (“Il karma è subentrato nell’evoluzione come conseguenza dell’influsso di Arimane”) (23), ma anche, nell’ambito di quest’ultimo, l’elemento soggettivo e pareggiabile, relativo alle nostre azioni, da quello oggettivo e non pareggiabile, relativo alle conseguenze delle nostre azioni (“Dobbiamo distinguere fra le conseguenze di un peccato per noi stessi, e le conseguenze di un peccato per l’andamento oggettivo del mondo”) (24).
Si considerino, per fare un solo esempio, gli anelli della catena alimentare di un ecosistema: la distruzione di un “produttore” (vegetale) costituisce un peccato karmico-soggettivo (diretto), mentre il conseguente danno arrecato tanto ai “consumatori” che ai “predatori” (animali) costituisce un peccato karmico-oggettivo (indiretto).
Si tratta di una distinzione presente anche nel Vangelo. Nel racconto dell’”adultera”, il peccato soggettivo (pareggiabile) è quello che il Cristo-Gesù scrive “col dito in terra” (affidandolo così al karma), mentre il peccato oggettivo (non pareggiabile) è quello che perdona (25).
Fatto si è che quando nasce un bambino, nasce un’individualità (un Io) che, rivestendosi di un corpo astrale, si riveste del peccato karmico-soggettivo e del peccato originale-ereditario, mentre, rivestendosi di un corpo fisico, si riveste del peccato karmico-oggettivo che grava sul mondo che lo accoglie (esclama il Battista: “Ecco l’Agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo!” –Gv 1,29).
Il corpo eterico, di cui pure si riveste, è deputato a mediare tra l’elemento astrale e quello fisico. (“Fra l’elemento che rechiamo con noi dalla nostra vita precedente e quello che ci vien dato da famiglia, avi e razza, esiste un quid intermedio che ha qualità più generiche, e insieme capace di individualizzazione. Tale quid, che si trova in mezzo tra la linea ereditaria [fisica] e la linea della nostra individualità, si esprime nella parola temperamento” [26].)
Che fine fanno, dunque, i “non battezzati”? E’ presto detto: si reincarnano, tornando a vivere periodicamente sulla Terra (senza mettere così a repentaglio – come sembra temere Mancuso – la capienza e la stabilità dell’Inferno).
Mancuso e Forte non tengono altresì conto, sempre da cattolici, che “il nome Adamo [Adham: “nato dalla terra” o “fatto di terra”] non designa il primo uomo, bensì il primo uomo terreno”.
“Nella Bibbia – osserva appunto Emil Bock – non è inteso l’inizio di tutti gli eoni [Saturno, Sole, Luna, Terra], bensì l’inizio di un determinato eone, e precisamente l’eone [Terra] nel quale, mediante la formazione di sostanza terrena densa, doveva potersi realizzare per la prima volta una volontà terrena e un destino terreno in senso stretto (…) La storia biblica della creazione non descrive nemmeno il primo inizio dell’eone terra, ma un momento temporale posteriore in cui questo eone, dopo avere assolto tutta la ricapitolazione cosmica [saturnia, solare e lunare], perviene per la prima volta pienamente a se stesso (…) Il nome Adamo non designa il primo uomo, bensì il primo uomo terreno. Con il soffio dell’alito divino l’anima eterna, presente fino a quel momento in forma vivacemente vitale nell’elemento dell’aria animato dalla divinità, entra nell’involucro terrestre che gradualmente va formandosi e addensandosi. La parola creatrice divina dà atto non alla nascita, ma all’incarnazione terrena del pianeta e dell’uomo” (27).
(“Tutto quanto è detto nella descrizione della Genesi avviene nell’epoca lemurica, fino alla separazione della Luna. Dobbiamo invece cercare nella descrizione che segue i giorni della creazione ciò che, dopo la separazione della Luna, viene da noi inteso nella scienza dello spirito come il corso dell’epoca lemurica, come l’inizio dell’epoca atlantica” [28].)
Si rifletta, per concludere, su queste parole del Cristo-Gesù: “Se non fossi venuto e non avessi parlato loro, non avrebbero colpa; ma ora non hanno scusa del loro peccato” (Gv 15,22).
Non stanno appunto a significare che l’uomo, incolpevole, prima dell’avvento sulla Terra del Cristo, del peccato originale, ne diventa viceversa colpevole nella misura in cui non conosce e non riceve il Cristo?
(“Era nel mondo, e il mondo fu creato per mezzo di lui, ma il mondo non lo conobbe. Venne in casa sua, e i suoi non lo ricevettero” – Gv 1,10-11.)
Sappiamo, però, che per poter conoscere e ricevere il Cristo, occorre prima conoscere e ricevere, in virtù delle mediazioni dell’Arcangelo Michele e della Vergine, lo Spirito Santo.
(“Ma, quando sarà venuto il Consolatore, che io vi manderò di presso al Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza” (Gv 15,26); “Molte cose avrei ancora da dirvi; ma per ora non ne siete capaci. Quando invece sarà venuto lui, lo Spirito di verità, egli vi guiderà verso tutta la verità, perché non vi parlerà da se stesso; ma dirà tutto quello che ascolta, e vi farà conoscere l’avvenire. Egli mi glorificherà, perché riceverà del mio e ve lo farà conoscere” (Gv 16,12-13-14.)
Per questo, “chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non avrà perdono in eterno: sarà reo di colpa eterna” (Mc 3,29).
Dunque, “chi si salva?”. Non certo chi, avendo bestemmiato contro lo Spirito Santo (che glorifica il Cristo e Gli rende testimonianza), avrà bestemmiato contro il Cristo stesso, rimanendo perciò schiacciato sotto il peso non solo del peccato karmico-soggettivo e del peccato originale-ereditario, ma anche del peccato karmico-oggettivo che unicamente il Cristo può rimettere o cancellare.
Dice appunto Steiner: il Cristo “non ci libera dal karma soggettivo, bensì dalle conseguenze spirituali oggettive delle azioni, della colpa (…) A questa redenzione della terra provvede l’essere cosmico, il Cristo” (29).

Note:

1) cfr. L’Osservatore Romano, 2 febbraio 2008;
2) cfr. V.Mancuso: L’anima e il suo destino – Raffaello Cortina, Milano 2007;
3) cfr. Noterella 27 aprile 2012;
4) V. Mancuso: Obbedienza e libertà. Critica e rinnovamento della coscienza cristiana – Fazi, Roma 2012, p. 187;
5) Catechismo della Chiesa Cattolica – Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2005, p. 120;
6) ibid., p. 364;
7) R.Steiner: Peccato originale e grazia in Antroposofia – Rivista mensile di Scienza dello Spirito, anno XXXVIII, n° 7-9, luglio-settembre 1983, p. 73;
8) cfr. R.Steiner: Polarità fra durata ed evoluzione nella vita umana – Antroposofica, Milano 2012, vol. II;
9) R.Steiner: Peccato originale e grazia, p. 69;
10) cfr. R.Steiner: Il cristianesimo come fatto mistico e i misteri antichi – Antroposofica, Milano 1988;
11) R.Steiner: Peccato originale e grazia, p. 73;
12) R.Steiner: Da Gesù a Cristo – Antroposofica, Milano 1972, p. 86;
13) R.Steiner: Lo sviluppo occulto dell’uomo nelle sue quattro parti costitutive – Antroposofica, Milano 1986, pp. 149-150;
14) R.Steiner: Le manifestazioni del karma – Antroposofica, Milano 1974, pp. 86, 143, 192-193;
15) R.Steiner: Cristo e l’anima umana – Antroposofica, Milano 1996, p. 185;
16) R.Steiner: Da Gesù a Cristo, p. 225;
17) cfr. R.Steiner: Verso il Mistero del Golgota – Antroposofica, Milano 2012;
18) R.Steiner: La scienza occulta nelle sue linee generali – Antroposofica, Milano 1969, pp. 201-202;
19) R.Steiner: Cronaca dell’Akasha – Bocca, Milano-Roma 1953, p. 57;
20) cfr. Il femminile, il maschile e l’umano, 18 settembre 2003;
21) R.Steiner: Antropologia scientifico-spirituale – Antroposofica, Milano 2009, vol. I, pp. 155 e 156;
22) R.Steiner: Peccato originale e grazia, p. 72;
23) R.Steiner: Antropologia scientifico-spirituale, vol. II, p. 116;
24) R.Steiner: Cristo e l’anima umana, p. 170;
25) R.Steiner: Il Vangelo di Giovanni – Antroposofica, Milano 1995, pp. 120-121;
26) R.Steiner: Il segreto dei temperamenti umani – Antroposofica, Milano 2001, p. 16;
27) E.Bock: Genesi – Arcobaleno, Oriago di Mira (Venezia) 2000, pp. 16-17;
28) R.Steiner: Genesi. I misteri della versione biblica della creazione – Antroposofica, Milano 1978, p. 168;
29) R.Steiner: Cristo e l’anima umana, pp. 175-176.

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Di Lucio Russo
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