Massime antroposofiche
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M

Affronteremo stasera la seconda parte (25 gennaio 1925) della lettera intitolata: Che cosa si manifesta volgendo lo sguardo alle precedenti vite fra morte e nuova nascita.
Nella prima parte, abbiamo parlato soprattutto del rapporto tra le Archài e il germe dell’essere umano nel corso della “storia celeste”.
In questa, ci occuperemo invece di ciò che accade nel corso della “storia mitologica”: cioè nel corso di quello stadio in cui l’uomo è, sì, fuoriuscito dal grembo delle entità divino-spirituali, ma dipende in toto dalla loro volontà.

In un secondo periodo l’uomo passa dal dominio delle archai a quello degli arcangeli. Con gli arcangeli egli non è però legato così corporalmente-spiritualmente come lo era prima con le archai. Il suo collegamento con gli arcangeli è più spirituale. Esso è nondimeno così intimo che per questo periodo non si può ancora parlare di un distacco dell’uomo dal mondo divino-spirituale” (p. 165).

In questo periodo (in quello, ripeto, della “storia mitologica”) l’uomo passa dunque dalla tutela “universale” delle Archài (degli Spiriti della personalità, cioè a dire della qualità) a quella “particolare” degli Arcangeli (degli Spiriti di popolo), così come passerà poi, da questa, a quella “individuale” degli Angeli (dell’Angelo custode).
Questo “collegamento con gli arcangeli – dice Steiner – e più spirituale. Esso è nondimeno così intimo che per questo periodo non si può ancora parlare di un distacco dell’uomo dal mondo divino-spirituale”: già sappiamo, infatti, che tale distacco avverrà durante il terzo periodo, quello della “storia terrena”.

La gerarchia degli arcangeli dà all’uomo per il suo corpo eterico ciò che in esso corrisponde alla forma del corpo fisico, che egli deve alle archai. Come il corpo fisico, per mezzo della sua forma, è adattato alla terra per esservi il portatore dell’autocoscienza, così il corpo eterico è adattato alle condizioni delle forze cosmiche extraterrene. Nel corpo fisico vive la terra, e nel corpo eterico vive il mondo stellare. L’uomo deve alla creazione degli arcangeli nel suo corpo eterico le forze interiori che egli porta in sé, per poter essere sulla terra tale da potersene in pari tempo strappare mediante portamento, movimento e gesto” (p. 165).

Le Archài adattano dunque il corpo fisico alle condizioni della Terra, così che possa divenire, “per mezzo della sua forma”, il “portatore dell’autocoscienza”, mentre gli Arcangeli adattano il corpo eterico al corpo fisico: quel corpo eterico che, essendo “adattato alle condizioni delle forze cosmiche extraterrene”, si oppone alla gravità, consentendo appunto “portamento, movimento e gesto”.

Come nel corpo fisico, attraverso la sua forma, possono vivere le forze terrene, così nel corpo eterico vivono le forze che affluiscono da ogni parte sulla terra dal cosmo circostante” (p. 165).

Parlando del corpo fisico, parliamo in primo luogo della sua struttura, figura o forma.
Abbiamo visto, infatti (a proposito della polarità Sole-Luna), che una cosa è la “struttura”, altra la “funzione” o, se preferite, che un conto è l’anatomia (correlata alla “fissità” spaziale-stellare), altro la fisiologia (correlata alla “mobilità” temporale-planetaria).
Potremmo anche dire, perciò, che l’anatomia è maggiormente legata all’azione delle Archài, mentre la fisiologia è maggiormente legata a quella degli Arcangeli.
Penso sappiate, ad esempio, che Steiner, in campo artistico, mette in rapporto l’architettura con l’anatomia (fisica) e la scultura con la fisiologia (eterico-fisica): la prima, infatti, ha soprattutto a che fare con la statica, mentre la seconda ha soprattutto a che fare con la dinamica (con l’espressività della postura e del gesto).

Le forze terrestri viventi nella forma che appare fisicamente sono tali da rendere questa forma relativamente solida e conclusa. I contorni della figura umana, salvo una metamorfosi secondaria, rimangono stabili durante la vita terrena; le facoltà di movimento si fissano in abitudini e così via. Nel corpo eterico regna una mobilità incessante che è un’immagine riflessa delle costellazioni che mutano durante la vita terrena dell’uomo. Il corpo eterico si configura già a seconda dei mutamenti del cielo fra giorno e notte, ed anche a seconda dei mutamenti che avvengono fra la nascita e la morte dell’uomo” (pp. 165-166).

Da quando Jacques Monod ha pubblicato Il caso e la necessità (1), molti si sentono in dovere di fare del “caso” il deus ex machina dell’evoluzione umana e terrena.
Tuttavia, sia la lettera che abbiamo finito la volta scorsa, sia questa, mostrano che dove si pone il “caso”, si dovrebbe invece porre il sapiente lavoro delle Gerarchie. Il caso, infatti, non è che una sorta di “buco nero” o di “scotoma” generato dallo stato di nescienza o d’incoscienza di quanti lo teorizzano (“Abbiamo portato con noi dalla nostra incarnazione precedente la volontà tesa alla casualità di questa vita”) (2).
Vuoi la lettera della volta scorsa, dedicata alla vita tra nascita e morte, vuoi questa, dedicata alla vita tra morte e nuova nascita, si riferiscono a un processo evolutivo in cui si possono distinguere, come abbiamo visto, tre fasi: una prima, che abbiamo chiamato di “gestazione” poiché l’essere umano la vive nel grembo degli Dèi; una seconda, che abbiamo chiamato “infantile-adolescenziale” poiché l’essere umano, ormai partorito, la vive guidato ed educato dagli Dèi; una terza (la nostra), che abbiamo chiamato “adulta”, e che raggiunge la propria maturità con l’avvento dell’anima cosciente. Dati i tempi dell’evoluzione, il raggiungimento di questo stadio è relativamente recente (1413 d.C.).
Abbiamo visto pure che, nel corso di queste tre fasi, è in primo luogo attiva la terza Gerarchia, cioè quella delle Archài, degli Arcangeli e degli Angeli. L’altra volta, ci siamo occupati in specie dell’attività delle Archài, giacché sono queste entità ad occuparsi del corpo fisico. Dobbiamo però pensare, lo abbiamo sottolineato, al corpo fisico-spirituale (extrasensibile), cioè all’idea, all’immagine o al progetto del corpo fisico, e non al corpo fisico-minerale (sensibile).
A quest’attività delle Archài, seguono, come stiamo vedendo, prima quella degli Arcangeli, che si occupano del corpo eterico, e poi quella degli Angeli, che si occupano del corpo astrale.
Vi ricordo che possiamo parlare del corpo fisico anche in termini di “costituzione” (morfologica), del corpo eterico anche in termini di “temperamento” (dinamico) e del corpo astrale anche in termini di “carattere” (di qualità).
Dal momento che stiamo trattando dell’attività degli Arcangeli, relativa al corpo eterico, sarà anche opportuno ricordare che non è affatto facile, in specie negli adulti, operare una corretta diagnosi del temperamento. Con il temperamento individuale (dominante), possono infatti interferire, a prescindere da altri fattori, tanto quello dell’età, quanto quello del popolo cui si appartiene (legato appunto agli Arcangeli).

Questo adattamento del corpo eterico alle forze celesti non contraddice al graduale distacco del firmamento dalle potenze divino-spirituali del quale abbiamo parlato nelle considerazioni precedenti. È vero che in tempi antichissimi viveva nelle stelle volontà divina e intelligenza divina. In tempi posteriori esse sono passate nel “calcolabile”” (p. 166).

La volontà e l’intelligenza divina, passando nel “calcolabile”, passano nella sfera dello spazio, della necessità o dell’opera compiuta. Solo lo spazio è infatti calcolabile; già il tempo (l’effetto operante) non lo è più; per questo ci si arrangia a calcolarlo spazializzandolo: riducendolo, cioè, a opera compiuta.

Gli dèi non agiscono più sull’uomo per mezzo di ciò che è diventata la loro opera compiuta. Ma a poco a poco l’uomo, per mezzo del suo corpo eterico, si mette in un rapporto suo proprio con le stelle, come per mezzo del suo corpo fisico si mette in rapporto con la gravità della terra.
Quello che l’uomo si incorpora quando discende dal mondo dello spirito per venire a nascere sulla terra, cioè il suo corpo eterico che accoglie in sé le forze cosmiche extraterrestri, viene creato in questo secondo periodo dalla gerarchia degli arcangeli.
Un elemento essenziale che l’uomo riceve da questa gerarchia è l’appartenenza ad un dato gruppo di uomini sulla terra
” (p. 166).

Nasciamo quali individualità o Io, ma dobbiamo al tempo stesso inserirci in arti che, partendo da quello del carattere (astrale) e arrivando, atraverso quello del temperamento (eterico), a quello della costituzione (fisica), sono sempre meno individuali (tant’è che si sono tentate, nel tempo, delle classificazioni del carattere, del temperamento e della costituzione, ma mai, non a caso, dell’Io).
Ciò vuol dire che siamo chiamati (quali Io) a misurarci con queste realtà, per poterle dominare, e non esserne dominati. Cominceremo naturalmente a misurarci con il carattere, nella speranza di poter poi passare al temperamento.
Non possiamo invece sperare di misurarci con la costituzione sensibile (oltretutto ereditaria), dal momento che, pur facendo appello alle forze più elevate, ci è consentito soltanto di agire su quella ideale o extrasensibile (in vista di una successiva vita terrena).
Non facciamoci dunque illusioni. Per come vanno oggi le cose, è già molto se ci riesce di agire, quali Io, sul carattere. Imprimere o trasferire, attraversando dall’alto in basso la soglia, quanto abbiamo realizzato sul piano astrale nel corpo eterico è già infatti un compito iniziatico.

Gli uomini si differenziano sulla superficie terrestre. Nel guardare indietro a questo secondo periodo non si ha davanti a sé la distinzione odierna in razze e popoli, ma una differenziazione alquanto diversa, più spirituale. Una differenziazione derivante dal fatto che, nei diversi luoghi della terra, le forze stellari esercitano un’influenza attraverso costellazioni diverse. Sulla terra il cielo stellato vive infatti nella distribuzione delle acque e della terraferma, nel clima, nella vegetazione e in altro ancora. In quanto l’uomo deve adattarsi a queste condizioni, che sono le condizioni celesti sulla terra, tale adattamento è parte del corpo eterico, e la relativa conformazione è una creazione del coro degli arcangeli.
Appunto durante questo secondo periodo le forze luciferiche ed arimaniche si introducono in un modo speciale nella vita umana; e ciò è necessario, sebbene a tutta prima appaia come un abbassamento dell’uomo al di sotto del suo essere.
Se nella vita terrena deve sviluppare l’autocoscienza, l’uomo deve distaccarsi dal mondo divino-spirituale, da cui ha origine, in misura maggiore di quanto potrebbe staccarsi per opera di questo mondo stesso. Ciò avviene nel periodo in cui sull’uomo agiscono gli arcangeli, perché allora il collegamento col mondo spirituale non è più così saldo come esso era durante l’azione delle archai sull’uomo. Lucifero e Arimane sono meglio in grado di affrontare le forze più spirituali emananti dagli arcangeli, che non quelle più poderose delle archai
” (pp. 166-167).

Allentatosi il collegamento dell’essere umano con le Archài, “le forze luciferiche ed arimaniche si introducono in un modo speciale nella vita umana”, poiché si accorgono di poter sostenere il confronto con le forze degli Arcangeli e degli Angeli. Tanto l’agire di Lucifero quanto quello di Arimane operano nella sfera eterica: l’agire del primo muove però dalla sfera astrale, mentre quello del secondo muove dalla sfera fisica.
“Ciò è necessario, – dice Steiner – sebbene a tutta prima appaia come un abbassamento dell’uomo al di sotto del suo essere”.
Ricordate ciò che risponde Mefistofele a Faust, quando gli chiede chi egli sia? Sono “parte di quella forza che vuole costantemente il male e opera costantemente il bene” (3).
E quale bene, pur volendo il male, operano Lucifero e Arimane? Lo sappiamo: quello della libertà. “Se nella vita terrena – dice appunto Steiner – deve sviluppare l’autocoscienza, l’uomo deve distaccarsi dal mondo divino-spirituale, da cui ha origine, in misura maggiore di quanto potrebbe staccarsi per opera di questo mondo stesso”.
Lo abbiamo detto: gli esseri naturali sono innocenti perché non hanno alcuna possibilità di opporsi al volere della loro Dèa (Proserpina/Persefone). Solo l’uomo può dire No al mondo spirituale che lo ha creato.
Ascoltate questo passo di Bertrando Spaventa: “Quanto all’Essere, poi, io non posso dire né cos’è, né perché è. E’ perché è: ecco tutto. – Adunque perché il No? Il Non essere, la negazione? e dopo, e non ostante il Sì, l’essere, l’affermazione? Perché non è solo il Sì? Perché tutto non è Essere? Questo è lo stesso problema del mondo, lo stesso enigma della vita, nella sua massima semplicità logica” (4).
Che cosa possiamo rispondere? Ch’è perché ci sia la libertà che non c’è solo il , che c’è il No, che c’è la negazione, e che non tutto è Essere.
Abbiamo distinto, a più riprese, la libertà “da” o libertà negativa dalla libertà “per” o libertà positiva. E’ la prima, ovviamente, a fondarsi sul No (“Io sono lo Spirito che sempre nega”, dice Mefistofele, nel Faust), ed è la seconda a fondarsi sul : su di un che non è più, però, quello incosciente e necessario tacitamente pronunciato dagli esseri naturali, bensì quello cosciente e libero apertamente pronunciato dagli spiriti (dagli Io) umani.
Si tratta di un totalmente nuovo, in quanto dettato unicamente dall’amore.
E’ a questo fine che viene permesso alle entità luciferiche e arimaniche d’intervenire.
Solo queste hanno infatti il potere di distaccare l’uomo dal mondo spirituale che lo ha generato (“l’uomo deve distaccarsi dal mondo divino-spirituale, da cui ha origine, in misura maggiore di quanto potrebbe staccarsi per opera di questo mondo stesso”), affinché sia autonomo, cammini con le proprie gambe, e affronti con dignità e coraggio le prove della solitudine, del dolore e del male.
Ascoltate queste parole di Steiner: “Prego di non cadere nell’illusione di dover evitare tutto ciò ch’è luciferico e tutto ciò ch’è arimanico. Questa sarebbe la via migliore per cadere in balìa delle forze luciferiche e arimaniche. Chi vive con l’umanità deve appunto sapere che Lucifero e Arimane sono per così dire ammessi. Se non potessero verificarsi delle deviazioni, l’uomo non potrebbe mai pervenire alla libertà (…) Non bisogna abbandonarsi al lamento: “Questo è luciferico, quindi va evitato, e quest’altro è arimanico, quindi va evitato!”. Dobbiamo contrapporci nel modo giusto alle forze reali; dobbiamo sapere che non basta evitare le forze di Lucifero, ma che occorre conquistarle, mettendole al servizio della civiltà umana progressiva; non basta evitare le forze di Arimane, ma occorre conquistare anche queste, a favore del progresso normale: dobbiamo inserirle nel modo giusto” (5).

Domanda: Le entità delle Gerarchie sono libere?
Risposta: Mi sembra di averlo già detto: gli esseri naturali vivono al di qua della libertà; gli esseri umani vivono nella libertà; le entità delle Gerarchie vivono al di là della libertà, nell’amore.

Domanda: Hai detto che la libertà è una creazione: è una creazione dell’uomo o degli Dèi?
Risposta: Pensa a un pittore. I colori di cui dispone sono quello che sono: il rosso è rosso; il giallo è giallo; il blu è blu. Il pittore però li prende, li unisce, li mescola, e così facendo crea una cosa che nessun colore, da solo, avrebbe potuto creare.
Ebbene, il pittore e i colori sono creati dagli Dèi, mentre il quadro è creato dall’uomo (dal pittore).
(Scrive Scaligero: “L’amore umano è il miracolo che può sorgere dall’uomo terrestre, che esiste in quanto egoicamente nega l’amore: il miracolo della libertà, preparato dagli Dei, ma possibile solo all’uomo” [6].)
In altri termini, gli Dèi creano le condizioni necessarie per la nascita di quella libertà negativa o libertà “da”, ch’è per l’appunto indipendenza “dalla natura”, “dagli Dèi” o “dal” mondo spirituale.
Sta all’uomo, invece, creare la libertà positiva o libertà “per” (che altro non è, in definitiva, che amore), trasformando quella negativa (centripeta) in virtù del potere del Logos che inabita l’Io.
Mi torna in mente un libro che lessi tanti anni fa: L’abbandono alla divina provvidenza di Jean-Pierre de Caussade (7).
Si può davvero “abbandonare”, però, soltanto colui che davvero si possiede, giacché il vero abbandono (alla divina provvidenza) è il più alto conseguimento della libera volontà umana.
La prova della libertà è insomma la prova umana. Come sappiamo, anche gli odierni Angeli, Arcangeli e Archài l’hanno un tempo attraversata, sebbene in condizioni del tutto diverse dalle nostre.

Domanda: Le entità che hanno attraversato il grado umano prima di noi, sono spiriti della libertà e dell’amore?
Risposta: Non proprio. Attraverso la libertà si raggiunge l’amore, ma una volta che lo si sia raggiunto si è uno spirito dell’amore e basta. Lo si esplicherà poi in modo diverso a seconda del grado gerarchico che si riveste.
I Serafini, ad esempio, in quanto entità che contemplano direttamente la Santissima Trinità, ardono d’amore (o sono, per meglio dire, “amore ardente”). L’amore è infatti un fuoco che aumenta d’intensità man mano che si sale da un grado gerarchico all’altro.
Tieni presente, però, che una cosa sono i “gradi gerarchici”, altra le “individualità” che di volta in volta li rivestono. Il grado di Angelo, ad esempio, rivestito oggi dall’individualità A, potrebbe essere rivestito domani dall’individualità B, e la prima potrebbe essersi nel frattempo elevata al grado di Arcangelo.

Le potenze luciferiche compenetrano la struttura eterica e le conferiscono un’inclinazione per il mondo stellare più accentuata di quella che essa avrebbe, se operassero soltanto le potenze divino-spirituali collegate originariamente con l’uomo. E le potenze arimaniche irretiscono la struttura fisica dentro la gravità terrestre più di quanto accadrebbe senza la loro azione.
In tal modo viene posto nell’uomo il germe della piena autocoscienza e della libera volontà. Sebbene le potenze arimaniche abbiano in odio la volontà libera, tuttavia, strappando l’uomo dal suo mondo divino-spirituale, esse determinano in lui il primo germe della libera volontà
” (p. 167).

L’equilibrio propriamente umano tra le forze celesti e quelle terrestri viene alterato, come sappiamo, in un senso da Lucifero e nell’altro da Arimane.
La forza di Lucifero ci trascina verso la periferia del cosmo, strappandoci alla Terra, mentre quella di Arimane ci trascina verso il centro della Terra, strappandoci al cosmo.
“Sebbene le potenze arimaniche – dice Steiner – abbiano in odio la volontà libera, tuttavia, strappando l’uomo dal suo mondo divino-spirituale, esse determinano in lui il primo germe della libera volontà”.
Eccoci di nuovo al cospetto di quella forza “che vuole costantemente il male e opera costantemente il bene”.
“Del resto, – osserva Steiner – questo è il destino di Lucifero e di Arimane: di agire con le loro forze nell’evoluzione terrestre e di fare continui sforzi immani per arrestare il progresso evolutivo e fondare un loro regno, rimanendo però sempre delusi in queste loro aspettative” (8).

A tutta prima però, in questo secondo periodo [quello degli Arcangeli] , l’azione esercitata sull’uomo dalle diverse gerarchie, dai serafini fino agli arcangeli, viene impressa più profondamente nel corpo fisico ed in quello eterico, di quanto non potrebbe avvenire senza l’influsso luciferico ed arimanico. Senza questo influsso, l’azione delle gerarchie rimarrebbe più nel corpo astrale e nell’io.
Di conseguenza non sorge il raggruppamento più spirituale dell’umanità sulla superficie della terra, a cui tendevano gli arcangeli.
Imprimendosi così nel corpo fisico e nel corpo eterico, le forze spirituali vengono trasformate nel loro contrario. Invece della differenziazione più spirituale, avviene quella in razze e in popoli
” (pp. 167-168).

Le differenze di ordine etnico o razziale dell’umanità sono dunque il risultato di una trasposizione sul piano eterico-fisico di ciò che avrebbe altrimenti operato, al di là della soglia, sul piano animico-spirituale.
Sapete che cosa significa questo? Significa che il processo dal quale derivano tali differenze è analogo a quello ch’è all’origine di molte malattie.
Ne abbiamo spesso parlato, facendo l’esempio del fegato e del polmone: com’è infatti patologico che si trasponga nel fegato la temperatura ordinaria del polmone, così è patologico che si verifichi il contrario.
Quando un qualsiasi processo non si svolge laddove dovrebbe svolgersi, ma si sposta o si dis-loca, ciò ch’è fisiologico diventa patologico, e ciò ch’è un bene diventa un male.
Un’umanità minimamente differenziata sul piano eterico-fisico, ma massimamente differenziata sul piano animico-spirituale, sarebbe un’umanità in cui le qualità degli uni si accorderebbero o armonizzerebbero con quelle degli altri.
Oggi possiamo soltanto immaginarla. Si sappia, però, che, in futuro, o ci sarà questa umanità, o non ci sarà umanità.

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Di Lucio Russo
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