Nevrosi ossessiva e nevrosi isterica

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Agli stessi psicoterapeuti cui ho dedicato, da “non addetto ai lavori”, Freud, Jung, Steiner (1), dedico ora queste brevi note relative alla etiologia della nevrosi ossessiva (nelle parole di Steiner, della “dubbiosità ossessiva” o dello “scetticismo patologico”) (2) e della nevrosi isterica (nelle parole di Steiner, della “claustrofobia”, dell’“astrafobia” e dell’“agorafobia”) (3).
(Freud inseriva le fobie nel quadro più ampio della “isteria d’angoscia”.)
Solo dalla conoscenza della più profonda origine di tali fenomeni possono infatti discendere una valida “fantasia terapeutica” e una valida “tecnica terapeutica”.

Nel ciclo di conferenze intitolato: I confini della conoscenza della natura, Steiner parla dei due limiti entro i quali muove l’ordinaria coscienza rappresentativa: di quello costituito, nella direzione del mondo esteriore, dal “polo della materia” (potremmo anche dire, dell’“immagine percettiva”) e di quello costituito, nella direzione del mondo interiore, dal “polo della coscienza” (potremmo anche dire, della “rappresentazione”).
Come “la concezione moderna – afferma – non riesce a spiegare la coscienza quando indaga il polo della materia, così all’altro estremo una personalità che prende in considerazione esclusivamente la coscienza, non riesce a spiegare il mondo materiale” (4).
Si tratta di limiti che possono essere sanamente e creativamente varcati soltanto da chi abbia sviluppato, riguardo al polo della materia, la coscienza ispirata e, riguardo al polo della coscienza, la coscienza immaginativa (“Si perviene dunque interiormente a due poli: a quello dell’ispirazione, nei confronti del mondo esterno, a quello dell’immaginazione nei confronti del mondo interiore”) (5).
Se li si varca invece inconsciamente, in luogo della coscienza ispirata, s’instaura la nevrosi ossessiva e, in luogo della coscienza immaginativa, s’instaura la nevrosi isterica.
Gli ossessivi, spiega Steiner, “penetrano in quella stessa regione [in quella dell’ispirazione o del mondo delle idee, che si trova al di là della soglianda], ma senza portare con sé il loro io: entrando in quella sfera essi perdono in certo senso il proprio io” (mentre si dovrebbe introdurre “in questa regione, con una reale indagine spirituale, la piena facoltà discriminatrice, la piena capacità di riflessione, la piena forza dell’io umano”) (6).
Questi soggetti finiscono così col non agire le idee, bensì col subirle e patirle in modo più o meno coatto.
In questo caso, si è dunque alle prese con una sorta d’inconscia “ritenzione dell’io” (secondo Kurt Schneider, il terreno sul quale si radicano i processi ossessivo-coatti è quello degli “psicopatici insicuri di se stessi”) (7); in quello dell’isteria, si è viceversa alle prese con una sorta d’inconscio “prolasso dell’io” (tant’è che gli isterici sono universalmente considerati degli “egocentrici” e il DSM [Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali] preferisce parlare, anziché di “nevrosi isterica”, di “personalità isterica” o di “personalità istrionica”).
E’ oltremodo importante, avverte Steiner, “che tutti gli esercizi rivolti allo sviluppo della vita immaginativa impediscano una eccessiva immersione [del corpo astralenda] nel corpo [eterico-fisiconda] e facciano sì che ci si immerga in esso senza portarvi l’io. Come è necessario portare con sé l’io fuori del corpo entro il mondo dell’ispirazione, così bisogna evitare di portarlo con sé entro il mondo dell’immaginazione” (8).
Le idee (fredde) che tormentano gli ossessivi e le fantasie (calde) che esaltano o deprimono gli isterici sono dunque frutto, rispettivamente, di ispirazioni e di immaginazioni “andate – per così dire – a male” (di “virtù impazzite”): sono ossia conseguenza di una inconscia e distorta relazione con il mondo spirituale (di una “vana fuga dagli Dei”, direbbe James Hillman) (9), e quindi delle insane contro-immagini di ciò che si sperimenta quando si sviluppano i gradi superiori di coscienza.
Ciò non significa, si badi, che i pazienti, per guarire dalle loro nevrosi, debbano sviluppare tali gradi di coscienza (sono gli psicoterapeuti che dovrebbero almeno in parte svilupparli, se non altro per comprendere i sogni). Afferma infatti Steiner che per la terapia (in specie delle nevrosi ossessive) bastano “le esperienze dovute alla comprensione razionale delle idee della scienza dello spirito (anche senza che si penetri nel mondo spirituale per indagarvi in modo autonomo), per proteggere completamente, soprattutto al giorno d’oggi, dai fenomeni morbosi che ho descritto in precedenza” (10).
Ciò significa ch’è impossibile una vera cura dell’anima, nonché una vera prevenzione dei suoi mali, se si crede, come insegna il materialismo, che l’anima e lo spirito non esistano: se non ci si emancipa, cioè, dall’odierno “analfabetismo animico-spirituale”.
(Dice Steiner: “Quale sarebbe l’unico rimedio per rendere complessivamente sano l’uomo? Sarebbe quello di ricondurlo a concetti capaci di afferrare anche la sfera del sentimento [sognante o subcoscientenda]; vale a dire, sarebbe quello di parlargli nuovamente del mondo spirituale, nel modo e nel senso più ampio” [11].)
Ma da dove provengono le idee che tormentano gli ossessivi e le fantasie che esaltano o deprimono gli isterici (la cosiddetta “pseudologia fantastica”)?
Per rispondere a questa domanda, dobbiamo rivolgerci a un altro ciclo di conferenze, intitolato: L’uomo e il mondo.
Trattando di ciò che la coscienza ispirata scopre al di là del polo esteriore della materia e che la coscienza immaginativa scopre al di qua del polo interiore della coscienza, Steiner dice: “Dietro le osservazioni sensibili, dietro le qualità sensibili, dietro il giallo e il rosso, dietro il do diesis, il sol e così via, non ci sono vibrazioni, bensì c’è l’essere spirituale. Il mondo, andando verso l’esterno, diventa sempre più spirituale a mano a mano che progrediamo nella conoscenza, così che si cessa davvero di prendere sul serio tutte le costruzioni tratte da rappresentazioni chimiche, etc. Ampliando la conoscenza verso l’esterno ogni atomismo viene eliminato a fondo. Dietro i fenomeni sensibili c’è il mondo spirituale”. Se si guarda all’opposto nell’interiorità, si ottiene “una conoscenza psichica degli organi. Impariamo davvero a conoscere il nostro interno. Mentre verso l’esterno la nostra conoscenza si spiritualizza sempre più, verso l’interno si materializza”.
In virtù della conoscenza immaginativa, prosegue, “si impara ad abbandonare il pregiudizio secondo il quale la psiche è associata all’apparato neuro-sensoriale. Solo il mondo delle rappresentazioni è aggregato all’apparato neuro-sensoriale; il mondo dei sentimenti già non lo è più, bensì è direttamente associato all’organismo ritmico. E il mondo della volontà è associato all’organismo del ricambio e delle membra” (12).
Per rispondere alla nostra domanda, si deve pertanto superare l’odierno cefalocentrismo (potremmo anche dire, l’odierna negazione o repressione della realtà animico-spirituale) e approdare a “una conoscenza psichica degli organi”.
Le idee che tormentano gli ossessivi provengono infatti dai polmoni (organi “terra”, legati al temperamento melanconico). Spiega Steiner: “Se quanto è accumulato [sovrasensibilmentenda] nel polmone non viene dominato in modo corretto, esso viene spremuto fuori come da una spugna e da quello che sarebbe dovuto emergere solo nella prossima incarnazione, per formare la testa, hanno origine invece fenomeni abnormi, definiti di solito pensieri ossessivi o anche illusioni” (“I pensieri che vengono spremuti sono pensieri ossessivi, costrittivi, in quanto hanno già in sé la forza formatrice”) (13).
Le fantasie che esaltano o deprimono gli isterici provengono invece dai reni (organi “aria”, legati al temperamento sanguigno). Nei reni si concentrano infatti “le forze che nell’incarnazione successiva influenzeranno e predisporranno l’organizzazione della testa maggiormente sotto l’aspetto emozionale (…) Se tali elementi vengono spremuti fuori nell’incarnazione attuale, si rivelano in tutti gli stati nervosi, gli stati d’eccitazione, ma specialmente nelle agitazioni interiori e nelle alterazioni dello stato d’animo, come ad esempio gli stati depressivi e tutti quegli altri in particolare correlati con questo aspetto del ricambio” (14).
(Accenniamo, per completezza, che le allucinazioni e le “intense visioni” provengono dal fegato (organo “acqua”, legato al temperamento flemmatico), mentre i rimorsi provengono dal cuore (organo “fuoco”, legato al temperamento collerico), poiché questo è “l’organo che, grazie alla mediazione dell’organismo del ricambio e delle membra, porta nell’incarnazione successiva ciò che noi intendiamo per karma” [15].)

Ci sarebbe da dire molto di più, ma ci fermiamo qui, nella speranza che quello cui abbiamo accennato basti a stimolare nei lettori, e in specie negli psicoterapeuti che si richiamano all’insegnamento di Steiner, il desiderio di affrontare e approfondire l’argomento mediante un attento studio dei cicli di conferenze che abbiamo menzionato.

Note:

01) cfr. Freud, Jung, Steiner, 15 novembre 2003;
02) R.Steiner: I confini della conoscenza della natura – Antroposofica, Milano 1979, p. 64;
03) ibid., p. 71;
04) ibid., p. 25;
05) ibid., p. 55;
06) ibid., p. 66;
07) K.Schneider: Psicopatologia clinica – Sansoni, Firenze 1967, pp. 15-16;
08) R.Steiner: I confini della conoscenza della natura, p. 80;
09) cfr. J.Hillman: La vana fuga dagli Dei – Adelphi, Milano 1991;
10) R.Steiner: I confini della conoscenza della natura, p. 73;
11) R.Steiner: Sulla psicoanalisi – Antroposofica, Milano 2006, p. 52;
12) R.Steiner: L’uomo e il mondo – Tilopa, Roma 2014, p. 83;
13) ibid., p. 86;
14) ibid., p. 87;
15) ibid., p. 88.

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Di Lucio Russo
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